[Rimini] Commento nostalgico sui social del Sindaco di Pennabilli, Mauro Giannini

Esternazione nostalgica da parte del sindaco, ex leghista, ex Parà, rappresentante di “Identità Montana”, Mauro Giannini, che presiede una giunta di centro-destra nel paese delle colline riminesi. 

Della vicenda estrapoliamo stralci dai giornali locali (5 OTTOBRE 2022)

“Sono nato con la camicia nera e morirò con la camicia nera”: è la frase, scritta in un commento a un proprio post sui social, che ha fatto scoppiare una polemica su Mauro Giannini, sindaco di Pennabilli, paese dell’Appennino romagnolo in provincia di Rimini, dove ha vissuto per molti anni Tonino Guerra.

Fra le numerose proteste che ha scatenato la frase, oltre a quelle dei consiglieri comunali di opposizione, anche quella della sezione di Santarcangelo di Romagna dell’Anpi, che ha chiesto al prefetto di Rimini di intervenire.

Giannini, che non è nuovo a esternazioni sui propri profili social che innescano polemiche, aveva scritto un lungo post per annunciare il suo congedo definitivo dall’esercito.

E’ stato proprio in un commento a questo post che ha scritto la frase incriminata, poi sparita perché il post è stato rimosso da Facebook dopo una serie di segnalazioni (…)

Lui, parlando con il Resto del Carlino, ha rivendicato la propria posizione: “Se si intende il fascismo così come lo intendo io – ha detto – sono onorato che mi diano del fascista. Lo spirito fascista per me è nei valori di Dio, patria e famiglia. Se essere fascisti significa invece essere razzisti e a favore della guerra allora non mi ci riconosco”.

https://www.ansa.it/emiliaromagna/notizie/2022/10/04/moriro-in-camicia-nera-bufera-su-sindaco-pennabilli_16d6f80d-e5c9-413b-aac1-ae393cbc6962.html


Da altre fonti (3 OTTOBRE 2022):

Nel post incriminato Giannini aveva pubblicato alcune foto del suo passato in divisa scrivendo “Mi sembra ieri quando, ancor senza un filo di barba, partii volontario per arruolarmi nei reparti d’assalto dei paracadutisti. Era un gelido mattino di marzo, dal finestrino del treno osservavo una città ancora assopita quando.ad un tratto, un brivido mi assalì; capii che era finita una fase della mia vita, finiva il tempo di correre con gli amici dietro a un pallone, finiva il tempo di correre con gli amici dietro alle ragazze. La voce tonante della Sacra Patria e il richiamo della Maschia Gioventù erano assordanti, non poteva essere altrimenti per un ragazzo cresciuto con il mito del guerriero, con il mito del superuomo, con  il mito dell’uomo invincibile. Proprio così, quando son partito per servire per la bandiera, avevo solo un credo e la camicia nera. Ho sempre avuto un grande amore per l’Italia, ma per quell’Italia vera, l’Italia del Piave, l’Italia di Vittorio Veneto, l’Italia di coloro che non hanno tradito. Purtroppo Dio non mi ha dato il privilegio di morire in combattimento, ma mi ha concesso la gioia di crearmi una famiglia, mi ha dotato di un coraggio ma soprattutto di una onestà che mi ha sempre permesso di dire tranquillamente ciò che penso, mi ha impresso quell’altruismo che mi permette di aiutare chiunque abbia bisogno, perché io, sembrerà strano, so anche amare; ecco perché ho tantissime persone che mi vogliono bene. Ora mille pensieri mi affollano la mente, quanti ricordi! Quante emozioni si intrecciano, quanti sentimenti! Oggi ho pianto, da solo, nel mio silenzio. Ma non è un pianto di felicità: togliermi la divisa è come togliere le stelle dal cielo. Ringrazio l’Esercito Italiano, in particolar modo il IX Reparto d’Assalto Col Moschin, che mi ha dato la possibilità di realizzare i miei sogni e soprattutto che, con quell’ordine e disciplina che ci vorrebbero anche nella società civile, é riuscito frenare la mia irrompente esuberanza e a placare il mio  impetuoso spirito. Spero che mio babbo sia fiero di me e spero possa averlo ripagato di tutte le preoccupazioni che quel sanguigno giovane ribelle gli ha dato. Il mio pensiero va a tutti i miei camerati caduti e presenti, con i quali ho diviso pane e morte: vi porterò sempre nel cuore. Riconsegno la divisa. ma non deporrò mai le armi; sarò sempre pronto a versare il mio sangue per la Divina Patria. W l’Italia“.

Si legge, in tale intervento, “sono partito per servire la bandiera, avevo solo un credo e la camicia nera”, chiaro riferimento ideologico a quello che verrà dichiarato in modo esplicito dal sindaco stesso in risposta alla domanda di un utente che domandava chiedeva al sindaco se fosse fascista: “sono nato con la camicia nera e morirò con la camicia nera”.

https://www.riminitoday.it/politica/sindaco-camicia-nera-pennabilli-stefano-giannini-scoppia-la-bufera-politica-per-il-post-su-facebook.html

Qui sotto le foto postate da Giannini lo ritraggono in divisa ai tempi della sua carriera militare nei Parà.