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Trekking Solidale nell’Appennino romagnolo

Segnaliamo questa bella iniziativa solidale.

DOMENICA 24 OTTOBRE
TREKKING SOLIDALE NELL’ APPENNINO ROMAGNOLO

Camminata/escursione a sottoscrizione benefit per le recenti condanne comminate dal tribunale di Forlì a 4 persone per l’opposizione all’apertura della sede fascista di Cesena.

SOTTOSCRIZIONE CONSIGLIATA: DAI 10 EURO IN SU !
Pranzo al sacco e buon vinello li portiamo noi, tu portati il bicchiere/tazza per bere e l’acqua!
(Ma fateci sapere in quantx siete, così da valutare la quantità di panini e vino)

ORARIO D’INCONTRO: ORE 9:30
LUOGO DI PARTENZA: PARCHEGGIO CENTRO COMMERCIALE CONAD MONTEFIORE A CESENA
(il luogo del trekking dista circa 30-40 minuti dal luogo di ritrovo/partenza e ci si arriva in auto)

Consigliamo di portarsi, oltre l’acqua, anche scarpe buone, una giacca e uno spolverino nel caso di pioggia improvvisa.
Nel caso dovesse piovere fin dal mattino, invece, si cercherà di rinviare a breve termine la data dell’escursione.

ATTENZIONE! Per partecipare bisogna che ce lo facciate sapere, prenotandovi attraverso un messaggio al numero 351.0934193
oppure mandando una mail a spazio.solebaleno@bruttocarattere.org

Il tribunale di Forlì Condanna l’antifascismo

■ IL TRIBUNALE DI FORLÌ CONDANNA L’ANTIFASCISMO! ■
Solidarietà alle antifasciste e agli antifascisti condannatx per essersi oppostx all’apertura di un covo fascista a Cesena.

Mercoledì 15 settembre 2021 al Tribunale di Forlì si è tenuta l’udienza definitiva di primo grado, con relativa sentenza, del processo che vedeva imputate 5 persone per diversi reati riguardanti la composita opposizione contro l’apertura della sede di Cesena di Casapound aperta in Via Albertini 28/D nel gennaio 2018.
Nella fattispecie, i fatti si riferiscono a delle “pressioni” – che sarebbero avvenute subito prima dell’apertura del covo dei fascisti del terzo millennio – nei confronti dei proprietari del negozio che sarà poi di fatto affittato proprio al gruppo di estrema destra, e a un volantino che ricordava le complicità di chi concede i propri locali a questi gruppi affisso per Cesena, con indicati nomi e cognomi dei summenzionati proprietari.
Dopo diverse udienze – e diversi presidi antifascisti solidali di fronte al Tribunale – il giudice, Ilaria Rosati, ha assolto una di queste cinque persone e condannato le altre quattro. Tre di queste sono state condannate ad una multa di 800 euro a testa per diffamazione, per la diffusione del già detto volantino, sebbene non si sia portata una sola prova a carico nei loro confronti: né un fermo di polizia con identificazione, né immagini di telecamere e nemmeno il sequestro del volantino in questione. É bastata la sola testimonianza di un paio di poliziotti che dicono di averle viste affiggere il volantino per farle condannare, anche se queste hanno sempre affermato di aver distribuito un volantino differente da quello preso in esame (un volantino esistente, effettivamente diffuso davanti a negozi sfitti che, genericamente, invitava i proprietari a non affittare i propri spazi a movimenti fascisti).
Un’altra persona è stata invece condannata a sette mesi di carcere, con pena sospesa, per tentata violenza privata, con l’accusa di avere tentato verbalmente di convincere i proprietari a non affittare il loro negozio ad un manipolo di picchiatori fascisti dichiarati.
Oltre alle condanne, c’è da aggiungere anche il pagamento complessivo delle spese legali e processuali e un risarcimento di circa 9.000 euro in totale per i proprietari del negozio, Daniele e Francesco Lombardini, padre e figlio (quest’ultimo avvocato) costituitisi come parte civile, che hanno lamentato un danno di immagine e psicologico, telefonate di persone risentite per la scelta di affittare il negozio a un gruppo di fascisti ed esprimendo il timore di ipotetiche ritorsioni.
In tutto si parla quindi di circa 15.000 euro da dover sborsare se in appello la sentenza di condanna dovesse essere confermata.
Come già detto altre volte, senza voler fare qui dello sterile vittimismo, queste persone pagano anche per le tante iniziative e lotte antifasciste portate avanti a Cesena a seguito dell’apertura della sede di Casapound (sede che fu oggetto anche di esposti da parte dei condomini dello stabile in cui era situata, che certo non gradivano questo tipo di vicinato, e che oggi risulta in vendita e frequentata pochissimo, con parte del gruppo di Casapound impegnata come settore attivo nell’organizzazione dei cosiddetti “No Paura Day” ed un’altra transitata sul carro di Fratelli d’Italia, partito che in città ha recentemente aperto una sua sede in piazza del Popolo, dove prima c’era la sezione del PD).
Ancora di più, anche se non una novità, queste condanne ci sembrano il frutto del clima che respiriamo oggi in Italia, dove tra discriminazioni etniche e di genere, aggressioni ai lavoratori in lotta da parte di squadracce private pagate dalle imprese, manovre poliziesche e giudiziarie contro l’opposizione dal basso agli ultimi governi e sempre nuovi e affinati strumenti repressivi non ci deve stupire che un giudice nell’epoca attuale si senta giustificato a condannare quattro antifascistx….per antifascismo! In questo modo legittimando indirettamente la presenza dei gruppi fascisti e delle loro gesta sui territori.
Ovviamente, è chiaro che le antifasciste e gli antifascisti che sono statx condannatx andranno sostenutx, anche riguardo l’aspetto solidale-monetario per quella che ci appare come una vera e propria estorsione da migliaia di euro.
Il tentativo palese è quello di intimidire le persone disposte a lottare per un’idea di esistenza in totale contrapposizione con l’ideologia autoritaria, sfruttatrice e sostanzialmente fascista.
Spetta a tutte e tutti noi – antifasciste e antifascisti, persone libere, solidali – dimostrare che non hanno raggiunto lo scopo, e dimostrare che chi lotta non è mai solx!

– ANTIFASCISTE ED ANTIFASCISTI DI FORLÌ E CESENA
– INDIVIDUALITÀ LIBERTARIE

Per sottoscrivere il presente comunicato, da parte di gruppi, collettivi, spazi, etc, la mail a cui fare riferimento è questa: cesenantifa@inventati.org

Forza Nuova: nipotini della Guardia di ferro

di Saverio Ferrari (*)

Forza nuova, nata nel settembre 1997, è tra le più vecchie fra le formazioni neofasciste post-missine. Di stampo integralista cattolico, si ispira senza infingimenti, da sempre, alla Guardia di ferro rumena fondata da Corneliu Zelea Codreanu, uno dei più sanguinari movimenti antisemiti che l’Europa abbia mai conosciuto. Attiva negli anni Trenta e Quaranta, la Guardia di ferro arrivò a collaborare con i nazisti e praticare l’azione terroristica su larga scala. I “legionari” (così si facevano chiamare) della Guardia di ferro furono soprattutto protagonisti di spaventosi pogrom antiebraici, tra gli altri quello di Bucarest del 22 gennaio 1941. Un atto bestiale: i legionari irruppero nel quartiere ebraico, incendiando le sinagoghe, devastando e distruggendo. Al macello comunale vennero radunati centinaia di ebrei. Dopo aver simulato una cerimonia kosher molti di loro vennero trascinati al mattatoio, sgozzati e appesi ai ganci, come carcasse di animali, con la scritta al collo «carne ebrea». «Li avevano scorticati vivi, a giudicare dalla quantità di sangue», riferì in un suo telegramma l’ambasciatore degli Stati Uniti in Romania, menzionando tra i corpi anche una bambina di meno di cinque anni, appesa per i piedi. Altri, disse, erano stati decapitati. Per un raggio di diversi chilometri si rinvennero i corpi degli ebrei assassinati dalla furia della Guardia di ferro. Più di un centinaio di essi furono ritrovati nudi il 24 gennaio a Banasea, sulla linea tra Bucarest e Ploiesti, altri ottanta sulla strada per Giurgiu. Un bilancio finale non si riuscì mai a stilarlo. Le fonti più attendibili parlarono di 630 morti e 400 scomparsi.

Costituita da Roberto Fiore (già promotore alla fine degli anni Settanta di Terza posizione) e da Massimo Morsello (prima nella sezione del Fuan di via Siena a Roma, poi nei Nar), ambedue fuggiti a Londra nel 1980 (inseguiti da mandati di cattura per associazione sovversiva e banda armata e successivamente condannati rispettivamente a cinque anni e sei mesi e a otto anni e due mesi), Forza nuova è stata più volte oggetto di attenzioni da parte della magistratura. Moltissimi sono stati gli episodi che hanno visto militanti e dirigenti di Fn, o che vi avevano fatto parte, condannati per aggressioni violente. L’elenco sarebbe lunghissimo. Ma riguardo la natura di questa organizzazione, di particolare rilevanza sono stati due pronunciamenti della Cassazione: il primo, dell’8 giugno 2010, con sentenza avversa a una denuncia di Roberto Fiore, ritenne «pienamente giustificato l’uso delle espressioni» «nazifascisti» e «neofascisti» nei confronti di Forza nuova. Il secondo, del 10 febbraio 2011 (sentenza 4938 della Quinta sezione penale), assolveva dall’accusa di diffamazione il direttore e un giornalista del «Corriere della Sera», denunciati anche in questo caso da Roberto Fiore, per l’intervista a un politico che definiva l’organizzazione «chiaramente fascista» e «portatrice di valori quali la xenofobia, il razzismo, la violenza e l’antisemitismo». Il testo della sentenza affermava che «alla luce dei dati storici e dell’assetto normativo vigente durante il ventennio fascista, segnatamente delle leggi razziali», la qualità di fascista «non può essere depurata dalla qualità di razzista e ritenersi incontaminata dall’accostamento al nazismo».

Forza nuova, dopo aver subito nel maggio 2020 una grossa scissione che ha dato vita alla Rete dei Patrioti e prosciugato molte sezioni territoriali, si è infiltrata come scelta strategica nei movimenti No Vax e No Green Pass, radicalizzando paroled’ordine soprattutto contro la “Dittatura sanitaria”. La lotta con CasaPound per l’egemonia nella galassia neofascista la sta spingendo sempre più verso derive violente. L’assalto alla Cgil è un punto di arrivo, volto a segnare con un inconfondibile marchio fascista la propria azione.

(*) ripreso dalla pagina facebook dell’Osservatorio Democratico sulle Nuove Destre

Sull’ipotesi di scioglimento di Forza Nuova

Oggi si fa un gran parlare di scioglimento dei gruppi fascisti dopo l’assalto di questi (leggasi Forza Nuova) alla sede di Roma della Cgil (assalto avvenuto con la sostanziale copertura dei dirigenti di polizia li presenti che ben sapevano dove Fiore, Castellino e soci si stavan dirigendo, dato che lo avevano annunciato precedentemente dal palco).
Però, rileviamo che non ci è sembrato che quando i fasci assaltavano centri sociali o accoltellavano immigrati la sinistra istituzionale si sia mai troppo scandalizzata.
Eppure c’è chi in tutti questi anni non ha mai abbassato la testa contro i fascisti e contro chi gli concede l’agibilita’ per agire e organizzarsi. Sono coloro che proprio la sinistra istituzionale chiama “estremisti”, coloro che vogliono che i fascisti non trovino spazio da nessuna parte.

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Il Comune di Forlì riqualifica monumenti e architettura fascista

Ci risiamo. A Forlì il Comune si appresta a spendere ingenti fondi pubblici per “riqualificare” le consuete brutture fasciste. Periodicamente le amministrazioni di questa città – in passato quelle di centro-sinistra, ora quella di destra a trazione Lega-Fratelli d’Italia – han pensato di gettare milioni di euro per ridare fasto a monumenti che celebrano una infame dittatura assassina e guerrafondaia. Così aquile, fasci littori, scritte e giuramenti incisi su pietra o su muro, che in altre città alla fine della guerra sono stati giustamente abbattuti o scalpellati via come il regime che li aveva voluti per celebrare sé stesso, a Forlì sono invece stati restaurati a scadenza periodica per attrarre un certo tipo di turismo (sappiamo quale), togliendo soldi da altri settori di spesa pubblica, come ad esempio le case popolari.
Vediamo una continuità tra le varie amministrazioni nel dare risalto a questo tipo di operazioni, ma in questo ultimo caso leggendo le dichiarazioni sui giornali per quanto riguarda la prossima “riqualificazione” del monumento di Piazzale Vittoria non possiamo non notare come il linguaggio usato dai rappresentanti del Comune di Forlì per presentarla esprima toni celebrativi e una fraseologia diremmo quasi nostalgica che la dicono lunga sui propositi dei “riqualificatori”.

ANTIFA FORLÌ-CESENA

 

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Oggi presidio solidale con le 5 persone sotto processo per l’opposizione alle sede di Casapound Cesena

Oggi, Giovedì 27 Maggio, a Forlì, in concomitanza all’udienza che vedeva 5 persone sotto processo accusate di essersi opposte a vario titolo negli anni scorsi all’apertura della sede neofascista di Casapound a Cesena, un gruppo di antifasciste e antifascisti ha svolto un presidio in loro solidarietà, davanti all’entrata del Tribunale, come già altre volte durante le passate udienze.

Al presidio hanno partecipato, nonostante l’orario (orario di pranzo) circa una trentina di compagne e compagni, che hanno voluto rendere esplicita la loro solidarietà alle persone colpite dalla repressione, anche tramite uno striscione con scritto “SOLIDARIETÀ ANTIFASCISTA”, volantinando ai passanti e intonando qualche coro di incoraggiamento: “Siamo tutte antifasciste, siamo tutti antifascisti!”.
Ringraziando le compagne e i compagni intervenutx, e ribadendo come queste presenze solidali siano davvero importanti, di seguito pubblichiamo il testo del volantino distribuito oggi.
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SOLIDARIETÀ ALLE PERSONE SOTTO PROCESSO CON L’ACCUSA DI ESSERSI OPPOSTE AD UN COVO FASCISTA A CESENA

Violenza privata, diffamazione e minaccia: questi i reati contestati a cinque persone accusate di essersi opposte a vario titolo all’apertura di una sede fascista a Cesena. Infatti, a gennaio del 2018, un noto gruppo neofascista – Casapound – aveva aperto il proprio covo nel cuore di quella città, in via Albertini. Questo anche grazie a chi scelse di affittare il proprio locale ai “fascisti del terzo millennio” (come senza imbarazzo si autodesignano gli appartenenti a questo gruppo).
I proprietari del locale in questione denunciarono successivamente queste cinque persone per supposte pressioni ricevute affinché non affittassero a Casapound e per un volantino anonimo, di cui alcuni quotidiani diedero al tempo annuncio, in cui sembra apparisse il nome dei locatori, e che senza nessuna prova viene loro addebitato.
In tante e tanti ci siamo mobilitati in questi anni contro la deriva xenofoba e fascista della società in cui viviamo, e lo abbiamo fatto anche con assemblee, presidi, manifestazioni e iniziative culturali, ribadendo continuamente come concedere luoghi fisici ai fascisti sia – per noi che ci definiamo antifasciste e antifascisti – non solo vergognoso ma pure un pericolo per tutte/i. Fin dai mesi successivi all’apertura del covo di Cesena, infatti, ci sono stati tentativi di intimidazione ad antifasciste/i e residenti del quartiere, tra cui addirittura i condomini dello stabile in cui è inserito il locale in uso al gruppo neofascista (i quali condomini, da ultimo, hanno anche prodotto degli esposti per l’uso improprio dello stesso).
Il fascismo non è solo una infame dittatura che si è prodotta nel passato, ma anche un pensiero politico funesto che tuttora promuove assurde discriminazioni (etniche, politiche, sessuali e di genere) e determina attacchi, aggressioni e morti. Ricordiamo che Casapound è il gruppo in cui militava Gianluca Casseri, autore del duplice omicidio di due senegalesi a Firenze il 13 dicembre 2011, e di Amedeo Mancini che nel 2016 a Fermo uccise a pugni un ragazzo nigeriano.
I reati contestati a queste cinque persone – a queste antifasciste e a questi antifascisti – sono dunque stati per noi un tentativo di zittire e affossare una lotta collettiva e partecipata che abbiamo visto intensificarsi a Cesena contro il ritorno di questo nuovo-vecchio tipo di fascismo; per questo motivo reputiamo importante che la solidarietà nei confronti delle persone sotto processo si renda visibile e sia espressa in maniera forte e chiara, a prescindere dal fatto che siano responsabili o meno dei fatti a loro ascritti.
L’ANTIFASCISMO NON SI PROCESSA!
In anni in cui, a livello locale come nazionale, veri e propri conati razzisti e fascisti hanno ripreso forza, è necessario scegliere da che parte stare e mantenere come sempre alta l’attenzione e la lotta.

Antifasciste e antifascisti di Forlì-Cesena
27 maggio 2021

Contestato il No Paura Day a Cesena, relatore un noto prete fascista e omofobo

Oggi ci siamo svegliat* con questa notizia.
Fonte CesenaToday: una contestazione antifascista ieri, vigilia del 25 aprile, in un parco di Cesena dove era stato organizzato un NoPauraDay. Un prete, invitato al NoPauraDay a parlare come relatore ufficiale, contestato da un gruppo di antifascist*.
Scritto così non si capiva bene cosa fosse successo e soprattutto perché.
Ci siamo incuriosit* e siamo allora andat* a vedere chi fosse questo prete oggetto della contestazione, spulciando qualche articolo di giornale apparso in rete.
Siamo venut* così a conoscenza che a parlare al NoPauraDay ieri in quel parco era un certo Don Lorenzo Lasagni, prete di Pisignano in provincia di Ravenna. Chi è costui? Pare sia noto alle cronache, locali e nazionali, per aver condotto diverse omelie contro persone gay ed immigrate ma soprattutto per essere stato il prete che, andando perfino contro le stesse indicazioni del vescovo e della curia locale, ha celebrato in passato la messa in ricordo del fu squadrista e gerarca fascista Ettore Muti, in occasione di parate nostalgiche organizzate a Ravenna da Forza Nuova-Arditi d’Italia, che da anni vengono a loro volta contestate dalle associazioni e dai gruppi antifascisti ravennati. Per questo prete, l’ex segretario del partito fascista Ettore Muti, responsabile diretto e mandante di tanti omicidi politici in terra di Romagna contro oppositori e figure antifasciste, sarebbe addirittura “una persona da imitare e seguire” (parole sue, riportate dalla stampa).
Buffo che ad una manifestazione che si dice apolitica e per la “libertà” di pensiero si invitino siffatti personaggi, le cui posizioni politiche sono invece assai chiare, come palesementi intolleranti sono le parole di questo prete rivolte contro le persone omosessuali e gli immigrati. In realtà non troppo buffo, se consideriamo che tra gli organizzatori del NoPauraDay, manifestazione che a Cesena va in scena da diversi mesi e il cui brand – come in un franchising – si sta allargando ad altre città italiane, troviamo tra gli altri l’ex candidato a sindaco di Cesena per Casapound e altri personaggi che da tempo bazzicano gli ambienti della destra radicale.
Sicuramente non neghiamo che in quelle manifestazioni ci siano anche persone che fasciste non sono e che la pensano in tutt’altro modo. Ma invitare un prete con simpatie nostalgiche alla vigilia del giorno della liberazione dal nazifascismo, e in un territorio come quello cesenate che suo malgrado ha molti martiri antifascisti al suo attivo, cos’è se non una provocazione?
Contestazione più che legittima, dunque, ci pare quella andata in scena ieri a Cesena. Perché i fascisti, i razzisti e gli omofobi non devono trovare spazio da nessuna parte. Perché il fascismo non è una opinione come le altre, a cui si deve rispetto per un malcompreso ideale di libertà di pensiero. Il fascismo stesso è la negazione di quella libertà – non solo di pensiero – tanto sbandierata a quelle manifestazioni.
Buon 25 Aprile.

(Qui sopra Don Lorenzo Lasagni in compagnia di Mirco Santarelli, referente di Forza Nuova a Cesena ed organizzatore delle celebrazioni in camicia nera per Mussolini a Predappio)

Sotto diversi articoli della stampa online, sia nazionale che locale, che spiegano un po’ chi è Don Lorenzo Lasagni, il prete contestato a Cesena:

https://www.fanpage.it/attualita/ravenna-prete-ricorda-gerarca-fascista-e-attacca-le-unioni-gay-sono-contro-natura/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/08/21/ravenna-il-ricordo-di-ettore-muti-il-parroco-nellomelia-contro-unioni-gay-aborto-e-comunismo/2987039/

https://www.ravennaedintorni.it/societa/2016/08/23/omelia-anti-gay-il-vescovo-non-aveva-autorizzato-il-prete-forza-nuova-attacca/

https://piunotizie.it/alla-commemorazione-di-ettore-muti-don-lorenzo-lasagni-attacca-le-unioni-gay-e-difende-la-famiglia-tradizionale/

https://www.lafedequotidiana.it/don-lorenzo-lasagni-le-rivolte-nei-cara-dovute-alla-troppa-tolleranza-migranti/

https://www.corriereromagna.it/covid-anche-il-parroco-di-pisignano-al-raduno-no-vax-e-no-mask/

https://www.cesenatoday.it/video/no-paura-day-don-lasagni-cesena.html

Cesena, 6 aprile, manifestazione contro il governo Lega-M5S e il decreto Salvini

Cesena, 6 aprile, manifestazione contro il governo Lega-M5S e il decreto Salvini

Clicca: Evento FB

Nascosto dietro al drappo della sicurezza, del “prima gli italiani”, del sovranismo nazionale falsamente anti-europeo e dietro al capro espiatorio di turno (immigrato, centro sociale, campo rom) questo governo Lega-M5S, in modo subdolo e in continuità coi precedenti, ha partorito dei decreti di legge che andranno a danneggiare ulteriormente le fasce più deboli (economicamente e/o socialmente), quindi più ricattabili e soggette a sfruttamento, quali disoccupati, immigrati, precari, studenti e donne.
Tagliando su servizi essenziali, come sanità, case popolari e welfare, questo governo favorirà ancora una volta, in linea con il governo Renzi, i grandi investitori azionari, i grandi imprenditori, le agenzie interinali, le banche e le compagnie assicurative (le strutture capitaliste per eccellenza, insomma!) e, come se non bastasse, sull’onda del precedente decreto Minniti, a conferire ulteriore agibilità decisionale ed operativa a prefetture e forze di polizia in genere.

Il Decreto sicurezza – o Legge 1 Dicembre N° 132 – è un’opera degna della “democrazia militare” nella quale ci si ritrova attualmente. Raddoppiare le pene per i reati che sono comunemente associabili alle lotte sociali, criminalizzare le pratiche di lotta degli operai istituendo il reato di “blocco stradale” con pene fino a 12 anni di carcere, aumentare a dismisura le condanne per i reati di occupazione di stabili statali e non (fino a 4 anni di carcere), revocare il permesso di soggiorno alle persone prive di cittadinanza italiana che subiscono una condanna per i reati appena citati, abolire la protezione umanitaria e la possibilità di iscriversi all’anagrafe per i richiedenti asilo, raddoppiare la detenzione amministrativa nei centri di permanenza per il rimpatrio (CPR, ex CIE, moderni lager per persone senza documenti), estendere l’applicabilità delle pistole Taser e del Daspo urbano, creare nuovi crimini come l’accattonaggio o l’attività di parcheggiatore abusivo, è di fatto una dichiarazione unilaterale di guerra verso il povero, l’emarginato, il diverso, il lavoratore sfruttato e verso tutte quelle soggettività e/o collettivi autogestiti che intraprendono strade conflittuali contro Stato, padroni e capitalismo.
Lo sgombero in assetto da guerra dell’ ”Asilo occupato” a Torino e i recenti arresti di anarchici a Torino e Trento la dicono lunga sull’indirizzo politico di questo governo.

Il DDL Pillon, rallentando e problematizzando ulteriormente la pratica del divorzio, è un palese rigurgito cattolico e fondamentalista incurante della reale problematica famigliare che si può riassumere nella violenza di genere, presente in qualsiasi ambito sociale, derisa e sminuita dallo stesso Ministro.

L’operazione “Scuole sicure”, attraverso l’installazione di telecamere all’interno degli edifici scolastici, cani antidroga e controlli di polizia nelle classi, mira a fare di ogni studente un potenziale criminale, mentre nessun fondo è stato stanziato per la manutenzione degli edifici e delle aule che sono fatiscenti, pericolanti e pericolose per studenti e insegnanti.

Com’è possibile tollerare ancora un governo autoritario, xenofobo, razzista e sessista, non solo nel linguaggio e nella forma, ma anche nella sostanza dei decreti emessi, continuatore dell’opera anti-popolare dei precedenti governi con ancora più cinismo e foga?
Com’è possibile tollerare ancora questo clima da “leggi razziali” che alimenta qualsiasi tipo di violenza fisica e morale nei confronti delle persone con un colore diverso della pelle?
È necessario prendere le distanze da questo scenario inaccettabile. È il momento di resistere attivamente tramite la formazione di percorsi che, anche se trasversali tra loro, possano convergere in una delegittimazione collettiva a questo stato di cose.

NON RESTARE A GUARDARE!
VIENI ALLA MANIFESTAZIONE A CESENA IL 6 APRILE
CONCENTRAMENTO ORE 15:30
IN PIAZZA DELLA LIBERTA’

Si invita a lasciare a casa le bandiere identitarie (con simboli o sigle di partito o associazioni) e a portare solo quelle relative all’antifascismo o a movimenti di lotta nei territori (NO TAV, NO TAP, ecc…).

[Ferrara] Diffamò Camelot: condanna in appello per l’ex portavoce di Forza Nuova ·

Da http://www.ecn.org/antifa/

Massimo Piana dovrà risarcire il danno alla coop per le sue frasi dell’ottobre 2015. Confermata l’assoluzione per il leader nazionale Roberto Fiore. Assolto in primo grado a Ferrara, condannato in appello a Bologna. Massimo Piana, ex portavoce di Forza Nuova nella provincia estense, è stato condannato a una pena pecuniaria e a risarcire il danno per aver diffamato Camelot (oggi Cidas). Piana era a processo insieme al leader nazionale del movimento di estrema destra, Roberto Fiore, per un pesantissimo comunicato stampa diffuso nell’ottobre 2015, dopo le notizie di un’indagine della Procura (poi archiviata) e dei richiami dell’Anac sugli affidamenti a Camelot.

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Forlì: il Comune spende i soldi pubblici per riqualificare i simboli del ventennio fascista

A metà gennaio di quest’anno l’amministrazione del Comune di Forlì ha dato il suo via libero al progetto di restauro dei lampioni di Piazza Saffi (e anche di quelli di Piazzale della Vittoria).
Si tratta dei lampioni messi lì nel 1933 dal regime fascista e da cui il 18 agosto 1944, dopo essere stati uccisi e impiccati, furono esposti i cadaveri dei partigiani della banda Corbari: Silvio Corbari, Iris Versari, Arturo Spazzol e Adriano Casadei.
I lavori di restauro, che materialmente verranno avviati questa primavera e si concluderanno sembra entro l’anno, costeranno parecchi quattrini e il tutto per lucidare ed abbellire dei lampioni che recano ancora visibili le orrende effigi della dittatura (ovvero dei fasci littori in ghisa).

Il progetto della giunta forlivese, avvalorato dalla Soprintendenza, prevede che i vecchi pali deteriorati siano sostituiti, presi in custodia e tutelati perché, come affermato dall’assessore ai lavori pubblici Vittorio Cicognani, “rappresentano un patrimonio storico e architettonico indiscutibile della nostra città”.
Gli stessi pali saranno sostituiti con nuovi pali delle stesse dimensioni ma “tutte le componenti storiche ornamentali quali basamenti e decori in ghisa, fregi e targhe in bronzo, fioriere, tappi e braccetti porta corpi illuminanti verranno restaurate e messe a nuovo, verniciate e rimontate”.
In pratica, le effigi e i simboli fascisti verranno tirate a lucido e rimesse al loro posto, proprio come la targa che ricorda l’eccidio dei partigiani della banda Corbari messa nel dopoguerra. Come se fossero la stessa cosa.
È come se in Germania su edifici e strutture pubbliche si riapponessero le svastiche naziste!

Il Comune si giustifica affermando che il recupero avviene perché il tempo trascorso ha mostrato “evidenti criticità meccaniche ed elettriche”, ma siamo sicuri che l’effetto nostalgia abbia avuto il suo peso. Non dimentichiamoci che la giunta, oltre che dalla Lega sovranista e identitaria, è sorretta anche da Fratelli d’Italia, che non ha mai fatto mistero dei suoi riferimenti storici, e che vede come consigliere quel Francesco Lasaponara, ex leghista, che l’anno scorso augurava la morte per covid ai partigiani rimasti in vita.
Ma pensiamo anche che se ci fosse stata una giunta di centrosinistra al posto di quella di centrodestra, prima o dopo la scelta di riqualificare quegli orrendi orpelli sarebbe stata fatta comunque.
Forlì (e paesi limitrofi…Predappio su tutti!) è la città che ormai da tempo, più di tutte ha fatto della riqualificazione dei monumenti e delle architetture fasciste un volano per attrarre turisti (in camicia nera prevalentemente).
Quello dei lampioni è solo l’ultimo caso di quattrini pubblici che vengono stanziati e sperperati allo scopo. E nel recente passato ciò è stato fatto proprio da giunte di centrosinistra, e ampiamente tra l’altro.

La “riqualificazione” dei lampioni di Piazza Saffi avrebbe potuto essere finalmente il pretesto per sbarazzarsi di quelle simbologie, che come altre non sono mai state tolte al termine del ventennio fascista dall’Italia repubblicana. Ma dubitiamo fortemente che qualsiasi sindaco o qualsivoglia giunta avrebbe mai potuto mettere nell’agenda delle cose da fare la loro rimozione. Perché Forlì deve restare la “città del novecento”… obbligata a ricordare di un secolo intero un’unica cosa.

 

FONTE https://www.forlitoday.it/cronaca/progetto-riqualificazione-lampioni-piazza-saffi-piazzale-vittoria.html