Nemici dello Stato e diritto penale del nemico

Riflessioni sulle forme di repressione del dissenso ed abuso della legislazione antiterrorismo. Una riflessione pubblicata da Extremaratio di Ettore Grenci, avvocato penalista, già Segretario della Camera Penale di Bologna “Franco Bricola” e componente dell’Osservatorio Corte Costituzionale dell’Unione Camere Penali Italiane. Oggetto dello scritto sono le forme di repressione del dissenso e l’abuso della legislazione antiterrorismo.

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Forlì: striscioni contro il carcere in solidarietà alle anarchiche e agli anarchici sotto processo

Il carcere è un mostro che divora carne umana! Dal web impariamo del posizionamento in alcuni punti di Forlì di striscioni anticarcerari.

Da Inferno Urbano

Riceviamo e pubblichiamo:

Per le settimane del 9-24 novembre in solidarietà alle anarchiche e anarchici prigionier* e alle decine e decine sotto processo per le diverse operazioni repressive in Italia, come piccolo contributo sono stati lasciati diversi striscioni in diversi punti della città di Forlì: sulla tangenziale, su cavalcavia e in strade densamente trafficate e anche davanti alla sede universitaria.

Queste le scritte:
– “Contro il virus del carcere, Solidarietà e rivolta”
– “Solidali con chi lotta in carcere”
– “Libertà per i/le compagn* in prigione”
– “Solidali con i/le compagn* in carcere, libertà per tutt*”

Firmate con la A cerchiata.

Un pensiero va anche alle detenute e ai detenuti dietro le sbarre, che di fronte al dilagare del covid nelle carceri rischiano la salute e la vita.

Individualità anarchiche nemiche di ogni prigione.

Forlì, sul nuovo Regolamento di Polizia urbana e di “civile convivenza”

INDECOROSA È LA RICCHEZZA A FRONTE DELLA POVERTÀ,
IL VERO DEGRADO È MULTARE CHI VIVE LE CITTA’!

È stato approvato dalla giunta di centrodestra del Comune di Forlì (e con la complice astensione dei 5 Stelle e di Italia Viva) il nuovo “Regolamento di Polizia urbana e di civile convivenza” (!) che va a punire semplici comportamenti, che non necessariamente comportano dei reati.
Si tratta di un provvedimento, del tutto simile a quelli adottati da altri comuni (anche romagnoli), liberticida e repressivo, che non intende risolvere i reali problemi (povertà, mancanza di case popolari, caro affitti, precarietà, mancanza di spazi aggregativi liberi dalle solite logiche di profitto e di lucro…) e che si nasconde dietro paroline magiche senza significato come “decoro” o la formula vuota e retorica della “lotta al degrado”.
Un provvedimento che fu già proposto tempo fa, nel 2018, col Pd al governo della città, dall’ex assessore Marco Ravaioli (della lista Forlì SiCura e di professione poliziotto) e che ora vede l’approvazione dopo la presentazione a luglio da parte dell’attuale vice sindaco e assessore alla sicurezza, il leghista Daniele Mezzacapo.
Oltre a vietare in maniera davvero ignobile su tutto il territorio comunale il cosiddetto “accattonaggio molesto” (ovvero l’elemosina, che non è mai stata un reato), nello specifico con questo atto permane il divieto di consumare bevande in centro (alcoliche ma anche analcoliche se in vetro) a qualsiasi ora ad eccezione che nei locali alla moda e delle loro pertinenze (ovvero i dehors). I minimarket invece dovranno smettere di vendere alcolici alla sera, con una sanzione amministrativa che va dai 1.000 a 6mila euro. Non ci si potrà sdraiare o sedere in strada o in spazi pubblici come piazze, giardini e monumenti (lo chiamano “bivaccare”). Vietato anche legarsi agli stessi come “forma di protesta”. Chi ha un locale deve impedire che, in orario di chiusura, ci si possa sedere all’esterno.
Per tutti coloro che contravvengono ai divieti ci sono delle sanzioni pecuniarie.
Insomma, è un grosso favore ai commercianti dei costosi locali e pub del centro città. Con questo provvedimento si cerca sempre più di ostacolare ed impedire ogni forma di aggregazione che non comporti il dover spendere molto e comprare delle merci costose.
In questo modo la libera socialità vuole essere bandita dal centro storico della città, che secondo i piani politici deve restare fruibile solo per finalità economiche e commerciali.
Per di più il nuovo regolamento prevede anche il divieto di portare bombolette e materiale pirotecnico nel centro storico in occasione di raduni con svariate persone, un articolo che sembra scritto apposta per colpire le manifestazioni antagoniste e le proteste delle/dei dissenzienti.
Infine più poteri al sindaco che può disporre il Daspo urbano – misura assolutamente preventiva ed arbitraria – per persone “indesiderate”, in varie zone del centro, ma anche nelle adiacenze di musei e scuole.

VEDI GLI ARTICOLI USCITI SUI MEDIA LOCALI:

https://www.teleromagna24.it/attualit%c3%a0/forli-approvato-il-regolamento-di-polizia-urbana-polemiche-dallopposizione-video/2020/9

https://www.ilrestodelcarlino.it/forl%C3%AC/cronaca/regolamento-urbano-1.5512565

[Ravenna] Avevano coperto le svastiche sul muro di una scuola con disegni: condannatx antifascistx

Dai media locali (10 settembre 2020)

Un imbrattamento resta tale anche se si tratta di fiori disegnati su un muro di scuola per coprire svastiche o di una scritta su un muro in area cimiteriale per contestare la commemorazione dell’anniversario della morte di un gerarca fascista. Va in questa direzione la decisione del Gup del Tribunale di Ravenna che, come riportato dal Resto del Carlino, ha condannato tre attivisti di 26, 38 e 54 anni della locale rete antifascista per imbrattamenti aggravati a pene comprese tra venti giorni e un mese.

Ai tre, che si erano opposti ad altrettanti decreti penali, venivano contestati a vario titolo due episodi del 2018. L’avvocato Giovanni Fresa aveva chiesto l’assoluzione se non altro con la formula del fatto tenue, citando sentenza di Cassazione per episodio analogo avvenuto a Milano.

Il caso delle simbologie naziste coperte su una scuola d’infanzia ravennate risale al 2018 ed era diventato un caso politico. Con il duro giudizio che allora aveva espresso il presidente dell’Anpi di Alfonsine Claudio Fabbri, in relazione alla presa di posizione del Comune di Ravenna contro la rete antifascista: “Da un Comune come Ravenna, decorato Medaglia d’Oro della Resistenza, mi aspettavo maggiore sensibilità antifascista. Per mesi svastiche e altri simboli hanno campeggiato indisturbati su quei muri, e non appena un gruppo di cittadini si è stufato di una simile vergogna e ha provveduto alla cancellazione di quello scempio, lo stesso Comune si è affrettato a puntare il dito contro la rete antifascista chiedendo di procedere penalmente”.“

https://bologna.repubblica.it/cronaca/2020/09/10/news/ravenna_avevano_coperto_le_svastiche_sul_muro_di_una_scuola_con_disegni_condannati-266784323/


Leggere anche:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/17/ravenna-condannati-per-aver-coperto-simboli-nazifascisti-eppure-era-un-dovere-delle-istituzioni/5932169/

Ravenna, coprirono le svastiche con dei fiori: attivisti condannati per imbrattamento.

Disegnare dei fiori per coprire una svastica realizzata sul muro di una scuola o fare una scritta sulla recinzione di un cimitero per contestare la commemorazione dell’anniversario della morte di un gerarca fascista sono atti vandalici, nient’altro che imbrattamenti. È questo l’orientamento del Gup del Tribunale di Ravenna che, come racconta il Resto del Carlino, ha condannato tre attivisti ravennati di 26, 38 e 54 anni della locale rete antifascista per imbrattamenti aggravati a pene comprese tra venti giorni e un mese.
Ai tre, che avevano presentato ricorso rispetto ad altrettanti decreti penali, erano stati contestati a vario titolo due episodi risalenti al 2018. L’avvocato Giovanni Fresa aveva chiesto l’assoluzione se non altro con la formula della particolare tenuità dei fatti, citando sentenza di Cassazione per episodio analogo avvenuto a Milano.
Il caso delle simbologie naziste coperte su una scuola d’infanzia ravennate risale a due anni fa ed aveva interessato anche la politica. Con il duro giudizio che allora aveva espresso il presidente dell’Anpi di Alfonsine Claudio Fabbri, in relazione alla presa di posizione del Comune di Ravenna contro la rete antifascista: “Da un Comune come Ravenna, decorato Medaglia d’Oro della Resistenza, mi aspettavo maggiore sensibilità antifascista. Per mesi svastiche e altri simboli hanno campeggiato indisturbati su quei muri, e non appena un gruppo di cittadini si è stufato di una simile vergogna e ha provveduto alla cancellazione di quello scempio, lo stesso Comune si è affrettato a puntare il dito contro la rete antifascista chiedendo di procedere penalmente”.

La vicenda delle condanne ha finito per essere ripresa anche da varie testate nazionali, vedi a titolo di esempio questa: https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/17/ravenna-condannati-per-aver-coperto-simboli-nazifascisti-eppure-era-un-dovere-delle-istituzioni/5932169/

Xenofobia in riviera a Rimini: cameriere si scusa col quadro del pelato di Predappio mentre serve delle persone dalla pelle nera

20 agosto 2020. Accade a Rimini, nella frazione balneare di Viserbella.
Una tavolata di 15 persone va a mangiare qualche giorno fa al ristorante “La Tana Marina”.
Arriva un cameriere di mezza età che, dopo aver preso le ordinazioni, si gira verso un quadro di Mussolini esposto nel locale e dopo aver fatto il saluto col braccio teso esclama “scusa Benito!”, scusandosi col proprio idolo per vaer servito delle persone dalla pelle nera.
Incredule, le persone sedute alla tavolata gli chiedono se hanno sentito bene e il cameriere conferma che sì, hanno sentito bene.
A questo punto una delle donne sedute al tavolo giustamente si arrabbia e chiede spiegazioni (vedi i video: https://www.nextquotidiano.it/scusa-benito-pizzeria-la-tana-marina-rimini-cameriere-razzista-video/), minacciando una denuncia per discriminazione razziale e apologia del fascismo (poi effettivamente sporta).
I gestori pensano di silenziare la cosa offrendo uno sconto di 13 euro! Ma la vicenda diventa di dominio pubblico grazie ad un post su facebook di una delle donne, che mostra anche due video. Vicenda poi ripresa da molte testate, anche nazionali.
I titolari del locale hanno denunciato di aver ricevuto almeno una quindicina telefonate con frasi tipo “Bastardi, dovete chiudere, dovete fallire”. 
A questo punto, per giustificarsi, la titolare del ristorante “La Tana Marina” dice che l’effige del pelatone non era su un quadro ma solo su un contenitore di bottiglie prese a Predappio, comunque lì esposto. E soprattutto che in realtà in quel ristorante sono di vedute larghissime: pensate che “facciamo entrare anche i cani!”.
Supposte “scuse” che si commentano da sole.
Che dire, se vi capita di passare dalle parti del riminese, abbiate la decenza di non andare a mangiare in quel postaccio.

Il ristorante di Rimini respinge le accuse: «Siamo persone aperte, accettiamo anche i cani»

 

(Sopra: il Ristorante “La Tana Marina” di Viserbella)

Predappio, gli eredi del pelato vorrebbero la cripta sempre aperta!

Predappio, gli eredi del pelato vorrebbero la cripta sempre aperta!

Gli eredi del pelatone di Predappio vogliono fare della cripta di famiglia, dove sono i resti del dittatore, un mausoleo celebrativo che resti sempre aperto e visitabile e pretendono pure, attraverso una lettera del loro avvocato che sia il Comune a pagare per i costi di gestione.
Sarebbe, ancora più di quanto già accade, l’apologia completa e totale della dittatura fascista e del suo truce capo.
Il Comune di Predappio, per lunghi anni retto da una giunta di centro-sinistra che ha sempre permesso ai neofascisti sfilate e acquisti di cimeli del regime e che ora è amministrato da una giunta di centro-destra ha detto di stare valutando la cosa.
Ricordiamo che il paese del comprensorio forlivese ha già in programma il varo di un “museo sul fascismo” che in futuro aumenterà il turismo in camicia nera. Ora questa irricevibile richiesta.
La vergogna infinita!!!

 © ANSA

Fonte: https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2020/07/30/eredi-mussolini-cripta-predappio-sia-aperta-sempre_34e370cc-44cb-4899-af7c-d2fe3abdc786.html

Apprendiamo che è venuto a mancare l’amico Nullo Mazzesi, poeta, muratore, artista e staffetta partigiana, che tante volte ci ha fatto compagnia attraverso i suoi racconti ed è stato presente a diverse iniziative antifasciste nel territorio romagnolo.

Ciao Nullo, la resistenza continua!

 

CAMMINATA, PAROLE E MUSICA PER NULLO

“Ci chiamavano banditi,
ci chiamavano terroristi,
ci chiamavano straccioni,
ma il nostro sangue
era pieno di libertà”
Nullo Mazzesi

Unisciti a noi per ricordare il nostro compagno e amico Nullo Mazzesi, muratore, poeta, pittore e partigiano.
Nullo ci ha lasciato un mese fa ma è ogni giorno di più nei nostri cuori!

Ci troviamo SABATO 4 LUGLIO alle ore 10 presso la sbarra della strada di accesso a Monte Battaglia, da dove partiremo alle 10:30 per una camminata autogestita di difficoltà moderata di circa 8 km.
Prevista sosta per un pranzo al sacco a Ca’ Budrio, per poi ritornare a Monte Battaglia, dove a partire dalle ore 16 ci saranno parole e musica per Nullo con i Labile Istante di Vuoto (progetto acustico che nasce anche dai Contrasto HC, https://labileistantedivuoto.bandcamp.com/)

Porta con te: scarpe comode (preferibilmente da trekking), acqua, pranzo al sacco e spirito ribelle!

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“CONTACT TRACING”, OVVERO LE APP DI TRACCIAMENTO DEI CONTATTI.

(QUI IL PDF DELL’OPUSCOLO)

Tra le diverse strategie – tutte comprendenti mezzi che comprimono la libertà degli individui – messe in campo a livello globale dai vari governi per contenere il contagio del nuovo coronavirus c’è anche il cosiddetto “contact tracing”, ovvero il tracciamento dei contatti tra persone tramite l’uso di app scaricabili sui dispositivi mobili (smartphone).
Si tratta di strumenti previsti e consigliati anche dall’Europa e dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in caso di epidemie, e che i governi han fatto proprio basandosi sull’esempio di paesi asiatici come Cina, Sud Corea, Taiwan, Honk Hong, Singapore ed altri, tra i primi a sviluppare ed introdurre questo tipo di tecnologie di controllo nei loro paesi, pur con alcune differenze nel loro funzionamento (alcune prevedono il tracciamento con GPS, altre col solo Bluetooth, altre ancora attraverso il codice QR o prevedendo un mix delle diverse soluzioni).
Anche l’Italia, come altre nazioni, a marzo ha predisposto un bando per individuare un progetto per sviluppare apposite tecnologie di tracciamento, a cui hanno partecipato centinaia di aziende italiane e internazionali. A seguito della scelta del governo italiano, la app di contact tracing “Immuni”, sviluppata da un raggruppamento di società guidato dalla milanese Bending Spoons, è entrata a far parte dell’arsenale governativo a partire dal 1 giugno.
Nel PDF allegato, uno studio e un approfondimento sulle diverse app di tracciamento, in Italia, in Europa e all’estero, sul loro funzionamento, sulle diverse società sviluppatrici coinvolte, sui diversi protocolli previsti, nonché il ruolo dei colossi multinazionali come Google e Apple (ma anche Amazon ed altre ancora) e le criticità e i rischi per la libertà individuale che tali nuove tecnologie mettono a repentaglio.
Perché come ha detto qualcuno «Le misure temporanee hanno la fastidiosa abitudine di sopravvivere alle emergenze, specialmente se c’è sempre una nuova emergenza all’orizzonte» e «Qualsiasi cosa entri a far parte della quotidianità presto comincia a passare inosservata».

Striscioni solidali con i detenuti sulle mura del carcere di Forlì

Striscioni solidali con i detenuti sulle mura del carcere di Forlì con “scritte sovversive” secondo il parere dei carabinieri del NOR:
nove denunce a compagne e compagni per “manifestazione non preavvisata”.

Dal Resto del Carlino:

“I Carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile hanno denunciato venerdì a piede libero nove persone per violazione all’articolo 18 del Tulps. Il provvedimento fa seguito ad una manifestazione svolta in un luogo pubblico senza dare avviso al questore e alla presenza di alcuni striscioni di stoffa attaccati sulle mura del carcere recanti “scritte sovversive””.

A queste nove persone naturalmente tutta la nostra solidarietà!

TURARSI IL NASO NON SERVE!

Nelle ultime settimane, dopo l’uccisione di George Floyd da parte della polizia americana e la conseguente esplosione di collera che si è tradotta in sacrosante rivolte con tanto di centrali di polizia prese d’assalto, in Italia c’è stato il tentativo di scopiazzare in termini più edulcorati il movimento americano sul tema del razzismo, scordandosi però che la brutalità della polizia non è una questione di poche “mele marce” ma l’attitudine e il ruolo che da sempre rivestono i diversi corpi di polizia. Oltretutto pochissimi hanno ricordato che anche nel “belpaese” ci sono state moltissime vittime per mano delle forze di polizia, alcune abbastanza note come Aldrovandi, Cucchi, Giuliani, Uva, ecc. Ma anche tanti individui dalla pelle nera massacrati o lasciati morire nei Cie-Cpr o nelle patrie galere. E qui ricordiamo le 14 persone uccise per le rivolte durante il lockdown per il Covid19 nel carcere di Modena, quasi tutte dalla pelle scura e che di sicuro non hanno ottenuto la stessa attenzione e men che meno han visto mobilitarsi i democratici di casa nostra!
A chi lo ha voluto rimarcare è stato impedito di farlo, come a Rimini dove gli organizzatori di una di queste manifestazioni “antirazziste” hanno cercato di impedire l’esibizione di uno striscione che ricordava che ‘LA POLIZIA UCCIDE!”.
Evidentemente l’uccisione di un nero negli Usa fa più notizia che i neri uccisi con totale impunità dalle guardie di casa nostra e, nel caso delle rivolte dei detenuti, con il governo che sposava la tesi dell’overdose come causa di queste morti simultanee.
E quindi desta ancora maggior disgusto il fatto che ad aderire alle sigle “Black lives matter” italiane e a partecipare alle manifestazioni antirazziste nelle varie città ci siano anche, tra gli altri, sigle ed esponenti di quei partiti che sostengono l’attuale governo. Partiti che in questi anni hanno varato un susseguirsi di leggi anti-immigrazione, hanno fatto accordi con i mercenari libici per non far partire i migranti, hanno introdotto pacchetti sicurezza come il Minniti-Orlando che vanno a colpire gli immigrati e aumentano il controllo sociale per tutti, a cominciare proprio da chi partecipa alle proteste sociali, dotando tra l’altro la polizia di nuove armi come i Taser. Stiamo parlando ovviamente del Partito Democratico e di Italia Viva di Matteo Renzi, partiti liberisti, securitari e autoritari della peggior specie. Facce di bronzo, gli esponenti di questi partiti hanno partecipato e aderito alle manifestazioni antirazziste, in tutta Italia come anche in Romagna (principalmente a Rimini, Forlì e Ravenna) dimenticandosi dei tanti immigrati che per merito loro annegano in mare, sono torturati in qualche lager libico oppure vengono tenuti reclusi dietro le sbarre di un carcere o di un Cpr per la sola colpa di non essere italiani dalla pelle bianca.
Ma che questi politicanti siano quanto di più bieco e opportunista ci possa essere sulla faccia della terra, certo non dobbiamo stupircene. Non possiamo davvero passare sotto silenzio, però, la partecipazione ad alcune di queste manifestazioni “antirazziste” e l’adesione ufficiale, con tanto di sigle affiancate a quelle del Pd e di Italia Viva, di alcuni partiti che si riconoscono nell’ideologia comunista come del gruppo NonUnaDiMeno.
Come si possa decidere di condividere le stesse rivendicazioni e le stesse piazze con chi strumentalizza il tema del razzismo per proprio tornaconto politico eppoi agisce nella pratica come i leghisti e i fascisti rimane un mistero. Come lo si possa fare poi in un momento come questo, dopo che il governo sostenuto da questi partiti ha dimostrato di avere più a cuore gli interessi di industriali e cliniche private, che la salute di lavoratori, detenuti, donne, affittuari e precari, è ancora più sbalorditivo! Stiamo parlando di un governo che ha fatto più di un milione e mezzo di multe, che ha mandato i suoi sgherri a spadroneggiare per strada durante il confinamento domestico a cui siamo stati sottopost* per mesi interi, che ha introdotto droni e app di tracciamento attraverso leggi e decreti. Il tutto mentre assecondava le richieste padronali fatte da Confindustria e teneva migliaia e migliaia di operai a contagiarsi nelle fabbriche e nel settore della logistica.
E c’è chi non trova di meglio che affiancare la propria sigla a quelle delle carogne che compongono questo governo (e governi precedenti, non meno peggiori di questo)!!!
“Che nulla torni come prima”, ed invece si è finiti col turarsi il naso e ancora una volta prestarsi all’amo di questi farabutti (non per nulla si è sardine), invece che passare a presentargli il conto!
Turarsi il naso, non serve a niente.

Osservatorio Antifascista della Romagna