Sull’idea di riaccendere il faro di Rocca delle Caminate [nel Comune di Meldola, sulle colline forlivesi], su cui si è registrato un insolito consenso unanime (arrivato anche dall’Anpi, l’associazione dei partigiani), arriva anche un dissenso. E’ quello che viene espresso dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea e dalla Fondazione Alfred Lewin.
Scrivono i due soggetti in una nota: “Da qualche tempo leggiamo sui media locali e anche nazionale notizie relative a interventi di politici e amministratori che si dichiarano favorevoli al ripristino e riaccensione del faro posto sulla torre di Rocca delle Caminate. L’idea, definita da taluni “illuminante” con un’ironia e un sarcasmo discutibili, sarebbe motivata dalla necessità di “attirare visitatori”, di “invitare gente là dove c’è una storia da raccontare”, per altri di “puntare sul turismo”. L’unico ostacolo alla realizzazione del progetto sarebbero i costi dell’operazione. Ricordiamo a chi non lo sapesse che cosa è stata la Rocca e che cosa rappresentava il faro non in sé, ma illuminato”.
Continua la nota: “La Rocca era il “buen retiro” del Mussolini “padre e sposo” e il faro, dalla potenza di 8.000 candele, veniva messo in funzione solo quando il duce era presente: insomma, si comunicava alla gente di Romagna e non solo – il raggio era visibile a 60 chilometri di distanza – che il duce era a casa. La Rocca è poi stata successivamente carcere e luogo orribile in cui furono imprigionati e torturati partigiani e oppositori del fascismo”.
“Gli storici del fascismo da tempo hanno sottolineato il valore fortemente simbolico dei monumenti, delle strutture, degli edifici dei vari periodi della storia indicandone anche la modalità del recupero e del riuso nella salvaguardia del contesto storico e ambientale della loro realizzazione. Ora, per entrare nel merito della Rocca, un conto è il recupero della struttura architettonica finalizzata a un uso culturale e sociale, un conto è il ripristino della funzione di un oggetto che aveva e avrebbe un significato terribilmente simbolico: la luce del faro vorrebbe ricordare che il duce è a casa?! Noi riteniamo che si debba richiamare l’attenzione dei turisti con ben altri strumenti che sono quelli della curiosità di sapere, del bisogno di sapere, condizioni che si possono realizzare unicamente attraverso la conoscenza della storia. È per raggiungere questo fine che le Associazioni e gli Istituti culturali molto si adoperano con iniziative, incontri, convegni nelle scuole, nei luoghi di frequentazione dei cittadini del territorio e anche dei turisti”.
E concludono: “Per i motivi sopra presentati chiediamo alle istituzioni di esprimersi in merito alla richiesta di illuminazione del faro della Rocca delle Caminate con una decisa posizione di dissenso non tanto per motivi economici quanto per il valore tragicamente simbolico che quel ripristino potrebbe rappresentare”.