La Romagna non si fa mai mancare niente, vero? Così circa due mesi fa il generale Roberto Vannacci, ormai noto a livello nazionale, di recente promosso a capo di stato maggiore delle forze operative terrestri dell’esercito a pochi giorni dall’avvio di un procedimento disciplinare da parte del ministero della Difesa per i contenuti del suo libro omofobo, sessista e razzista, l’11 dicembre scorso ha presentato a Ravenna il suo “Il mondo al contrario”, dapprima autopubblicato e distribuito su Amazon e poi rieditato dalle edizioni di destra “Il Cerchio” di Rimini. Libro che ha venduto, a quanto si dice, più di 200.000 copie divenendo un caso letterario, anche se di arte letteraria nel testo se ne trova ben poca, e che in diverse parti d’Italia ha suscitato diverse proteste che sono riuscite in qualche caso a bloccarne la presentazione. La cosa più interessante è però chi ha organizzato l’iniziativa.
A Ravenna, la presentazione di questo libraccio, condito di luoghi comuni e teso a dimostrare quale sia normalità e quale no, basato sui più abusati stilemi della destra conservatrice e reazionaria e pervaso da un retroterra “culturale” che presta il fianco a varie fantasie di complotto che partono dall’assunto che ci sia una maggioranza di italiani discriminata dalle “minoranze che cercano di prevaricarla“, è avvenuta come detto l’11 dicembre al Salone dei Mosaici, ed è stata organizzata dall’associazione “Tessere del 900” che, come si legge sui giornali locali, “da 5 anni promuove incontri ed eventi di cultura non conforme”. Che ad oggi è un altro modo di dire cultura fascista.
Il giorno precedente, il 10 dicembre, lo stesso Vannacci aveva presentato il libro a Ferrara, all’Hotel Astra di viale Cavour, alla presenza di un centinaio di persone. Ad organizzare la presentazione, in questo caso, era stata la lista civica “Ferrara cambia” (nel 2019 diventata anche associazione di promozione sociale), fondata dall’assessore ai lavori pubblici del comune di Ferrara, Andrea Maggi, componente della giunta del sindaco leghista Alan Fabbri.
In Romagna Vannacci peraltro c’era già stato, il 1 ottobre a Rimini all’hotel Imperiale e il 12 ottobre a Pennabilli, comune dell’appennino riminese, al teatro Vittoria. Sempre a presentare il libro.
Ritornando a Ravenna, l’iniziativa, ad invito e a pagamento, che è stata contestata da un gruppo di antifascist* all’esterno guardati a vista dalla polizia e che secondo gli organizzatori avrebbero insultato gli invitati, era rivolta esclusivamente ai soci dell’associazione e, come ci informano ancora i giornali, “è andata rapidamente sold out” (il Salone può ospitare circa 70 posti). La presentazione poteva essere seguita anche in diretta facebook dalla pagina dell’associazione stessa.
Il presidente dell’associazione “Tessere del 900”, il medico dentista Piero Casavecchia, autore di un libro patriottico su Dante Alighieri edito da Minerva editrice, figura vista addirittura come precorritrice del fascismo, e scritto assieme all’imprenditore predappiese Franco Moschi (direttore, quest’ultimo, del museo di Casa Mussolini a Predappio, socio di “Tessere del 900”, collezionista di cimeli del ventennio e imparentato alla lontana coi Mussolini) spiega il legame tra il generale e la città. Casavecchia ci informa che “Vannacci ha vissuto a Ravenna fino al primo anno di scuola elementare, poiché il padre, capitano di artiglieria, era stato assegnato alla città bizantina. Vannacci ha trascorso le vacanze estive a Marina di Ravenna fino ai 16 anni. Erano trent’anni che non tornava nella città romagnola”. E, diciamo noi, nessuno ne aveva sentito la mancanza, anche se c’è chi vorrebbe Vannacci come candidato sindaco della destra nelle prossime elezioni amministrative cittadine, mentre la Lega starebbe invece spingendo per una sua candidatura alle elezioni europee di giugno.
Ma chi si cela dietro l’associazione “Tessere del 900”, che ha organizzato la serata con Vannacci?
Facciamo un passo indietro.
Il 16 marzo 2018, a Ravenna, è stato inaugurato il Salone dei Mosaici, al primo piano della Casa del Mutilato, un grande edificio di architettura razionalista ubicato in Piazza Kennedy, in Via IX febbraio n°1. L’edificio era stato commissionato dall’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di guerra e finito di costruire nel 1942, tramite la demolizione di vecchi edifici preesistenti. Ricordiamo che il palazzo, dopo essere stato sede dell’ANMI, fu prescelto come dimora dal Comitato di Liberazione Nazionale durante l’epoca della Resistenza partigiana e poi, dopo la seconda guerra mondiale, fu sede dell’ANPI e dell’associazione Italia-Russia, prima di diventare balera e scuola di danza. Poi i locali subirono un periodo di inattività.
Inaugurato ufficialmente a Ravenna il Salone dei Mosaici di Maurizio Bucci, con Tessere del 900
L’inaugurazione del 2018 del Salone dei Mosaici avveniva alla presenza del Prefetto, l’ex Questore Rosario Eugenio Russo, i due assessori Giacomo Costantini e Roberto Fagnani della giunta di centro-sinistra del sindaco Michele de Pascale, il Dirigente della Cultura Maurizio Tarantino e altre personalità del “salotto buono” della città.
La riattivazione del cosiddetto Salone dei Mosaici è stata un’idea venuta al proprietario, Maurizio Bucci, volto noto del ravennate, che ha appositamente creato una associazione culturale ad hoc per gestirlo, “Tessere del 900”, di cui oggi è vicepresidente. L’associazione ufficialmente, da statuto, dovrebbe promuovere studi e ricerche sul ‘900. Per questo organizza mostre ed eventi all’interno del Salone, che di fatto rimane la sede fisica dell’associazione medesima.
L’idea che sta alla base del Salone dei Mosaici, che inizialmente doveva ospitare una “sala da tè, aperitivi, pranzi, musica, eventi e meeting”, più una mostra d’arte sul mosaico novecentesco (si tratta di mosaici originali realizzati negli anni della dittatura fascista, nati con intendi celebrativi del regime, restaurati nel 1994 e poi presentati al pubblico alla presenza di Vittorio Sgarbi, allora presidente della commissione Cultura di Montecitorio) – sala da tè che più tardi Bucci ha trasformato in un ristorante (il “MilleLire”) e successivamente, a settembre 2023, in un american bar molto fashion (il “Valentino”) –, in realtà è stata concepita come espediente per fare soldi ed allo stesso tempo per rievocare una storia del novecento, fascismo incluso, alquanto parziale e raffazzonata, che non presenta nessuna contestualizzazione critica, anzi.
Bucci e soci, difatti, sembrano più che mai interessati non tanto alla storia del novecento nella sua interezza, ma soprattutto ad un periodo in particolare: l’epoca del fascismo delle origini, che non può essere disgiunta dalle sue esibizioni più evidenti, cioè lo squadrismo, e del successivo ventennio della dittatura. E lo sguardo dato su quegli anni dall’associazione “Tessere del 900”, come vedremo, è abbastanza caratteristico: l’intento è infatti sì quello di valorizzare il periodo storico in questione, ma omettendo tutto il reale portato storico del fascismo in quanto tale, e cioè un profilo di violenze, sangue versato e dominazione, ricordando di questo movimento/regime esclusivamente alcuni determinati e limitati aspetti considerati positivamente.
Ex imprenditore turistico arricchitosi (con la famiglia era proprietario del ristorante Desiderio e della pensione Smeralda di Lido Adriano), Maurizio Bucci è oggi proprietario del Bar-cinema Mariani di Ravenna di via Ponte Marino 19. Nel 2013 comprò infatti i locali dello storico cinema-teatro Mariani, allora chiuso da 5 anni, dagli ex proprietari, i fratelli Masetti. Oggi nei locali dell’ex cinema Bucci ha realizzato un ristorante (“Figo”, ex pizzeria Diabolik) gestito dal figlio Edoardo, nonché l’ “Osteria Passatelli del Mariani Lifestyle”, che in questo mese di dicembre ha festeggiato i 10 anni di attività, chiamando a suonare per l’occasione l’orchestra di Mirko Casadei.
La famiglia Bucci è proprietaria anche dell’Hotel Mosaico e dell’Hotel Oceano Mare, sempre a Ravenna e lidi limitrofi, e di uno a Cesena, e infine di un punto ristorazione, “I Passatelli” (poi rinominato “Passatelli & Giove”), dentro al Centro commerciale Le Maioliche di Faenza.
Sempre tra i beni della famiglia compare anche un fast food gourmet in pieno centro a Ravenna, “A Ciò”, in via Argentario 5, gestito dal figlio Edoardo Bucci, che ne ha aperto un secondo, sempre con lo stesso nome, fra le mura del Cinemacity di via Secondo Bini.
Infine, come detto, Bucci è oggi socio del ristorante & american bar “Valentino” (ex ristorante MilleLire), al primo piano dell’ex Palazzo del Mutilato, assieme alla coppia Piero Cattani/Rossana Costantino, attivi nel settore della moda, che conoscevano l’imprenditore ravennate dal periodo in cui Cattani lavorava con questo ad una radio cittadina, RadioZero. Insomma, un vero e proprio impero famigliare.
Ma Maurizio Bucci non è soltanto un imprenditore di successo. Egli ha dapprima militato nella “destra sociale” del MSI per poi confluire in Alleanza Nazionale, partito con cui è riuscito a farsi eleggere come consigliere a Ravenna in due legislature. In seguito è stato consigliere di Forza Italia sempre a Ravenna, ed infine nel 2016 ha fondato la lista civica di destra “La Pigna”, con cui conquistò un seggio in consiglio comunale nelle elezioni amministrative del 5 giugno dello stesso anno; seggio poi lasciato il 5 giugno 2017 per la collega di partito Veronica Verlicchi, prima di gettarsi nel progetto del “Salone dei Mosaici – Tessere del 900”, ma sempre mantenendo la presidenza della sua creatura politica. Insomma, uno politicamente schierato da sempre decisamente a destra.
Piccola nota a margine. La Pigna, di cui Maurizio Bucci è padre padrone, è nata come lista civica che si proponeva di salvaguardare gli interessi della lobby dei commercianti e degli albergatori, di cui Bucci è esponente, soprattutto per quanto riguarda l’area dei lidi ravennati.
All’esordio, nelle elezioni amministrative del giugno 2016, quando Bucci era candidato a sindaco, la lista aveva raggiunto il 5,3 presentandosi da sola. Nell’ottobre 2021, invece la Pigna si è presentata con altre 4 liste, attorno alla candidatura a sindaco di Veronica Verlicchi, consulente commerciale ed esperta di marketing, anch’essa come detto esponente de La Pigna. Bucci figurava capolista dei candidati al Consiglio comunale. Il risultato è stato terribile per Bucci e soci. In cinque anni la Pigna ha bruciato due terzi dei voti. La Pigna ha fatto registrare nemmeno il 2%, eleggendo comunque a consigliere la candidata Verlicchi. Sotto l’1 tutte le altre liste che la sostenevano. In termini assoluti La Pigna ha preso 1.210 voti, meno di un terzo dei 3.804 del 2016. Anche seguendo il filo di questi risultati, negli ultimi anni La Pigna ha sempre più ostentato il ricorso a tematiche care alla destra più securitaria, come quelle contro l’immigrazione, cercando di crearsi uno spazio in quell’area, comunque già bella affollata.
Quel che è interessante rilevare è che tra le liste che sostenevano la Verlicchi – e cioè Forese in Comune, Rinascimento di Vittorio Sgarbi, Noi per i Lidi e Ravenna s’è desta – c’era anche Italexit, il movimento nazionale creato dal senatore ex Movimento 5 Stelle, Gianluigi Paragone, che venerdì 28 maggio 2021 si era recato personalmente a Ravenna per una iniziativa pubblica a sostegno della candidata della Pigna. Interessante perché, a livello nazionale, Italexit aveva imbarcato sul suo traghetto elettorale, in vista delle elezioni politiche del 25 settembre 2022, anche militanti di CasaPound. Tra i candidati, in particolare, fece scalpore la presenza di Carlotta Chiaraluce (ex moglie del portavoce nazionale del movimento neofascista, Luca Marsella) che Paragone aveva candidato a Roma, nel collegio di Ostia, addirittura come capolista per la Camera dei Deputati, e di Massimo Cristiano, ex esponente di Casapound scelto come capolista alla Camera in Calabria. Il tentativo era replicare il successo dell’apparentamento che a Lucca aveva portato il candidato Fabio Barsanti, leader della sezione cittadina di CasaPound, con la sua lista civica “Difendere Lucca”, a siglare un accordo elettorale con Italexit per le elezioni amministrative del 12 giugno 2022. Le cose erano andate bene, visto che Barsanti a Lucca ottenne quasi il 10 percento al primo turno. Ma purtroppo per Paragone, Italex alle elezioni politiche del settembre 2022 si fermerà sotto la soglia del 2%. Al di là di questi risultati (che forse sono alla base della recente decisione di Paragone di lasciare il partito), quel che emerge è che il cartello elettorale Italexit è stato chiaramente un tentativo di far eleggere in parlamento esponenti neofascisti mascherandoli da “civici”, come dimostra la scelta dei candidati e la loro storia politica. Il fatto che la Pigna di Maurizio Bucci e di Veronica Verlicchi si sia apparentata con un movimento del genere, beh… ognuno e ognuna ne tragga le proprie considerazioni.
Ma ritorniamo al Salone dei Mosaici.
La militanza a destra, si sa, spesso, almeno in Italia, nasconde certe “nostalgie”. Oltre a poter mangiare e bere, infatti, al Salone dei Mosaici si possono visitare dei grossi pannelli realizzati con la tecnica del mosaico. Ma non sono dei mosaici qualsiasi. I quattro grandi mosaici esposti nel Salone, realizzati sul finire degli anni 30 del secolo scorso, raffigurano scene inequivocabili: dedicati alla Grande Guerra, alla conquista coloniale d’Africa, alla Guerra di Spagna, durante la quale i fascisti e i nazisti aiutarono militarmente i golpisti del generale Franco. Ma quello che è senz’altro il più noto dei mosaici esposti è dedicato nientemeno che a Mussolini, che vi appare raffigurato con le sembianze di un Giulio Cesare a cavallo, che dopo aver passato il Rubicone marcia alla conquista di Roma, e che fu realizzato per celebrare appunto la “marcia su Roma”, ovvero l’episodio all’origine della presa del potere dell’ex socialista predappiese e in seguito della dittatura fascista.
Ma il Salone ospita pure un particolarissimo bastone da passeggio, appartenuto nientemeno che a Francesco Balilla Pratella, donato all’associazione da Fede Berti, figlia di Ines Morigi Berti, mosaicista ravennate autrice di alcuni dei mosaici esposti nel Salone. Francesco Balilla Pratella fu un musicista futurista, autore del Manifesto della Musica Futurista, ma soprattutto aderente al partito nazionale fascista e famoso per essere stato il compositore dell’Inno della Brigata Nera, corpo ausiliario della RSI che collaborò con i nazisti per reprimere i moti partigiani. Il bastone è esposto all’interno della libreria del Palazzo del Mutilato in una teca, come si trattasse di un prezioso cimelio.
Non sorprende, di fronte alla scelta del materiale sposto, che gli estimatori di questo genere di simbologie siano ben connotati politicamente.
Di sfuggita facciamo notare che, e non è un caso, anche il Primato Nazionale, la rivista d’area di CasaPound, aveva dedicato a marzo 2018 un’attenzione particolare per l’apertura del Salone dei Mosaici, con un articolo dedicato. Attenzione che la rivista di CasaPound rinnoverà nell’aprile 2018, quando il Salone dei Mosaici esporrà la mostra fotografica “Colonie”, del fotografo di Cesenatico Lorenzo Mini, sulle colonie marine di epoca fascista, per il Primato Nazionale “bellezze abbandonate”.
Un discorso particolare riguarda le serate a tema. Il Salone dei Mosaici ha ospitato infatti svariate presentazione di libri, alcuni dei quali integralmente dedicati ad episodi circoscritti della storia del fascismo. Per esempio il libro “La battaglia del grano” dell’autore Giovanni Gualtieri, la cui presentazione al Salone dei Mosaici è avvenuta mercoledì 13 giugno 2018. Un libro, questo, abbastanza apologetico delle strategie autarchiche in ambito agricolo, utilizzate dal regime fascista tra anni venti e quaranta che – viene detto nel manifesto di convocazione dell’evento – “liberarono, sia pur per pochi anni, la nazione italiana dal giogo del pane straniero”. Il “viaggio nel tempo” in quell’occasione era accompagnato da foto, cartoline e manifesti d’epoca.
Alle presentazioni di libri si affiancano poi le cene, con menù davvero speciali: infatti le cibarie servite nelle serate a tema in compagnia degli autori sono state, in alcuni casi, ridenominate con nomi inequivocabili: tipo “prosciutto al sapore di Ventennio”, “cappelletti bastonati”, “sformato autarchico”, “pasta autarchica”, “piadina al grano imperiale romano”, etc… il tutto annaffiato con “vino nero di Predappio”, naturalmente.
Per non farsi mancare il diletto della lettura sul periodo storico in esame, il palazzo ospita anche una piccola libreria “sul Novecento, sul futurismo e sul Razionalismo”. Immaginiamo quali siano i titoli presenti.
Ma Bucci non è l’unico della compagine che gestisce il Salone dei Mosaici e le iniziative collaterali ad avere queste simpatie per il periodo storico in oggetto. Se guardiamo al sito internet dell’associazione “Tessere del 900”, come tesoriere ufficiale è indicato infatti il ravennate Antonio Giovanni Raffa, commerciante in filatelia (ovvero francobolli) e, a quanto sembra dopo una rapida ricerca, sostenitore della destra più schierata. Da uno sguardo alla sua pagina facebook, ci accorgiamo che questo signore, seguendo la moda del momento, condivide i post non solo di Giorgia Meloni, Marcello Veneziani, Matteo Salvini ed altri personaggi “più istituzionali” del sottobosco “post-fascista” ma anche quelli delle edizioni di estrema destra “Passaggio al Bosco”. Queste edizioni, tra i libri in catalogo, hanno diversi volumi con gli scritti e i discorsi di Mussolini o testi di riferimento per la destra radicale, come quelli di Ernt Junger, Julius Evola e Giano Accame. Ci sono, naturalmente, anche volumi elogiativi della marcia su Roma e del “fascismo rivoluzionario”, ma anche del nazionalsocialismo: uno dei loro libri è emblematicamente intitolato “Camerata. Il mio onore si chiama fedeltà. Libro tascabile dell’alto comando della wehrmacht”, di Rudolf Kinau. Altri testi di queste edizioni celebrano collaboratori nazisti come il francese Drieu La Rochelle o il belga Leon Degrelle.
Che sia evidente un certo posizionamento si denota non solo dai curriculum dei personaggi e dalla volontà di dare lustro al periodo storico prescelto ma anche dai temi privilegiati per le iniziative svolte dall’associazione “Tessere del 900”.
Vediamo allora alcune di queste iniziative.
Nell’ottobre del 2023 “Tessere del 900” ha devoluto alcune copie del fumetto “Foiba rossa. Norma Cossetto, storia di un’italiana” a tutte le biblioteche e alle scuole del territorio ravennate, tanto da meritarsi i ringraziamenti – fatti attraverso un post su facebook datato 5 ottobre – della casa editrice del libro, la Ferrogallico. Tra i soci fondatori delle edizioni di estrema destra Ferrogallico figurano due esponenti di Forza Nuova e il cantautore d’area “non conforme” Skoll, nome d’arte di Federico Goglio, che si esibisce abitualmente nei circoli neofascisti.
Nella serata di venerdì 6 ottobre 2023, l’associazione “Tessere del 900” ha poi organizzato, nella sede dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, in Piazzale della Marina n.1 a Marina di Ravenna, la presentazione dello stesso fumetto “Foiba rossa” della Ferrogallico, per “tenere vivo il ricordo della tragedia delle foibe” di cui “Norma Cossetto è un simbolo”, si legge nella pubblicità dell’evento fatto sulla pagina facebook dell’associazione.
Nella stessa giornata del 6 ottobre 2023, “Tessere del 900” aveva organizzato, assieme all’ANMI, all’Associazione Arma Aereonautica e all’Associazione dei Fanti, l’iniziativa “Una rosa per Norma Cossetto”, promossa in varie parti d’Italia dal “Comitato 10 Febbraio”. L’evento, che si è svolto nel giardino intitolato a Norma Cossetto a Marina di Ravenna, con il patrocinio dell’amministrazione comunale di centro-sinsitra (!), ha visto la presenza dell’assessora al Porto, Anna Giulia Randi. Tra i partecipanti, come dimostrano le foto pubblicate il 7 ottobre dalla pagina facebook di “Tessere del 900”, si possono scorgere alcuni militanti della sezione di CasaPound Cesena.
Già nel 2019, il 14 e 15 gennaio, sul tema delle foibe, Maurizio Bucci, il proprietario del Salone dei Mosaici e vicepresidente di “Tessere del 900”, aveva organizzato la proiezione di Red Land – Rosso Istria, film revisionista che tratta degli accadimenti sul confine orientale durante la seconda guerra mondiale e l’occupazione nazifascista della Jugoslavia, e che non fa cenno alle violenze commesse sulla popolazione slava dai fascisti. La proiezione era stata organizzata nel suo cinema Mariani di via Ponte Marino 19 a Ravenna.
La linea seguita è, come intuibile, quella del revisionismo storico riguardo a ciò che è accaduto sul confine orientale durante e dopo la seconda guerra mondiale, e sulla figura di Norma Cossetto in particolare, insistendo sulla violenza dei comunisti di Tito ma senza dire una parola sulla brutale occupazione militare dei territori jugoslavi da parte dell’Italia fascista, ed anzi esagerando volutamente il numero di vittime italiane o inventando di sana pianta episodi mai esistiti.
Ma continuiamo: il 6 giugno 2023, al Salone dei Mosaici, durante la presentazione di un libro del reporter Fausto Biloslavo inerente la guerra in Ucraina – “Ucraina. Ultima guerra d’Europa” –, l’associazione “Tessere del 900” raccoglieva, attraverso un “aperitivo con l’autore” a base di vini e prodotti romagnoli, una somma di denaro che ha poi devoluto “in solidarietà con le popolazioni alluvionate” (parliamo delle alluvioni del maggio 2023 che hanno colpito buona parte della Romagna). Chi ha beneficiato di questa somma di denaro, lo si legge in un post sulla pagina Facebook dell’associazione ravennate, datato 2 settembre: “l’organizzazione di volontariato Sol.Id. Onlus, attiva in Ucraina e in altre parti del mondo, i cui volontari sono accorsi subito in Romagna a prestare soccorso alla popolazione”. Il costo della partecipazione all’ “aperitivo con l’autore” era di 25 euro a persona e la somma, si legge sempre nel post, “è servita per noleggiare i mezzi che hanno consentito di portare mobili e arredi ad alcune famiglie che hanno perso tutto”. Nobile causa, verrebbe da dire… peccato che dietro la sigla Sol.Id. (Solidarité-Identités) ci sono i neofascisti di CasaPound.
Dopo aver già detto dell’iniziativa “Una rosa per Norma Cossetto”, organizzata a Marina di Ravenna il 6 ottobre 2023, in cui erano presenti militanti di CasaPound di Cesena accanto al presidente Piero Casavecchia, sorge il dubbio che esista una qualche forma di collaborazione tra l’associazione ravennate “Tessere del 900” e i “fascisti del terzo millennio”. Dubbio confortato anche dalle foto della cena del 6 giugno 2023, pubblicate dalla pagina facebook di “Tessere del 900” con un post datato 8 giugno 2023. In queste foto, durante l’aperitivo e la presentazione del libro di Biloslavo, comodamente seduti alla tavola del ristorante si notano alcuni esponenti di CasaPound, tra cui Antonio Barzanti, già candidato sindaco di CasaPound a Cesena nelle amministrative del maggio 2019.
Ma andiamo pure avanti. Domenica 27 novembre 2022 l’associazione ha presentato al Salone dei Mosaici il libro “Ernst Von Salomon, I Soldati Perduti” con il curatore, il perugino Antonio Chimisso. Il Libro è edito dalle edizioni OAKS, anche queste di estrema destra. Ernst Von Salomon fu membro dei “freikorps”, un corpo paramilitare, di uomini “pronti ad affrontare la morte ridendo” se si crede alla pubblicità dell’evento circolato sulla pagina facebook di “Tessere del 900”. I “freikorps” furono utilizzati dalla Repubblica di Weimar per reprimere nel sangue i tentativi socialisti rivoluzionari dell’epoca (Lega spartachista e Repubblica bavarese dei Consigli). Il personaggio fu anche esponente della cosiddetta “rivoluzione conservatrice”, fenomeno che in Germania precedette ed anticipò il fenomeno nazista. Von Salomon, per completezza di informazione, fu in seguito condannato per aver preso parte all’assassinio del ministro degli esteri di Weimar, Walther Rathenau.
Domenica 27 ottobre 2019, il giorno prima dell’anniversario della marcia su Roma, “Tessere del 900” organizzava, sempre al Salone dei Mosaici, un convegno dal titolo “Diciannovismo e Socialismo Nazionale”, relatore Fernando Volpi, poiché, come si legge in un post della pagina Facebook dell’associazione datato 24 ottobre “nella vita delle nazioni ci sono anni che non possono essere facilmente relegati in un angolo della loro storia o, ancor peggio, dimenticati. Per l’Italia, il 1919 è uno di questi. Esso rappresenta il compimento dell’unificazione nazionale e la nascita di un’Italia nuova”.
Occorrerà qui dire che il relatore, Fernando Volpi, è un ex aderente a Fiamma Tricolore e Fronte Sociale Nazionale, nonché cofondatore di Unione per il Socialismo Nazionale, di cui è vicepresidente, una formazione neofascista che si pone sul terreno del cosiddetto “fascismo di sinistra”, recuperando l’eredità del primo fascismo, ovvero dello squadrismo e del diciannovismo, nonché della repubblica di Salò durante la seconda guerra mondiale.
Nel novero di iniziative tese a legittimare in qualche modo il passato regime fascista, va ricordato il post datato 6 gennaio 2024 e pubblicato sulla pagina facebook dell’associazione, riproducente un manifesto del 1930 (quello posto qui a lato) per celebrare la cosiddetta “Befana fascista”.
La mielosa didascalia scritta dall’associazione a corredo dell’immagine chiaramente propagandistica, ci assicura che “il giorno della Befana veniva celebrato da molte categorie commerciali e professionali per raccogliere doni da destinare ai bambini delle famiglie più povere. Nel 1928 Augusto Turati istituì la Befana Fascista arrivando a raccogliere più di un milione di pacchi dono, in seguito divenne Befana del Duce e la tradizione continuò anche dopo la caduta del fascismo”. Che gentili i fascisti che pensarono ai virgulti della patria… salvo proibire ai loro genitori poveri e fruttati di scioperare per un salario decente.
Una cosa però non è del tutto chiara: l’associazione dice che la “befana fascista” è una tradizione che è continuata anche dopo la liberazione dal nazifascismo. Continuata da chi? La nebbia si dilegua quando un certo Gastone Proli commenta il post dell’associazione: “Noi del M.S.I. a Forlì l’abbiamo fatta fino al 1993″. Commento che viene subito gratificato da un “mi piace” da parte di “Tessere del 900”.
Tra parentesi, quel Gastone Proli, consulente finanziario ultrasettantenne, non è uno sconosciuto: è stato segretario provinciale An-MSI di Forlì prima della svolta di Fiuggi e più recentemente candidato da Fratelli d’Italia per il consiglio comunale alle elezioni del 2019, a sostegno dell’attuale sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini. Nel 2010 aveva fatto parlare di sé per un necrologio dedicato al 65° anniversario della morte di Benito Mussolini avvenuta il 28 aprile 1945, pubblicato a sue spese sul Resto del Carlino.
Per finire questa carrellata di iniziative nettamente collocate, anche se ce ne sarebbero molte altre da rilevare, non potevamo non citare l’iniziativa organizzata da “Tessere del 900” con lo scrittore Marco Petrelli che, il 12 maggio 2023, presentava al Salone dei Mosaici il suo libro “Un bell’alpino, un grande aviatore. Italo balbo fra gli Alpini e l’Aeronautica”, dedicato all’efferato capo dello squadrismo ferrarese e quadrumviro della marcia su Roma. Il libro, pubblicato da Eclettica Edizioni, è scritto assieme al generale di squadra aerea dell’Aeronautica, Giorgio Baldacci, e al generale di brigata dell’Esercito, Alessandro Pinelli. Anche qui dei generali, come Vannacci… e il cerchio si chiude.
Ma purtroppo non è finita qui. Oltre alle presentazione di libri, ci sono altre iniziative da ricordare.
Meritevole di attenzione è che “Tessere del 900” ha contribuito a realizzare la mostra “il paese dei Mussolini”, nel settembre 2020, a Predappio, alla casa natale del noto pelatone. La mostra è stata curata assieme al già ricordato Franco Moschi.
Per i 700 anni dalla morte di Dante, nel 2021, ha invece potuto beneficiare del patrocinio del Comune di Ravenna, per l’organizzazione di un ciclo di conferenze sulla figura del sommo poeta.
Sempre “Tessere del 900” con il Comune di Predappio e il patrocinio del Comune di Forlì, a luglio 2021 inaugurò una mostra sul culto di Dante durante il ventennio fascista, curata dal solito Franco Moschi e dal presidente dell’associazione, Piero Casavecchia.
Uno di questi incontri su Dante, che si sono distinti per il tentativo di dare al poeta una connotazione di parte, ovvero un’interpretazione nazionalistica di precursore del fascismo, ha visto lo scrittore di destra, Marcello Veneziani, presentare il suo libro “Dante Nostro Padre” il 2 settembre 2021, proprio al Salone dei Mosaici. Un altro incontro è quello svolto il 21 giungo 2021, dal pomposo titolo “L’idea imperiale di Dante”, alla presenza del medievista Franco Cardini e di Adolfo Morganti, proprietario delle già ricordate edizioni “Il Cerchio” di Rimini, quelle che hanno rieditato il libraccio del generale Vannacci, e fondatore dell’Associazione Culturale Identità Europea. La location? Sempre al Salone dei Mosaici.
Anche il presidente del comitato scientifico di “Tessere del 900”, Ivan Simonini, ex assessore ravennate alla Pubblica istruzione dal 1988 al 1991 nell’allora giunta del sindaco Mauro Dragoni, del Partito Comunista, ed oggi a capo della casa editrice Il Girasole di Ravenna, è un entusiasta dantista.
Le Edizioni del Girasole di Simonini, che si occupano di storia ravennate, di arte e di mosaici nelle opere pubblicate, hanno però tra gli altri lavori dati alle stampe i “radiodiscorsi” di Ezra Pound, la biografia “Mari e cieli di Balbo” e il “Testamento” di Francesco Balilla Pratella.
È da ricordare che fu proprio per iniziativa di Simonini e delle Edizioni del Girasole se nel 1994 vennero ripuliti i mosaici di età fascista esposti nella Casa del Mutilato. E non va ignorato che al Salone dei Mosaici la casa editrice ha inoltre dedicato un apposito libro.
Autore di vari libri, uno del Simonini pubblicato col Girasole si chiama “Mussolini lettore di Dante”, dove l’autore mostra un giudizio molto positivo sull’apporto del regime alle arti e allo sport, e soprattutto… alla memoria di Dante. Perché, per Simonini, Dante è stato anche dei fascisti – scrive che Mussolini ne era anzi un intimo ammiratore – e “de-fascistizzarlo” secondo suo modesto parere sarebbe impossibile, anzi una violenza operata sulla memoria storica. Vergognarsi dell’italica storia fascista sarebbe per Simonini “vacuo moralismo” perché, come si legge nel suo libro, “la parte giusta della storia esiste solo per chi non vede al di là del proprio naso”. Insomma, per Simonini la dittatura fascista ha fatto anche cose buone, tra cui lo studio e la conservazione dell’opera dantesca …e qui potremmo rispondere che già le nostre nonne dicevano che anche un orologio rotto segna l’ora esatta due volte al giorno. In quanto alla “parte giusta della storia”, la pensiamo ben diversamente dal Simonini. Proprio di fronte alla storia, c’è il fatto incontrovertibile che il fascismo ha rappresentato la parte sbagliata.
Comunque sia, sull’uso e sulla revisione della cultura e della memoria storica da parte delle ideologie politiche occorre dire due parole in più. La fissazione della destra per Dante non è nuova. L’uso retorico e propagandistico che fece il fascismo della sua figura e della suo opera ci ricorda come anche il ruolo della cultura, e la sua manipolazione, può avere un posto fondamentale (e pericoloso) nella legittimazione del potere. E che l’acculturazione, ancor più se indotta da un potere totalitario che la usa come vettore di indottrinamento, non va di pari passo con la formazione di un’etica morale.
Fu D’annunzio, per esempio, a riportare in auge dalla prosa dantesca la parola “duce”, poi riutilizzata dal fascismo. Questa strumentalizzazione novecentesca del personaggio dantesco ebbe anche risvolti più materiali. Ancor prima della scalata al potere di Mussolini, dato che parliamo di Ravenna e visto che in città è sita la tomba del poeta fiorentino, è utile ricordare che il 12 e 13 settembre 1921 gli squadristi ferraresi e bolognesi guidati da Italo Balbo e Dino Grandi, con la scusa di partecipare alle celebrazioni del sesto centenario della nascita di Dante, devastarono la Camera del Lavoro di via Matteucci e varie sedi di organizzazioni politiche e operaie. In questo assalto fece la sua prima comparsa, tra gli squadristi intervenuti, la camicia nera, che venne poi adottata come uniforme dall’intero movimento fascista su base nazionale. Altro triste primato della Romagna.
Ma torniamo a questo punto a Vannacci: uno che nel suo libro se la prende con gay, ambientalisti, femministe, animalisti, transgender, poveri, “delinquenti etnici”e multiculturalismo; uno che scrive “cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione”; uno che afferma che la cerimonia fascista che ogni estate viene organizzata a Ravenna dagli Arditi d’Italia per celebrare la ricorrenza della morte del gerarca Ettore Muti “è legale, legittima, e tutte le persone che vogliono la possono celebrare”; uno che arriva a scrivere che sull’autobus fingeva di perdere l’equilibrio per poggiare la mano su quella dei neri e capire se la loro pelle fosse più o meno rugosa di quella dei bianchi; uno che scrive della pallavolista Paola Egonu che ha “tratti somatici che non rappresentano l’italianità”…
Insomma, questo per dire che con la presentazione di questo fiotto di vomito rabbioso contro l’alterità sociale, “Tessere del 900”, questa associazione di persone eleganti bene inserite nella società ravennate, dalle entrate economiche ragguardevoli, che si trastullano tra aperitivi e presentazioni di libri apologetici sul fascismo, ha dato prova una volta di più di quale “cultura” si propone di rievocare e salvare dall’oblio: quella contro le minoranze, contro chi fugge dalle guerre e dalla povertà, contro chi chiede più diritti alla società e meno discriminazioni. Quella “cultura” che si lamenta perché “la parola patria è stata sostituita dalla parola diritti”, come scrive Vannacci nel suo libro. La cultura appunto – se di cultura si può parlare – che è sempre stata quella del fascismo: dio patria e famiglia (una famiglia bianca, eterosessuale e possibilmente con la donna sottomessa all’uomo).
Il “fenomeno” Vannacci, non sappiamo quanto spontaneo o costruito, serve oggi per dare un’altra sferzata di destra alla cosiddetta “cultura” popolare. Vediamo che in molti si sentono incoraggiati da libri come quelli di Vannacci ad esprimere pensieri razzisti, omofobi o antifemministi che in qualche modo prima tenevano per sé. Oggi invece questo tipo di discorsi sono stati completamente sdoganati. Non ultimo, il fatto che a questi libri e a queste idee sia data una cornice apparentemente rispettabile, come è quella del Salone dei Mosaici, non può che contribuire a tutto ciò.
Leggendo le interviste al generale si può entrare nel ragionamento di Vannacci e dei suoi estimatori. A proposito dell’obbedienza cieca all’autorità citiamo a titolo di esempio questa perla, che sa tanto di darwinismo sociale: “Sia nelle società democratiche che nelle dittature c’è chi guida e chi segue la guida: e in natura, che è selettiva e non etica, se non si seguono gli insegnamenti impartiti dalla famiglia si muore”. Piccolo particolare, noi non viviamo (o non vorremmo vivere) nella giungla sociale idealizzata da Vannacci, dove si segue sempre il branco e vince sempre il più forte. Anche perché questo modo di intendere l’evoluzione naturale non è nemmeno corretto, ed è ormai assodato dagli studiosi del comportamento animale, dagli etologi e dagli antropologi che il fattore determinante per l’evoluzione non è tanto quello della competizione, quanto quello della cooperazione tra individui.
Di fronte alla constatazione che esistono nella società delle ingiustizie polito-sociali, il ragionamento di Vannacci è chiaro quanto semplice: “bisogna pretendere che ogni individuo dia il suo contributo alla società, e non aspettarsi che la società elargisca diritti”, dato che, secondo questo modo di ragionare, “non possiamo pensare che la società si basi sull’uguaglianza fisica di tutti”. L’apparente ideologia meritocratica del generale, che dovrebbe basarsi sulla parità di opportunità sociali inesistenti allo stato di fatto, e che al contrario si basa sulla necessità di un governo elitario che faccia valere il suo credo anche con la forza contro gli strati sociali più deboli e gli individui recalcitranti, non fa altro che riconfermare la validità dell’organizzazione economica attuale, dove “chi non ce la fa” viene abbandonato a sé stesso, gettato come scarto inservibile. I poveri, qualsiasi colore della pelle abbiano (ma se non sono bianchi, ancor meglio), sono in sintesi l’obiettivo di questo ragionamento, che è prima di tutto intento politico e quindi non solo opinione. La guerra ai poveri non è cominciata con Vannacci, ma senza alcun dubbio questi ne condivide i postulati di fondo.
Non è una gran sorpresa che alle presentazioni di cotanto becerume ideologico, in diverse parti d’Italia ci siano state delle proteste. In alcuni casi queste sono riuscite ad impedire la presentazione del libro. In altri casi invece i fan di Vannacci hanno usato la forza contro chi stava contestando il loro idolo, come a Piacenza, dove il 20 dicembre scorso un gruppo di neofascisti ha ferito a cinghiate un manifestante.
L’associazione “Tessere del 900” e le iniziative organizzate al Salone dei Mosaici rappresentano in maniera inequivocabile un’espressione di nostalgismo del fascismo, inteso non soltanto come struttura di gestione del potere – dal controllo della cultura e delle arti, alla supervisione della comunicazione e del linguaggio, passando per l’uso strumentale dello sport e per la pomposità dell’architettura ufficiale – ma anche come modello valoriale di supposte virtù che, per quanto ci riguarda, reputiamo inaccettabili e mortifere. Anche se dissimulato dietro un apparente bon ton, aperitivi fashion e abiti distinti, questo nostalgismo non è poi così diverso da quello dei buffoni in camicia nera e fez che ogni anno accorrono in pellegrinaggio alla tomba e alla casa natale del pelato di Predappio o che si recano a visitare gli altri luoghi del ricordo fascista come la Rocca delle Caminate, Villa Carpena, lo studio di Arnaldo Mussolini a Mercato Saraceno e altri simili che si trovano in Romagna.
Per la cronaca, dopo l’ospitata del generale Vannacci, ci sono state dimissioni a catena nel comitato scientifico di Tessere del 900, ovvero il team di “esperti” e studiosi collaterale all’associazione, che si sono domandati: che c’entra Vannacci con il mosaico e la storia del 900? Probabilmente una domanda tardiva, viste le iniziative organizzate in questi anni, che già parlavano chiaro sul percorso intrapreso. Si tratta del professore del campus ravennate dell’Alma Mater di Bologna, Alberto Giorgio Cassani, docente di storia dell’architettura, e del critico d’arte ed ex direttore del MAR, Claudio Spadoni, che in disaccordo con l’iniziativa hanno deciso di rendere nota la loro decisione con una mail al presidente del comitato scientifico, Ivan Simonini, che ha invece deciso di difendere l’iniziativa con Vannacci, paragonando il generale all’Umberto Eco della destra. Queste le dirette parole di Simonini: “Io non ero contrario quando la cosa è venuta fuori, perché se uno si toglie gli occhiali ideologici, si accorge che la storia funziona per cicli. Negli anni ’70 ci fu un boom editoriale di Umberto Eco, cultura di sinistra, con “Il nome della rosa”. Poi ci fu quello di Susanna Tamaro, cultura di centro. Adesso c’è il boom editoriale della cultura di destra e il fatto che il personaggio che incarna questa cosa sia un generale è irrilevante. È il boom editoriale della cultura di destra”. “Non si può definire una sciocchezza questo libro che in pochi mesi ha venduto 300-400 mila copie”, dice Simonini, esagerando tra l’altro le vendite del libro.
Come a dire che anche la cultura, quella con la C maiuscola, si deve adattare ai tempi che corrono e lasciarsi condizionare dalle mode del momento… non si sa mai che i politici di destra chiudano i rubinetti dei finanziamenti alle associazioni culturali non perfettamente allineate.
Dei cinque componenti del comitato scientifico, Emanuela Fiori, docente di storia dell’arte moderna, pur esprimendo disappunto per l’iniziativa con Vannacci, ha deciso di rimanere in carica assieme alla Prof.ssa Beatrice Buscaroli e ad Ivan Simonini.
Il presidente di “Tessere del 900”, Piero Casavecchia, ne ha approfittato per irridere i suoi due ex amici che se ne sono andati sbattendo la porta, affermando di essere alla ricerca di figure sostitutive “di spessore culturale, ma soprattutto dotate di un’apertura mentale nei confronti del pensiero non conformista”.
Addirittura, nei commenti ad un post pubblicato dalla pagina Facebook di “Tessere del 900”, datato 15 dicembre, che riporta la notizia delle dimissioni di Cassani e Spadoni, chi gestisce il profilo social dell’associazione ha voluto precisare che “non stiamo affondando, anzi andremo avanti più spedirti senza zavorra, ma la frase di Majakovskil è azzeccata”. La frase dell’artista sovietico a cui allude il commento è questa: “In una nave che affonda gli intellettuali sono i primi a fuggire subito dopo i topi e molto prima delle puttane”. Che è infatti riportata integralmente in un altro commento da un follower.
Il consiglio dell’Associazione ha in seguito annunciato, il 19 febbraio 2024, di aver approvato il nuovo comitato scientifico dell’Associazione Culturale Tessere del 900: come presidente è stato riconfermato Ivan Simonini, come componenti Beatrice Buscaroli ed Emanuela Fiori e ha nominato come nuove componenti Francesca Barbi Marinetti e Silvia Pegoraro.
Concludiamo questa disamina che è già fin troppo ampia, ponendoci infine una domanda. Ma quel Andrea Folicaldi che risulta essere uno dei vicepresidenti dell’associazione “Tessere del 900”, e che è stato anche candidato a settembre 2021 per la lista civica “Ravenna s’è desta” a sostegno della candidatura a sindaco di Veronica Verlicchi de La Pigna, non è per caso lo stesso Andrea Folicaldi che risulta componente, assieme al camerata Gregor Ferretti, del gruppo folk di estrema destra Ravenna Mea Lux che nel 2002 diede alle stampe l’album “Il Vento Sulle Ali”, registrato allo Stereosonika Custom Studio di Forlì e distribuito da Ferlandia, il negozio di souvenir fascisti di Predappio?
Il credo dei Ravenna Mea Lux è ben esplicato all’interno dei testi delle loro canzoni. Vediamo uno di questi testi, da un brano dal titolo La Fenice: “Qualcuno dice è una pazzia, meglio non rischiare ma noi non lo ascoltiamo, continuiamo a lottare e gridare fieri la nostra fede nera! Il nostro braccio è alzato e teso verso una luce accecante di speranza e volontà sempre con gran serenità”. Un’altro brano invece, chiamato La Voce di Massimino, è dedicato a Massimo Morsello, militante dei NAR e fondatore di Forza Nuova. Un’altra canzone ancora, dal titolo Ho compreso, Ho ferito, Ho creduto, afferma: “Chi sono io lo so, camicia nera! Chi sei tu, non saluti più? Ogni sera al tramonto a tomba Mussolini spero un giorno di rivedere i sorrisi dei bambini! Sono forte, sono fiero non rinnego l’impero! Ho compreso ho ferito sono morto ma ho combattuto!…”.
Beh… anche noi sappiamo chi sono, come lo sanno loro. Fascisti.
Indirizzi di riferimento:
Salone dei Mosaici
Via IX febbraio,1, 48121 Ravenna
Sito del Salone dei Mosaici:
https://www.salonedeimosaici.it/
Sito dell’Associazione Tessere del 900:
https://www.tesseredel900.it/
Pagina FB dell’Associazione Tessere del 900:
https://www.facebook.com/tesseredel900/
Gruppo FB degli “amici dell’Ass. Tessere del 900”:
https://www.facebook.com/groups/148837259157766/
Canale youtube dell’associazione Tessere del 900:
https://www.youtube.com/channel/UCq52yxYOft7-Da2IQWGMC9A
FONTI:
https://www.romagnauno.it/ravenna/apertura-del-salone-dei-mosaici/
https://it.wikipedia.org/wiki/Casa_del_Mutilato_(Ravenna)
https://www.ilrestodelcarlino.it/ravenna/cronaca/la-pigna-si-allea-con-italexit-8d90e903
https://www.ilprimatonazionale.it/approfondimenti/mosaici-ravenna-81225/
https://www.ilrestodelcarlino.it/ravenna/cronaca/sgarbi-in-visita-ai-mosaici-del-ventennio-e738f43b
http://www.salonedeimosaici.it/presentazione-del-libro-la-battaglia-del-grano/
https://www.ravennaedintorni.it/societa/2023/06/05/ucraina-fausto-biloslavo/
https://mailchi.mp/6cca9c16686e/auguri-da-tessere-del-13844131
https://piunotizie.it/edoardo-bucci-a-cio/