MSI a Rimini, una storia tutta da scrivere

Pubblichiamo qui gli articoli scritti da Paolo Zaghini per chiamacittà che ripercorrono la storia del Movimento Sociale Italiano riminese e le sue evoluzioni. 

MSI a Rimini, una storia tutta da scrivere – 1

23 Novembre 2022 / Paolo Zaghini

 

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, è da alcune settimane il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana alla guida di un governo di destra (Fratelli d’Italia più Lega più Forza Italia) a seguito della vittoria alle elezioni politiche del 25 settembre 2022.

Giorgia Meloni è una persona intelligente, determinata, una che studia (al contrario di Salvini), ma si porta dietro una eterna incapacità (voluta) di recidere il cordone ombelicale col fascismo oltre che una disastrosa classe dirigente del suo partito, molte volte imbarazzante. Sul secondo punto si veda l’elenco impressionante di questi personaggi redatto da Andrea Scanzi in i “Sfascistoni” (PaperFirst, 2021). Sul primo punto rinvierei al suo libro “Io sono Giorgia. Le mie radici, le mie idee” (Rizzoli, 2021) dove ogni riflessione sul fascismo è accuratamente evitata, nonostante che a pag. 161 scriva: “Roma, Via della Scrofa 39. E’ una mattina di novembre del 2019 (…) arrivo nel mio nuovo ufficio (…) quello stesso ufficio una volta era di Gianfranco Fini e, prima di lui, di Pino Rauti e Giorgio Almirante. Rimango in silenzio, e a un tratto mi rendo conto dell’enorme responsabilità che mi sono assunta. Ho raccolto il testimone di una storia lunga settant’anni”.

1949. Calendarietto del MSI edito dalla Sezione di Rimini

E più avanti: “Io sono di destra. Lo rivendico con l’orgoglio e la dignità con cui si rivendica un’identità, un’appartenenza vissuta”. Giorgia ha vissuto, dai primi anni ’90, la militanza attiva a Roma, nel quartiere della Garbatella, dell’ultimo periodo del MSI-DN di Fini nella organizzazione giovanile del Fronte della Gioventù, il passaggio ad Alleanza Nazionale e poi la sua crisi, sino alla fondazione del suo nuovo partito il 21 dicembre 2012, Fratelli d’Italia.

Nel suo discorso alla Camera per il voto di fiducia al suo Governo ha detto: “Mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici, fascismo compreso, esattamente come ho sempre reputato le leggi razziali del 1938 il punto più basso della storia italiana, una vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre”. Quel “mai” iniziale, alla luce della sua storia giovanile, difficilmente è veritiero, però da quel discorso forse è emersa per la prima volta la voglia di separare due mondi: fuori le nostalgie fasciste, adesione ad un’identità di destra conservatrice. Ma entrambe nel nostro Paese hanno radici comuni. Ha affermato il Presidente dell’ANPI Gianfranco Pagliarulo: “Nascondere la condanna sotto il grande cappello dei totalitarismi del Novecento è un modo per confondere aggrediti ed aggressori, per annacquare le precise responsabilità del fascismo”. Ed il Vice-Segretario del PD Giuseppe Provenzano: “E’ stato importante aver chiarito che non ha simpatie per il fascismo però ha dimostrato una smaccata antipatia per l’antifascismo, matrice della nostra democrazia”.

1951. Tessera del MSI

L’azione del nuovo Governo Meloni è segnato da questo vulnus iniziale, ma dipenderà molto da lei il successo o meno della sua leadership che gli elettori italiano le hanno conferito.

Questa lunga premessa per raccontare la storia del partito di ispirazione neofascista nell’Italia repubblicana, il Movimento Sociale Italiano (MSI). Una storia per molti anni quasi catacombale, nascosta all’interno di piccoli gruppi di militanti, esclusa dagli appartenenti ai partiti dell’arco costituzionale. I cui voti però spesso sono stati cercati e utilizzati nel corso dei decenni dalla Democrazia Cristiana a supporto di governi centristi o in amministrazioni comunali.

I libri che raccontano le vicende del MSI sono pochissimi. Provo ad elencarne alcuni: Petra Rosenbaum “Il nuovo fascismo da Salò ad Almirante. Storia del MSI” (Feltrinelli, 1975), Piero Ignazi “Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano” (Il Mulino, 1989), Giuseppe Parlato “Fascisti senza Mussolini. Le origini del neofascismo in Italia, 1943-1948” (il Mulino, 2006), Davide Conti “L’anima nera della Repubblica. Storia del MSI” (Laterza, 2013), Marco Tarchi “Esuli in patria: i fascisti nell’Italia repubblicana” (Guanda, 1995). Ci sono poi diversi opuscoli editi dal MSI nel corso dei decenni sulla propria storia, assolutamente assenti da ogni biblioteca pubblica, con la eccezione del volume di Almirante “Il Movimento Sociale Italiano” (Nuova Accademia, 1958). Diverse invece le biografie dedicate a Giorgio Almirante, ma il testo più interessante (pur ricco di aggiustamenti ad usum delphini, ovvero adattato e manipolato pro domo suo) è la sua “Autobiografia di un fucilatore” (Il Borghese, 1973).
Non esiste invece alcuna traccia scritta della storia del MSI nel riminese.

Provo, in rapida sintesi, a tratteggiare in pillole il percorso storico del MSI fra il 1946 e il 1994, sapendo che come in tutte le organizzazioni politiche ci sono state battaglie interne e confronti politici esterni complessi, anche duri, che hanno modificato più volte il corso della storia del partito.

Il Movimento Sociale Italiano (MSI) fu fondato a Roma il 26 dicembre 1946 da undici reduci della Repubblica Sociale Italiana ed ex esponenti del regime fascista: Arturo Michelini, Pino Romualdi, Giorgio Almirante, Giorgio Bacchi, Giovanni Tonelli, Cesco Giulio Baghino, Mario Cassiano, Valerio Pignatelli, Roberto Mieville, Giorgio Pini, Biagio Pace. Una fondazione semiclandestina del partito.

Opuscolo del MSI edito nel 1996 (“1946-1996: cinquanta anni di passione : Movimento Sociale Italiano”)

Scrive Piero Ignazi: “Per più di due anni vi era stato un affastellarsi di iniziative isolate di tipo rivoluzionario-terroristico, contemporaneamente al riattivarsi di legami tra ex camerati e al proliferare di sigle, movimenti, gruppi e, soprattutto, giornali. Questo clima magmatico e contradditorio era il frutto inevitabile della sconfitta. L’incarcerazione, l’esilio o la clandestinità di buona parte della classe dirigente del fascismo aveva infatti privato di guida e orientamento quanti rimanevano legati all’esperienza fascista. Questo mondo di nostalgici oscillava tra due direzioni principali: l’inserimento nella legalità o l’attività clandestina. Fu attraverso lo sviluppo e l’intrecciarsi di queste due modalità che si attuò la ricomposizione politico-organizzativa del neofascismo”.

Determinante fu in quegli anni l’azione di Pino Romualdi (1913-1988), che nonostante la condanna a morte per i fatti di Parma (un eccidio di partigiani nell’estate 1944 mentre era segretario federale di quella città), inflittagli nell’ottobre 1945, si mosse ed agì liberamente in tutta Italia sino al suo arresto nel marzo 1948 quando fu costretto a scontare circa tre anni di galera. Venne considerato il più raffinato e intelligente stratega della Destra nazionale sociale del dopoguerra.

Sin dalla sua costituzione il partito si divise tra un MSI atlantico e disponibile a collocarsi nello spazio della sfera pubblica che la democrazia lasciava aperto agli eredi di Salò (Michelini, De Marsanich, Romualdi) e chi voleva un MSI identitario, terzaforzista e composto quasi in via esclusiva dagli “esuli in patria” (come li chiamò Marco Tarchi nel suo volume) (Almirante e gli esponenti della sinistra sociale).

Pino Romualdi (1913-1988)

In un opuscolo del MSI (“1946-1996: cinquanta anni di passione: Movimento Sociale Italiano”) è scritto: “Nasceva il partito di chi era stato e voleva rimanere fascista”. “Fu l’inizio di un’avventura che qualsiasi osservatore privo di pregiudizi non può non definire eccezionale: un movimento fondato da sopravvissuti agli stermini della resistenza, di già condannati a morte (come Baghino e Romualdi), di persone che per molti anni ancora rischieranno la vita parlando nelle piazze di tutta Italia”.

Primo Segretario fu Giacinto Trevisonno (dal 26 dicembre 1946 al 15 giugno 1947). Giorgio Almirante (32 anni) nel giugno 1947 fu nominato Segretario Nazionale e fu lui a proporre l’adozione della fiamma tricolore come simbolo del partito, tratto dall’emblema degli arditi nella Prima Guerra Mondiale. Nel 1950 lo sostituì Augusto De Marsanich sino al 1954 (che divenne poi presidente del partito sino al 1972) a cui subentrò Arturo Michelini. Dopo la sua morte, il 15 giugno 1969, il Comitato Centrale del MSI il 29 giugno rieleggerà Segretario Nazionale Almirante che lo rimarrà sino ad un anno prima della sua morte, avvenuta il 22 maggio1988. Al Congresso di Sorrento del dicembre 1987 venne eletto segretario Gianfranco Fini, scalzato al Congresso di Rimini del gennaio 1990 da Pino Rauti. Dopo il disastroso risultato elettorale alle amministrative del 1991 (in cui il MSI-DN dimezzò i voti) Rauti si dimise e il comitato centrale rielesse segretario Fini.

Pino Romualdi morì il 21 maggio, Giorgio Almirante il 22 maggio. Il 24 maggio 1988 ci fu un funerale unico dei due capi storici del Movimento Sociale a Piazza Navona a Roma alla presenza di migliaia di persone. Amici e nemici, ma per quarant’anni lavorarono assieme per dar vita ad una forte destra. Senza rinnegare, però, il passato.

Primi anni ’60. Comizio di Pino Romualdi, al microfono

Nel 1956, al 5° Congresso, tenutosi a Milano, Pino Rauti, in rottura con il segretario Michelini, considerato un moderato, uscì dal MSI per costituire Ordine Nuovo. Rientrò nel MSI nel 1969 dopo che Almirante il 10 luglio aveva lanciato un appello, rivolto soprattutto a Ordine Nuovo, “ai camerati che hanno abbandonato il partito”. Una parte dei militanti del movimento, contrari al rientro, insieme al fondatore, nei ranghi del Movimento Sociale Italiano proseguì l’attività. Ma a novembre 1973 il movimento fu sciolto a seguito del processo in cui 30 suoi dirigenti furono accusati di ricostituzione del disciolto Partito Nazionale Fascista, subendo pesanti condanne e lo scioglimento ufficiale a opera del ministro dell’interno Paolo Emilio Taviani.

Nel 1972, a seguito della fusione con il Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica, venne aggiunta nella sigla del partito Destra Nazionale (MSI-DN). Gli iscritti dichiarati (un po’ sommariamente) in occasione di Congressi ammontavano a 30.000 nel 1947 con 2.500 sezioni; negli anni ’50 ca. 500.000 iscritti; nel 1972 451.000 iscritti; nel 1984 382.000 iscritti in 3.180 sezioni; nel 1987 119.000 iscritti in 2.720 sezioni.

Nel 1950 venne fondata la CISNAL, il sindacato neofascista, diretta Giovanni Roberti, deputato del MSI.

Rocca delle Caminate, Anni ’70. Da sinistra, il riminese Sergio Cappelletti, Pino Romualdi, Rachele Mussolini ad una cena

Il Congresso di Fiuggi del 25-27 gennaio 1995 pose fine alla storia del MSI-DN, ultimo partito della Prima Repubblica rimasto in vita, e Fini diede vita alla nuova formazione politica Alleanza Nazionale, già sdoganata nei fatti da Silvio Berlusconi e portata dentro il suo primo Governo dopo le elezioni politiche del 27 marzo 1994.

Rauti (1926-2012), da sempre animatore dell’ala sociale, insieme con alcuni altri esponenti del partito come Giorgio Pisanò e Tommaso Staiti di Cuddia, non accettò questo cambiamento, interpretato come un «disconoscimento» del proprio passato. Il 3 marzo 1995 fondò il Movimento Sociale Fiamma Tricolore. Rauti venne espulso dalla Fiamma Tricolore nell’ottobre 2003 e fondò, nel 2004, il Movimento Idea Sociale.

Il MSI fece la sua prima comparsa nella scheda elettorale del 1948 ottenendo l’1,8% dei voti ed eleggendo 6 deputati e 1 senatore. Sino al 1994, nelle varie elezioni politiche, ottenne mediamente fra il 4,5% e il 5,5% dei voti degli italiani (con un picco nel 1972 del 7,8%, quando elesse 55 deputati e 26 senatori): fra un milione e mezzo e due milioni di preferenze.

22 maggio 1988. Santino funebre di Giorgio Almirante (1914-1988)

22 maggio 1988. Il testo commemorativo sul retro del santino funebre di Giorgio Almirante

Gli italiani al referendum del 2 giugno 1946 scelsero la Repubblica e non la Monarchia, votarono per la elezione dell’Assemblea Costituente (la Democrazia Cristiana conquistò la maggioranza relativa dell’Assemblea con il 35,21%, mentre il Partito Socialista e il Partito Comunista raggiungevano insieme il 39,61%; i tre maggiori partiti ottenevano complessivamente circa il 75% dei suffragi). Le donne furono chiamate per la prima volta al voto. Con quella tornata elettorale gli italiani diedero soluzione alla questione istituzionale ed elessero un’assemblea chiamata a scrivere e ad approvare la nuova Costituzione della Repubblica Italiana (entrata in vigore il 1º gennaio 1948).

L’Assemblea Costi­tuente il 28 giugno 1946 elesse Enrico De Nicola – giurista, esponente della cultura politica liberal-democratica e presidente della Camera dal 1920 al 1923 – a Capo provvisorio dello Stato.

A questi passaggi fondamentali della nascita della Repubblica Italiana le forze neofasciste furono estranee, relegate in un mondo semiclandestino, dentro e dietro una moltitudine di sigle (il Fronte dell’Italiano, il Movimento Italiano di Unità Sociale, il Fronte del Lavoro, Gruppo reduci indipendenti) che si esprimevamo attraverso numerosi giornaletti di scarsa diffusione. Con una forte simpatia da parte di questi gruppi in quegli anni per la formazione dell’”Uomo Qualunque” di Guglielmo Giannini che sostennero nella sua elezione alla Assemblea Costituente nel giugno 1946. Ma la formazione del Movimento Sociale Italiano iniziò la ricomposizione di tutti questi gruppi, consentendo al MSI di partecipare alle elezioni comunali di Roma nel settembre 1947 quando riuscì a eleggere tre consiglieri comunali, che furono pure determinanti nell’eleggere sindaco il democristiano Salvatore Rebecchini.

1990. Tessera del MSI-DN

La cosiddetta “amnistia Togliatti” fu un provvedimento (decreto presidenziale 22 giugno 1946, n. 4) di estinzione delle pene proposto alla fine della Seconda guerra mondiale nella neonata Repubblica Italiana dal Ministro di grazia e giustizia Palmiro Togliatti e approvato dal Governo De Gasperi I. L’emanazione del provvedimento di amnistia e le rapide scarcerazioni di massa provocarono immediatamente vaste reazioni negative nel paese, tra i partigiani, la popolazione comune e le forze politiche.

Il provvedimento fu introdotto in un paese ancora dilaniato dalle conseguenze del conflitto e dalla guerra civile. Il ministro Togliatti presentò il provvedimento di clemenza come giustificato dalla necessità di un “rapido avviamento del Paese a condizioni di pace politica e sociale”. L’amnistia comprendeva i reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico e reati annessi, ivi compreso il concorso in omicidio.

Metà anni ‘80. Rimini. Iniziativa del MSI-DN. Da sinistra, Francesco Barletta con Gianfranco Fini

La XII Disposizione transitoria della Legge Costituzionale, approvata dal Parlamento ed entrata in vigore l’1 gennaio 1948, recita: “E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all’articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista”.

Il 7 febbraio 1948 venne però approvata la cosiddetta “legge di clemenza” su proposta del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giulio Andreotti, che reinserì nei propri ruoli tutto il personale amministrativo del regime fascista che era stato epurato, compresi quelli coinvolti in atti come rastrellamenti ed esecuzioni sommarie.

1–14 gennaio 1990. Rimini. 16. Congresso Nazionale del MSI-DN. Da sinistra, Gianfranco Fini e Pino Rauti. Quest’ultimo scalzò dalla segreteria nazionale Fini

Ma poi il Governo De Gasperi approvò la legge Scelba (legge 20 giugno 1952, n. 645) in attuazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana che, tra l’altro, introdusse il reato di apologia del fascismo. Questa legge sanziona «chiunque fa propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità» di riorganizzazione del disciolto partito fascista, e «chiunque pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche».
Questa legge nei decenni ricevette un’applicazione tale da non mettere mai in dubbio la legittimità del MSI, nonostante in varie occasioni (soprattutto nel corso dei violenti anni ’70, dove un’area grigia tra eversione e legalità fu coltivata a lungo dal MSI) i partiti della sinistra ne chiedessero la sua piena applicazione.

11–14 gennaio 1990. Rimini. 16. Congresso Nazionale del MSI-DN. Da destra, al microfono, Pino Rauti. Poi Gianfranco Fini

Nel prossimo articolo proverò a raccontare degli uomini e delle vicende del MSI riminese.

(nell’immagine in apertura, Giorgia Meloni con Gianfranco Fini, suo mentore in Alleanza Nazionale)


MSI a Rimini, dalla semiclandestinità al salotto buono delle istituzioni – 2

2 Dicembre 2022 / Paolo Zaghini

Non esiste alcun testo, ma neanche articolo, sulla storia del Movimento Sociale Italiano a Rimini. Per scrivere questi articoli ho consultato la raccolta de Il Resto del Carlino, La Provincia, Il Corso, Il Mestolo conservati alla Biblioteca Gambalunga di Rimini. Mi sono avvalso inoltre delle chiacchierate con Sergio Cappelletti, Italo Ricciotti, Gian Luigi (Gianni) Piacenti, Sesto Pongilupi, Gioenzo Renzi, che ringrazio. Naturalmente, come è giusto che sia, quanto scritto è solo responsabilità mia.

Anche a Rimini fra il 1945 e il 1947 agirono piccoli gruppi di neofascisti con attività clandestine, soprattutto di propaganda politica (affissione di manifesti nella notte, diffusione di volantini, scritte sui muri). In questa nebulosa di neofascisti, quando a fine dicembre 1946 nacque il MSI, anche nel riminese (come nel resto d’Italia) il nuovo partito andò a pescare per reclutare i suoi iscritti.

Il 26 dicembre 1946 a Roma veniva ufficialmente fondato il Movimento Sociale Italiano (MSI). Un partito semiclandestino, se è vero che i primi contatti dei fascisti riminesi con il centro romano già ad inizio 1947 avvennero attraverso una casella postale collocata nell’ufficio delle poste in Piazza Cavour. Ad esempio il giovane Sergio Cappelletti (17 anni) scrive a Roma nel gennaio 1947 chiedendo di entrare a far parte del nuovo partito ed allegando per la tessera 50 lire. Gli risponderà con lettera Giorgio Almirante dicendo che i contatti per il momento avverranno solo attraverso comunicazioni inviate alla casella postale 46. Il giovane Sergio, curioso come tutti i ragazzi, per settimane fece la punta fuori dall’ufficio postale per vedere chi era che andava a prelevare la posta dalla c.p. 46. E beccò il “postino”: il geom. Livio Capicchioni, della notissima famiglia dei liutai sammarinesi con bottega in Rimini, che portava il contenuto della c.p. 46 a Celso Battistini (1905-1972), calzolaio, primo responsabile della sezione del MSI riminese dal 1947 al 1949.

Durante la segreteria di Battistini il MSI arrivò a contare una trentina di iscritti, quasi tutti giovani reduci della Repubblica Sociale di Salò. I vecchi dirigenti fascisti del Ventennio rimasti a Rimini non si iscrissero mai al MSI: Ugo Ughi (1908-1956), Dino Pancrazi (1885-1963), Perindo Buratti (1905-1987), Pietro Palloni (1876-1970), per citare solo alcuni dei più noti, anche se qualcuno di loro collaborò ad iniziative e ad attività del partito.

Perindo Buratti (1905-1987)

La prima sede ufficiale del MSI, istituita in occasione delle elezioni politiche del 18 aprile 1948, fu a Piazzetta Carlo Zavagli, per poi trasferirsi nel luglio 1960 in Via Giordano Bruno, ed infine nel 1962 in Via Soardi.
Alle elezioni politiche del 1948, la prima volta che partecipava ad una competizione elettorale dopo la guerra, l’MSI a Rimini prese 394 voti, pari allo 0,93% dei votanti. In tutti gli altri Comuni del Circondario riminese percentuali molto, molto più basse.

Dal 1949 al 1950 segretario della sezione riminese del MSI fu Carlo Nobili, a cui successe, fra il 1951 e il 1953, il prof. Tarcisio Grandi. Dal 1948 al 1952 responsabile dei giovani fu Sergio Cappelletti.

Il primo segretario della sezione missina riminese dal 1947 al 1949 Celso Battistini (1905-1972)

Alle prime elezioni comunali di Rimini nel 1946 i neofascisti, ancora non organizzati, non parteciparono. Alle elezioni del 27 maggio 1951 invece fu presentata la lista del MSI che ottenne 1.328 voti (il 2,93%) ed elesse un consigliere (l’avv. Gianmaria Leone Ricciotti che prese 156 preferenze).

Alle elezioni del 27 maggio 1956 MSI e PLI costituirono assieme la Lista Tricolore che ottenne 2.243 voti (il 4,74%) e 2 consiglieri (uno era il missino Pellegrino Cicognani con 347 preferenze). Ma quel Consiglio Comunale non si insediò mai (i due schieramenti avevano ottenuto entrambi 20 consiglieri e si neutralizzarono a vicenda), le elezioni furono ripetute l’anno successivo, il 31 marzo 1957, dove il MSI si presentò da solo non eleggendo alcun consigliere (aveva preso 999 voti pari al 2,12%).

Aprile 1948. Miramare. Primo comizio pubblico del MSI riminese. Da sinistra, Sergio Soatin, avv. Angelo Cadegà di Bologna, Sergio Cappelletti, Gianmaria Leone Ricciotti

Alle elezioni del 23 aprile 1961 il MSI ottenne 2.126 voti (pari al 3,89%) ed elesse un consigliere (l’avv. Cleto Cucci con 313 preferenze). Il 9 maggio 1965 il MSI ottenne 1.347 voti (il 2,07%) e non elesse alcun consigliere. Il 7 giugno 1970 il MSI ottenne 2.895 voti (il 3,88%) ed elesse un consigliere (Sergio Cappelletti con 307 preferenze).

Il 15 giugno 1975 il MSI-DN prese 3.932 voti (il 4,6%) ed elesse due consiglieri (Stefano Bascucci e Oronzo Zilli). L’8 giugno 1980 il MSI-DN prese 3.611 voti (il 4,04%) e confermò due consiglieri (Francesco Barletta e Cleto Cucci). Il 12 maggio 1985 il MSI-DN prese 4.926 voti (il 5,18%) e confermò ancora due consiglieri (Francesco Barletta e Gioenzo Renzi). Il 6 maggio 1990 il MSI-DN ottenne 3.811 voti (3,91%) e due consiglieri (Gioenzo Renzi e Oronzo Zilli). Il 23 aprile 1995 Alleanza Nazionale prese 12.999 voti (il 13,65%) ed elesse cinque consiglieri (Stefano Bascucci, Guerrino Mosconi, Vito Antonio Murgida, Luca Ventaloro, Oronzo Zilli).

Negli altri comuni del Circondario il MSI elesse consiglieri molto tardi, a partire dalla metà degli anni ’80, con l’eccezione di Riccione. In questo ultimo Comune il 27 maggio 1956 una Lista Cittadina (PNM-MSI-Ind.) con il 4,86% dei voti elessero un consigliere (Italo Giusti). Questi fu confermato il 31 ottobre 1960 nella lista del MSI che prese il 3,64% dei voti. Poi dalle elezioni del 22 novembre 1964 a quelle del 12 giugno 1985 (per cinque volte) fu eletto Elias Speroni (nel 1985, assieme a lui, fu eletto anche Giancarlo Barnabè con il MSI-DN che ottenne il 4,89% dei voti). Il 6 maggio 1990 il MSI-DN prese il 2,80% ed elesse un consigliere (Giancarlo Barnabè). Il 23 aprile 1995 Alleanza Nazionale ottenne il 15,01% ed elesse cinque consiglieri (Filippo Airaudo, Antonia Barnabè, Giancarlo Barnabè, Arturo Florio, Stefano Muccioli).

18 aprile 1963. Articolo promozionale per Cleto Cucci del MSI per le elezioni politiche del 28 aprile 1963 sul periodico “La Provincia” diretto da Flaminio Mainardi

Negli altri Comuni: a Bellaria-Igea Marina il MSI-DN ottenne un consigliere solo nelle elezioni del 15 maggio 1985 con il 3,03% dei voti (Sergio Bianchi). Lo stesso a Cattolica: nel 1985 con il 3,65% il MSI-DN elesse un consigliere (Maurizio Martucci). Pure a Santarcangelo di Romagna: nel 1985 con il 3,02% il MSI-DN elesse un consigliere (Daniele Apolloni). Lo stesso a San Giovanni in Marignano il MSI-DN nel 1985 con il 5,19% dei voti elesse un consigliere (Giancarlo Bombardi, dimessosi il 27 giugno 1987 e sostituito da Silvio Renzoni). In tutti gli altri Comuni (Coriano, Misano Adriatico, Mondaino, Montecolombo, Montefiore Conca, Monte Gridolfo, Montescudo, Morciano di Romagna, Poggio Berni, Saludecio, San Clemente, Torriana, Verucchio) il MSI non elesse mai, tra il 1947 e il 1994, alcun consigliere.

Per il Consiglio provinciale di Forlì il MSI elesse, sempre nel seggio di Rimini 1 (il centro storico della Città), il 12 giugno 1966 con il 2,59% dei voti un consigliere (Sergio Cappelletti), ma questo consiglio non si insediò mai. Alle elezioni del 7 giugno 1970 il MSI, con il 3,37%, elesse un consigliere (l’avv. Gianfranco Gagliani), il 15 giugno 1975 il MSI-DN con il 3,82% confermò un consigliere (Italo Ricciotti), l’8 giugno 1980 il MSI-DN con il 3,40% elesse un consigliere (Sergio Cappelletti) che confermò alle elezioni del 12 maggio 1985 (con il 4,65% dei voti), il 6 maggio 1990 con il 3,31% il MSI-DN elesse un consigliere (Domenico Barletta).

14 febbraio 1965. Il Segretario del MSI riminese Sergio Cappelletti alla 2.a Assemblea Federale dell’organizzazione giovanile del MSI, la Giovane Italia, presieduta dal suo segretario Giovanni Minguzzi

Nel Comitato Circondariale di Rimini il 4 settembre 1986 furono eletti tre consiglieri del MSI-DN (Monica Arcangeli di Cattolica, Claudio Di Lorenzo di Bellaria-Igea Marina, Giuliano Masini di Rimini); il 24 luglio 1989 furono due i consiglieri eletti (Giancarlo Barnabè di Riccione, Sergio Soatin di Rimini); il 18 settembre 1990 fu eletto un solo consigliere del MSI-DN (Maurizio Martucci di Cattolica).

Alle elezioni dell’8 giugno 1980 per i Consigli di Circoscrizione del Comune di Rimini il MSI-DN elesse otto consiglieri (Roberta Cappelletti e Giovanni Pulito al quartiere 1, Arnaldo Bertolini al quartiere 2, Sergio Soatin al quartiere 3, Nestore Crocesi al quartiere 4, Vito Antonio Murgida al quartiere 5, Mario Pensieri al quartiere 6, Cleto Cucci al quartiere 8). Alle elezioni del 12 maggio 1985 il MSI-DN elesse 11 consiglieri (Pier Paolo Jommi e Gianmaria Leone Ricciotti al quartiere 1, Luca Ventaloro al quartiere 2, Daniele Pozzi al quartiere 3, Sergio Bianchi al quartiere 4, Rita Casci al quartiere 5, Nicola Pavani al quartiere 6, Cleto Cucci al quartiere 7 a cui subentrò il 6 giugno 1986 Ornella Samorini, Mario Penserini al quartiere 8, Ofelia Della Bella al quartiere 9, Nicola Pavani al quartiere 10). Alle elezioni del 6 maggio 1990 il MSI-DN elesse 6 consiglieri (Gianmaria Leone Ricciotti al quartiere 1 sostituito per morte il 23 settembre 1992 da Margherita Reda, Luca Ventaloro al quartiere 2, Artidoro Cingolani al quartiere 3, Massimo Murgida al quartiere 4, Claudio Dau al quartiere 5, Carlo Lisi al quartiere 6).

Alle elezioni per il Consiglio regionale il MSI-DN, fra il 1970 e il 1994, non elesse alcun consigliere.
Sergio Cappelletti, su “La Provincia” del 2 maggio 1963 (dopo le elezioni politiche del 28 aprile 1963) a proposito degli elettori missini scriveva: “Ringrazio i 2.684 elettori riminesi della ‘Fiamma’ che hanno saputo resistere alle pressioni massicce, alla vera e propria valanga della propaganda avversaria che se ha sommerso quella modestissima del nostro Movimento, non lo ha minimamente intaccato. Resistere, anzi progredire, in simili condizioni è eroico. Ciò significa che la base elettorale del MSI è composta da donne, uomini e giovani di Fede, che credono”.

15 maggio 1970. Sergio Cappelletti nella sua tipografia ERRECI in Via Duca degli Abruzzi (Archivio Fotografico della Biblioteca Gambalunga di Rimini, fondo Minghini)

Superati i primi anni di esistenza, vi fu poi un periodo di assestamento, assai turbolento, nella vita del MSI riminese fra il 1953 e il 1957, con la segreteria del prof. Angelo Ceccaroli (1916-2006). Risultati elettorali deludenti inoltre privarono il partito in quegli anni di ogni rappresentanza istituzionale nel Consiglio Comunale di Rimini.

Il 19 maggio 1957 si era svolto il Congresso di Sezione del MSI riminese. Ceccaroli fece “una rassegna di lotte politiche sostenute dal Movimento in una zona quanto mai difficile ed in un ambiente cittadino politicamente abulico, vera eccezione questa alla tradizionale sensibilità politica della gente di Romagna” (da “Il Popolo Italiano” del 22 maggio 1957). E concluse ringraziando i suoi più diretti collaboratori: “i Camerati Primo Guidi, Mariotti, Dino Pancrazi, Mario Bezzi, Cleto Cucci, Sergio Cappelletti, Pellegrino Cicognani”.

Anni ’80. Rimini, Grand Hotel, ad una cena del “Pio Manzù”. Da sinistra, Clelia Guazzetti in Cappelletti, Sergio Cappelletti, Gerardo Filiberto Dasi

Il Congresso elesse nuovo segretario Sergio Cappelletti (1930- ) (che lo rimase sino al 1968). Nel 1957 venne istituito il Comitato Circondariale del MSI e nel 1958 la Direzione Nazionale romana riconobbe a Rimini lo status di federazione autonoma, distaccandola da Forlì (così come stava accadendo per tutti gli altri partiti), con il sostegno del membro dell’Esecutivo Nazionale, il bolognese Franz Pagliani. Il Segretario riminese divenne a questo punto il Segretario Federale. In quegli anni in tutti i comuni il MSI si era dato una propria organizzazione (tranne che a Montescudo).

Oronzo Zilli (1939-2011) (da Il Corriere di Romagna del 31 maggio 1980). Era entrato in Consiglio Comunale a Rimini il 15 giugno 1975. L’8 giugno 1980 non fu rieletto

Nel 1958 il MSI riminese tenne il suo primo Congresso. 240 erano gli iscritti nel Riminese.
Per Statuto il Congresso eleggeva il Segretario, che a sua volta nominava il Direttivo, la Commissione Disciplina e il collegio dei revisori dei conti. Un partito dunque fortemente centralizzato.

La segreteria di Cappelletti schierò la Federazione riminese a favore della corrente di Pino Romualdi che voleva un partito atlantico, moderato e non nostalgico, in grado di intercettare non solo il voto dei fascisti, ma anche quello di una più ampia fascia di opinione pubblica moderata e nazionalista. Cappelletti era entrato nel Comitato Centrale nazionale del MSI al 5. Congresso svoltosi a Milano nel novembre 1956 in quota alla corrente di Romualdi (e vi rimase sino al Congresso di Fiuggi nel 1995, quando nacque Alleanza Nazionale).

Tessera 1958 del MSI, la prima che porta il timbro della nuova Federazione riminese, autonoma da Forlì

La battaglia interna a Rimini fra i sostenitori di Romualdi e gli altri, fu con Cleto Cucci (probabilmente l’uomo politico missino più importante fra gli anni ’50 e ’60) e Giuseppe Pasquarella, sostenitori di Almirante, e dagli anni ’80 con Gioenzo Renzi (membro del Comitato Centrale) e Roberto Gabellini sostenitori di Pino Rauti.

Nell’aprile 1963 sul “Bollettino interno d’informazioni”, organo interno della Federazione forlivese del MSI, riservato ai soli iscritti, apparve un articolo intitolato “Rimini è in gamba” dove si affermava che “Rimini è una delle migliori Federazioni d’Italia”. E proseguiva: “la nostra Provincia, con ben due Federazioni così attive sul proprio territorio, si è ulteriormente imposta all’ammirazione di tutti nel seno del nostro Partito”. E la Federazione missina di Rimini fu per diversi decenni una realtà importante del MSI, con diversi riminesi eletti negli organismi nazionali (Cappelletti, Gian Luigi (Gianni) Piacenti, Renzi, Italo Ricciotti).

Aprile 1963. Forlì. Bollettino Interno d’Informazioni del MSI. Qui comparve l’articolo “Rimini è in gamba”

Dopo Cappelletti alla segreteria provinciale per alcuni mesi vi fu il riccionese ing. Elias Speroni (1923-2000), poi sostituito da Italo Ricciotti, altro romualdiano, in carica dal 1968 al 1976.

Nel corso degli anni ’70 si imposero alla direzione del partito, affiancando o in contrasto con Cappelletti che comunque rimase anche dopo aver lasciato nel 1968 la segreteria, l’uomo-chiave delle scelte politiche locali almeno sino ai primi anni del 2000, Cleto Cucci (1926-2008), Oronzo Zilli (1939-2011), Francesco Antonio Barletta (1929-2020), Italo Ricciotti (1938- ), Giancarlo Barnabè (1944-2001), Gioenzo Renzi (1946- ), Sesto Pongiluppi (1951- ).

6 aprile 1963. Sul periodico fascista “Il Mestolo”, per le elezioni politiche a cui Pino Romualdi era candidato, ricostruisce la sua biografia (vista da destra)

Nel febbraio 1981 il MSI riminese si mobilitò per la raccolta di firme a favore del referendum sulla pena di morte. I consiglieri comunali Francesco Barletta e Cleto Cucci in Consiglio intervennero in maniera assai accesa a sostegno dell’iniziativa del loro partito. Tutte le altre forze politiche votarono però un ordine del giorno fermamente contrario alla pena di morte: “l’impegno contro il terrorismo e la grande criminalità organizzata” non può accompagnarsi “con l’imbarbarimento della repressione”.

A fine 1981 il consigliere provinciale Cappelletti votava nel Consiglio di Forlì un ordine del giorno, assieme a tutti gli altri partiti, con cui si chiedeva l’istituzione della Provincia di Rimini e della Regione Romagna. Dichiarava al “Corriere di Romagna” del 6 dicembre 1981: “Ne ho parlato con Almirante e Romualdi: entrambi sono d’accordo”.

1956. Volantino del PCI su Pino Romualdi. Il PCI produsse per le elezioni del 27 maggio 1956 ben tre volantini di questo tenore su Pino Romualdi. L’alleanza del MSI con il PLI, nella Lista Tricolore (che elesse 2 consiglieri), poteva ribaltare l’esito incerto del risultato elettorale che finì infatti 20 a 20 fra i due schieramenti e le elezioni si dovettero ripetere l’anno successivo. E Romualdi fu il politico che “costruì” la Lista Tricolore

Anche i dirigenti del MSI vissero fra il 1989 e il 1992 la crisi della Giunta Comunale di Rimini con la rottura fra PSI e PCI. Le giunte di pentapartito, nonostante le ripetute avances fattegli dai missini, esclusero ancora una volta gli uomini del MSI-DN dal governo cittadino. Fu soprattutto Oronzo Zilli, rientrato in Consiglio Comunale alle elezioni del 1990, espressione dell’elettorato moderato del MSI, ad impegnarsi, senza successo, per questa possibilità. Cosa che invece non farà poi Berlusconi nel maggio 1994 alla nascita del suo Governo, nominando 4 ministri del MSI-DN (Giuseppe Tatarella, Adriana Poli Bertone, Publio Fiori, Altero Matteoli).

(Nell’immagine in apertura: tessera 1958 del MSI)


MSI a Rimini: “Ne abbiamo date, ma quante ne abbiamo prese!” – 3

7 Dicembre 2022 / Paolo Zaghini

Il Congresso di AN del 24 marzo 2002, all’Hotel Continental di Rimini, finì in rissa, con l’intervento dei poliziotti della DIGOS. In competizione per l’incarico di segretario provinciale, dopo i mesi di commissariamento della Federazione affidata a Italo Ricciotti, Gioenzo Renzi (leader della destra sociale riminese della corrente Storace-Alemanno e sostenuto da Sesto Pongilupi) e Liliana Cingolani (della corrente Gasparri-Berselli e sostenuta da Oronzo Zilli). Il Congresso fu sospeso e annullato. Conseguenza dell’annullamento l’azzeramento degli iscritti, dei circoli, nessun delegato riminese al Congresso di AN di Bologna (4-7 aprile 2002). La nomina di un commissario straordinario nella persona del sen. Alberto Balboni.

25 marzo 2002. Corriere di Rimini. Il Congresso del MSI riminese viene sospeso e poi annullato

Questi eventi portarono il Resto del Carlino, il 27 marzo, a scrivere un pezzo: “AN story. Decenni di litigate e ora la carica dei 40enni” da cui riprendiamo: “Sono storici i litigi nella federazione riminese di AN. Risalgono al MSI e addirittura agli anni ’50. Non c’è mai stata pace, insomma, tra i post-fascisti riminesi, i cui congressi negli anni scorsi, sono stati caratterizzati anche da botte, sedie in testa, manganellate, tra iscritti e dirigenti. Tanto che i fatti avvenuti domenica, dice qualcuno, non sono nulla rispetto al passato. Così come frequenti sono stati i commissariamenti della federazione. Episodi che sono sempre stati dovuti alle lotte tra i vertici delle varie componenti interne, che spesso diventavano però lotte personalistiche”.

Del resto era successo anche al Congresso Nazionale del MSI tenutosi a Rimini dall’11 al 14 gennaio 1990, che registrò lo scontro tra Fini e Rauti, vinto da quest’ultimo che divenne Segretario Nazionale. Il 12 gennaio dovettero intervenire le forze dell’ordine: nel pomeriggio fra i rappresentanti delle due fazioni volarono parole grosse e spintoni e scoppiò la bagarre. La Stampa titolò: “In platea volano schiaffi e pugni. Cento i delegati coinvolti, intervengono alcuni agenti di Polizia”. Ospite del Congresso riminese fu il francese Jean Marie Le Pen.

2006 ca. Gioenzo Renzi. Segretario provinciale del Movimento Sociale Italiano dal 1984 al 1989 e poi di Alleanza Nazionale dal 2003 al 2009, ed ancora di Fratelli d’Italia dal 2012 al 2014

Alla salda maggioranza a Rimini della corrente di Pino Romualdi per vent’anni, garantita dai segretari Cappelletti e Ricciotti, si aprirono poi nella seconda metà degli anni ’70 periodi più turbolenti durante la segreteria dell’almirantiano avv. Giuseppe Pasquarella (1977-1979) o del rautiano Gioenzo Renzi (1984-1989).

Ma al di là del duro confronto politico interno, vorrei riprendere un tema ‘caldo’: quella della violenza politica in città nel corso dei decenni, legata alle attività dei neofascisti riminesi. In un colloquio avuto con Sergio Cappelletti egli ha sostenuto che “nei suoi anni lui riusciva a gestire, e a controllare, la violenza delle sue squadre di giovani. Anche se nel corso degli anni ne abbiamo date, ma quante ne abbiamo prese!”.

8 ottobre 1961. “Rimini Oggi”, periodico della Federazione Comunista riminese. Articolo che racconta i fatti avvenuti a Torre Pedrera nel settembre 1961

Sino alla fine degli anni ’60 gli scontri avvenivano con i militanti comunisti (guidati solitamente dal pugile Elio Ghelfi), con gli ex partigiani (in prima fila sempre “Mazaset”, al secolo Sergio Giorgi), con i giovani comunisti. Possiamo ricordare i tre giorni di scontri in centro città a fine ottobre 1956, con tentativo di assalto alla sede del PCI, durante la rivoluzione ungherese di quell’anno. Gli scontri a Torre Pedrera nei primi giorni di settembre 1961 durante un “convegno di studio” missino all’albergo Punta Nord: ad una prima serata sopra le righe dei giovani fascisti, risposero il giorno dopo gli operai dell’UNICEM di Santarcangelo che spedirono diversi di loro a farsi medicare in ospedale e poi la grande manifestazione degli antifascisti riminesi. Gli scontri avvenuti il 12 dicembre 1964 in occasione della manifestazione di protesta organizzata dal PCI e dal PSIUP contro la visita in Italia del Presidente del Congo Ciombè, con i giovani missini che distribuivano per il Corso volantini in cui c’era scritto: “L’Italia non è il Congo” e proseguiva scagliandosi contro “i cosiddetti amici dei cannibali comunisti congolesi” accusati di “non perdonare a Ciombè di aver chiesto l’intervento dei paracadutisti belgi per salvare dal massacro migliaia di europei, fra cui centinaia di suore e missionari” (Il Resto del Carlino del 13 dicembre 1964 scriveva “Durante la distribuzione dei manifestini missini, nel tratto centralissimo di Corso d’Augusto, nei pressi di Via Soardi (ove hanno sede sia il PCI che il MSI) si sono accesi alcuni rapidi tafferugli fra elementi delle opposte estreme, col volo di qualche scapaccione. Il pronto intervento delle forze dell’ordine ha smorzato sul nascere qualsiasi azione irresponsabile”). Il 13 aprile 1969 in occasione di uno dei tanti comizi di Romualdi (a Rimini era di casa) si forma un corteo non autorizzato guidato dallo stesso Romualdi e dai riminesi Nestore Crocesi e Giuseppe Pasquarella che creerà disordini e scontri in tutto il centro.

23 novembre 1974. “Il Progresso”, periodico della Federazione Comunista riminese. Il cappio esposto nella sede CISNAL in Piazza Tre Martiri

Poi il clima cambierà, in peggio: il crescere del movimento degli studenti, “l’autunno caldo” nelle fabbriche porterà ad un conflitto continuo nella città e nelle scuole fra giovani comunisti, extraparlamentari di sinistra (Lotta Continua in particolare) e le squadre fasciste. Sono le scuole riminesi, per anni, i luoghi dei conflitti pressochè quotidiani. E’ un ininterrotto stillicidio di scontri, di violenze, di denunce. Gli anni ’70 sono violenti non solo a livello nazionale, ma anche nel riminese.

Il Dossier sul neofascismo riminese fra il 1969 e il 1975 pubblicato da “Il Progresso”, quindicinale della Federazione Comunista, n. 6 del 22 aprile 1975 dà conto di molte decine di questi scontri, più o meno gravi. Si va dalle bombe alla sede del PCI di Riccione nell’estate 1969, a quelle dell’agosto 1971 alla caserma di polizia di Bellariva e al Grand Hotel attribuite a giovani dell’estrema destra, alla bomba al Palazzo delle Poste il 16 aprile 1975. Dalle provocazioni come le scritte e le svastiche sui manifesti funebri del giovane segretario della FGCI Loris Soldatinel marzo 1969, al lancio di uova contro la lapide in Piazza Tre Martiri ai combattenti antifascisti il 6 marzo 1973, a quella del 23 e 24 novembre 1974 quando dalla sede del sindacato neofascista CISNAL in Piazza Tre Martiri venne calato un capestro, insulto sfrontato ai tre giovani partigiani Capelli, Nicolò e Pagliarani.

24 novembre 1974. “Il Progresso”, periodico della Federazione Comunista riminese. I fascisti in Piazza Tre Martiri. A sinistra nel cerchietto Gian Luigi (Gianni) Piacenti. A destra nel cerchietto Pietro Cerullo, dirigente nazionale del MSI

La giornata del 24, dopo l’incontro con Pietro Cerullo, dirigente nazionale del MSI, terminò con violenti scontri con gli antifascisti in piazza (Pasquarella fu medicato per ferite al cuoio capelluto guaribili in 15 giorni). Il Resto del Carlino riportava sul numero del 25 novembre 1974: “Ad un tratto, le due opposte schiere sono venute a contatto: sono volati colpi di bastone e di asta di bandiera, sono stati effettuati lanci di bottiglie. Il PCI afferma che lo scontro è stato originato da ‘oltre 40 teppisti’ i quali ‘aggredivano con mazze da baseball, spranghe di ferro e bottiglie i cittadini presenti, alcuni dei quali rimanevano feriti’”. L’on. Cerullo per contro rigettava la responsabilità degli scontri “su folti gruppi di estremisti rossi che armati di fionde, spranghe di ferro, bottiglie e bastoni” avrebbero aggredito i partecipanti alla conferenza quando “essi stavano ordinatamente defluendo”.

24 novembre 1974. “Il Progresso”, periodico della Federazione Comunista riminese. I fascisti in Piazza Tre Martiri. Nel cerchietto l’avv. Giuseppe Pasquarella

Ma ci furono anche episodi più gravi, come le ripetute minacce, pistola in mano, compiute da Roberto Gabellini verso giovani studenti democratici.

I nomi degli squadristi riminesi che ricorrono nelle cronache degli scontri sono sempre quelli, tutti militanti del Fronte della Gioventù e del MSI: Nestore Crocesi, Gian Luigi (Gianni) Piacenti, Sesto Pongilupi, Stefano Bascucci, Angelo Scattagia, Remo Arlotti, Giorgio Jommi, Giuseppe Anelli, Roberto Gabellini, il riccionese Giovanni Faggioli, Sergio Bianchi. Tutti iniziarono ad operare all’interno delle scuole riminesi dal ’68 in poi. Quasi sempre presenti nei momenti caldi della seconda metà degli anni ’70 e degli anni ’80, ma nel frattempo molti di questi erano diventati dirigenti politici del MSI, eletti nei Consigli Comunali, non più semplici picchiatori.

1974. L’avv. Giuseppe Pasquarella (1930-1995) con uno dei suoi due cani molossi con cui girava in Città

Punto di riferimento per molti di questi giovani (oltre a quelli sopra citati, altri provenienti in gran parte dalla media borghesia riminese, una trentina) fu l’avv. Giuseppe Pasquarella (1930-1995), segretario del MSI riminese dal 1977 al 1979. Arrivato a Rimini nel 1968 da Milano, dove nel 1966 era stato arrestato ed espulso dall’Ordine degli Avvocati, in breve tempo con la sua attività di legale si arricchisce, stringe amicizia con Giovannini (torrefazione) e Savioli (alberghi e nights a Riccione). Nel 1970 è denunciato per apologia di fascismo e manifestazione fascista. Federale di Rimini, nella serata del 7 settembre 1977, al termine di una conferenza-dibattito del MSI nel salone del Municipio in Piazza Saffi a Forlì, lanciò la sua autovettura, una Range Rover 2000, contro il numeroso gruppo di extraparlamentari che protestavano, sorvegliati dalla polizia, su un lato della piazza. Arrestato due giorni dopo, il PM al processo in Corte d’Assise a Forlì nel mese di dicembre 1977 chiese otto anni di condanna per tentato omicidio plurimo, ma la sentenza declassò il reato in lesioni volontarie e lo condannò a tre anni e otto mesi di carcere. La vicenda finì anche alla Camera dei Deputati il 30 settembre 1977, con una interrogazione di Pino Romualdi, e la risposta del Sottosegretario di Stato per l’Interno Nicola Lettieri. Pasquarella totalizzò in quel decennio 12 processi per oltraggio, rissa, minacce e ingiurie, lesioni volontarie, detenzione di armi da guerra ed altri reati contenuti nelle denunce a suo carico.

21 dicembre 1977. Il Resto del Carlino. L’avv. Pasquarella, federale del MSI riminese, alla sbarra degli imputati alla Corte di Assise di Forlì dove sarà condannato a 3 anni e 8 mesi per lesioni volontarie contro i manifestanti extraparlamentari in Piazza Saffi a Forlì

Sede di ritrovo di Pasquarella e dei giovani a lui legati la sede della CISNAL che dava su Piazza Tre Martiri. Segretario di questo sindacato era diventato Roberto Gabellini.

I giornali dell’epoca riportano anche delle violenze subite dai missini: le aggressioni agli esponenti del Fronte della Gioventù Sesto Pongiluppi e Giorgio Jommi nel dicembre 1971; il 12 aprile 1972 venne incendiata l’automobile di Cappelletti, l’aggressione al giovane riccionese del Fronte della Gioventù Renzo Corbelli e del segretario della CISNAL Gabellini ai primi di marzo del 1973.

22 dicembre 1996. “Corriere di Rimini”. Roberto Gabellini. Foto nel pezzo “AN verso il Congresso”

Si giocava col fuoco, in una guerra a bassa intensità che fortunatamente a Rimini non ebbe gravi conseguenze. Ma è certo che Rimini fu la seconda città della Regione, dopo Bologna, dove le organizzazioni giovanili del MSI ebbero il maggior numero di militanti attivi, disponibili allo scontro. I dirigenti parlavano di una ottantina di giovani “pronti all’azione”. E che ebbero dirigenti che assunsero nel Fronte della Gioventù responsabilità regionali (Sesto Pongiluppi) e nazionali (Gianni Piacenti). I segretari del MSI dell’epoca, Cappelletti e Ricciotti, li difesero e giustificarono sempre, ogni volta che accadevano episodi violenti, per non parlare poi di Pasquarella che spesso partecipava in prima persona agli scontri.

1972. Da destra Sesto Pongilupi, Stefano Bascucci, Roberto Fioravanti (dalla pagina facebook di Sesto Pongilupi)

Infine il personaggio Nestore Crocesi (1941-2002). Icona e mito dello squadrismo fascista riminese. Scrive il giornale comunista riminese Il Progresso del 22 aprile 1975: “Arriva alla politica attiva attraverso l’esercizio della violenza contro avversari politici ed insieme ad una serie impressionante di denunce per risse, lesioni, furto aggravato, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, sin dall’inizio degli anni ’60. Assurge a fama nazionale nel ’69 quando il suo nome incomincia ad apparire nella cronaca di violenza squadrista a Milano”.

1977 ca. Manifesto di Lotta Continua. Processo al MSI. Imputati 40 squadristi emiliano-romagnoli, fra cui il riminese Gian Luigi (Gianni) Piacenti, segretario regionale del Fronte della Gioventù e membro del Comitato Centrale del MSI, nonché uno dei tre Consiglieri Comunali del MSI di Bologna fra il 1975 e il 1980. Il manifesto è affisso ancor oggi nello studio di Piacenti, che mi ha autorizzato a fotografarlo

Il suo nome ricorre in numerose indagini riguardanti i più gravi fatti di sangue legati al terrorismo nero in Italia fra il 1969 e il 1973 e per questi più volte arrestato, ma senza mai una condanna. Alla fine del 1973 venne rimandato a Rimini con obbligo di soggiorno (per un certo periodo). Nella nostra Città il suo nome apparirà ancora più volte nelle cronache, non sempre a ragione: era diventato per la sinistra il nemico fascista numero uno. I dirigenti missini lo hanno sempre difeso, sostenendo la sua innocenza dai fatti più gravi a lui imputati, e parlandone come un politico intelligente e capace. Ma le pesanti ombre che gravavano su di lui gli hanno sempre impedito di assurgere a responsabilità politiche di primo piano nel suo partito o a cariche istituzionali (l’unico incarico in cui venne eletto fu quello di consigliere di quartiere all’INA Casa dal 1980 al 1985).

Nestore Crocesi (1941-2002). Santino funebre

Lavorò per il tipografo Gattei e poi per diversi anni, sino alla morte, fu il gestore di un ristorantino in Via Soardi.
Per diversi anni, in occasione della ricorrenza della sua morte, il 27 novembre, amici e dirigenti del MSI hanno organizzato una cena per ricordarlo.

Fine novembre 2004 (forse). Cena degli amici e dei dirigenti del MSI in ricordo di Nestore Crocesi. Nel gruppo gli ex federali Sergio Cappelletti e Italo Ricciotti


MSI a Rimini, la rete delle associazioni e tutti i segretari – 4

12 Dicembre 2022 / Redazione

Il MSI nel corso della sua esistenza ebbe una serie di associazioni collaterali.

Al Congresso di Napoli il 24 marzo 1950 venne fondato il sindacato neofascista CISNAL, presieduto da Giovanni Roberti, deputato del MSI. Nei primi anni ’50 anche a Rimini nacque la CISNAL, diretto per tanti anni da Carlo Nobili. Pochissimi gli iscritti, emarginata dalle altre organizzazioni sindacali.

L’Unione nazionale combattenti della Repubblica Sociale Italiana (UNC-RSI) è un’associazione fondata dai partecipanti (militari e ausiliarie) alla Repubblica Sociale Italiana nella seconda guerra mondiale. Tessera UNC-RSI del 1966

La tessera del 1993 del MSI-DN, probabilmente l’ultima. Non abbiamo trovato in rete la tessera del 1994, anno in cui il MSI-DN si stava avviando a cambiare nome e diventare Alleanza Nazionale

La prima tessera di Alleanza Nazionale del 1995

La sede della CISNAL nei primi anni ’70, che aveva aperto su Piazza Tre Martiri, divenne il luogo d’incontro dei giovani picchiatori fascisti, alla corte dell’avv. Giuseppe Pasquarella. Verso la fine di novembre 1974 dalla finestra della CISNAL venne esposto provocatoriamente un nodo scorsoio: da questo gesto sconsiderato ebbero origini seri scontri nel centro cittadino fra esponenti di sinistra e i giovani missini.

Sergio Bianchi (da Il Corriere di Rimini del 1° luglio 1996). Fu il segretario del passaggio dal MSI-DN ad AN fra il 1994 e il 1995. Molto legato ai dirigenti nazionali Maurizio Gasparri e Adolfo Urso, allora colonnelli di Fini, entrò in conflitto con larga parte del gruppo dirigente missino riminese, tanto che la maggioranza di questi ne chiesero la sua sostituzione. Fini lo promosse per rimuoverlo dandogli un incarico presso la Direzione nazionale ed il 9 luglio 1996 la Federazione riminese venne affidata al Commissario Sen. Giuseppe Basini

In quegli anni gli iscritti della CISNAL erano principalmente dipendenti delle banche riminesi, una ventina: molti dirigenti del MSI come Gioenzo Renzi alla Banca Popolare di Cesena, Gianni Pensieri e Vito Murgida alla Cassa di Risparmio, Roberto Gabellini al Credito Italiano. Segretario della CISNAL riminese era diventato nei primi anni ’70 Roberto Gabellini. A metà degli anni ’90, anche la CISNAL risente della trasformazioni che stanno avvenendo in casa del partito neofascista: la trasformazione del MSI-DN in Alleanza Nazionale nel gennaio 1995 al Congresso di Fiuggi porterà la CISNAL nella primavera del 1995 a lanciare il progetto di un nuovo soggetto sindacale di destra, la UGL (Unione Generale del Lavoro), che nascerà ufficialmente al Congresso di Roma di fine novembre 1996. Segretario Nazionale sarà eletto Mauro Nobilia, già segretario della CISNAL dal 1992 al 1996.

3-4 ottobre 2015. Roma. 2.a Assemblea della Fondazione Alleanza Nazionale. Dopo la fusione nel 2009 con Forza Italia per costituire Il Popolo della Libertà (PDL), venne costituita nel 2011 la Fondazione Alleanza Nazionale, proprietaria degli immobili, dei marchi, delle testate di AN, con compiti volti a determinare “l’affermazione, la diffusione e la comunicazione dei modelli sociali, culturali e politici legati alla sua tradizione” (dall’art. 2 dello Statuto). Nella foto i delegati riminesi alla 2.a Assemblea: da sininistra, Mattia Vitelli Casella, …. Italo Ricciotti, Claudio Di Lorenzo, Carlo Rufo Spina, Sergio Cappelletti, …

I giovani neofascisti erano organizzati prima nella “Giovane Italia” (1954-1969) fondata da Massimo Anderson e Pietro Cerullo, e poi nel “Fronte della Gioventù” (dal 1971 al 1994) guidato da Cerullo. La prima raggiunse una certa consistenza e presenza nelle scuole a Rimini fra il 1958 e il 1962 (soprattutto al Liceo Classico e all’Istituto Tecnico Commerciale). In quegli anni pubblicò anche un periodico, “La fiaccola”, diretto da G. Paolo Anelli. Segretario della Giovane Italia riminese dalla metà degli anni ’60 fu Gian Luigi (Gianni) Piacenti e poi del Fronte della Gioventù, di cui divenne segretario regionale tanto da essere eletto nel Consiglio Comunale di Bologna per il MSI-DN dal 1975 al 1980 e nel Comitato Centrale nel 1973 nella corrente di Romualdi. Piacenti lasciò il MSI-DN all’11° Congresso Nazionale tenutosi a Roma nel gennaio 1977. Dopo Piacenti vennero come responsabili Stefano Bascucci e Sesto Pongiluppi. Il primo venne eletto in Consiglio Comunale a Rimini nel 1975 per il MSI-DN (vi rimase sino alle sue dimissioni il 9 febbraio 1978) e poi nel 1995 per AN. Pongiluppi, ultimo responsabile riminese della “Giovane Italia”, rivestì poi anche lui l’incarico di responsabile regionale dell’organizzazione giovanile neofascista “Fronte della Gioventù”. Ebbe in seguito, per molti anni, ruoli importanti all’interno del MSI-DN, di AN ed infine di Fratelli d’Italia.

Quello che è certo è che Rimini fu la seconda città della Regione, dopo Bologna, negli anni ’70 e ’80 dove le organizzazioni giovanili del MSI ebbero il maggior numero di militanti attivi, disponibili allo scontro. I dirigenti parlavano di una ottantina di giovani “pronti all’azione”.
Le organizzazioni giovanili del MSI-DN furono comunque la fucina dei gruppi dirigenti di quel partito, poi di AN, sino ai Fratelli d’Italia.

15-16 maggio 2011. Manifesto elettorale di Gioenzo Renzi, candidato del PDL e della Lega, contro Alberto Ravaioli

Il FUAN, l’organizzazione degli universitari fascisti, costituita nei primi anni ’50 a livello nazionale, si organizzò anche a Rimini per qualche anno negli anni ’60 arrivando a contare una ventina di aderenti iscritti all’Università di Bologna..

“Ordine Nuovo”, l’organizzazione promossa da Pino Rauti dopo la sua uscita dal MSI nel 1956, in contrasto con il Segretario Arturo Michelini accusato di una gestione “troppo morbida” del partito, portò via a Rimini quasi tutti i giovani dal movimento giovanile del MSI, la “Giovane Italia”. Rauti e la maggioranza dei militanti di quell’”Ordine Nuovo”, rientrarono nel MSI nel novembre 1969. Ma esso venne rifondato poco dopo, il 21 dicembre 1969, da Clemente Graziani, Sandro Saccucci e da altri 42 fascisti storici. Fu poi sciolto dal Ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani nel novembre del 1973 per le gravissime accuse mossegli di partecipazione alla stagione del terrorismo nero a livello nazionale. A Rimini, a questo rinato “Ordine Nuovo”, aderirono Giorgio Jommi, Gioenzo Renzi, Sandro Pirani, Roberto Gabellini.

Le associazioni dei combattenti della Repubblica Sociale Italiana dirette prima dal gen. Rodolfo Graziani e poi da Junio Valerio Borghese, furono seguite a Rimini dal Ten. Col. Dino Pancrazi (1885-1963). Per molti anni fu edito a Rimini (con la sede della redazione al Palazzo Fabbri in Piazza Ferrari 22 – scala A) il periodico “L’ultima crociata”, organo dell’Associazione nazionale famiglie caduti e dispersi della Repubblica Sociale Italiana.
Romano Ricciotti nel suo libro “Riminesi nella bufera. 1943-1945. L’onore degli sconfitti” (Panozzo, 2010) elenca 23 riminesi caduti della Repubblica Sociale Italiana. Ma quanti furono i riminesi impegnati nei vari reparti della RSI? Non ho trovato una risposta: qualcuno mi ha detto oltre un centinaio, ma è un dato da prendere con molto beneficio d’inventario.

Roberto Gabellini nel 2015

Infine la Commissione femminile diretta per molti anni dalla maestra Zelma Frangipane, poi da Anita Mariotti Grandi.

Nel corso dei decenni il MSI riminese ha editato diverse testate giornalistiche: “Il mestolo: rimescola nel calderone politico” uscito dal marzo 1963 al 1972 diretto da Sergio Soatin (1929-1996), per decenni il più stretto collaboratore di Sergio Cappelletti; “La Notizia” uscito dal 1975 al 1976 a cura di Sergio Cappelletti e Sergio Soatin.
Ha poi editato come periodico d’informazione “Il corso. Periodico della Riviera adriatica” dal luglio 1966 al marzo 1971, direttore Gianni Bezzi, stampato nella tipografia di Sergio Cappelletti Erreci; in redazione Antonio Montanari (che firmava anche come Luca Ramin), Silvano Cardellini, Marino Ferri, Mara Armani, Marian Urbani, fotografie di Davide Minghini. Ricorda Montanari: “il giornale del PCI ci dava dei ‘fascisti’ ogni settimana”.
Ed ha avuto supporto dal periodico “La provincia. Settimanale indipendente per la riviera adriatica” uscito dal novembre 1958 al 1990, diretto da Flaminio Mainardi (1921-2001). Egli aveva avuto un ruolo, come dirigente fascista di Pennabilli, nel richiedere un rastrellamento contro i partigiani nel territorio compreso fra Sant’Agata Feltria, Badia Tedalda, Pennabilli, Balze, Casteldelci e Fragheto. Il 7 aprile 1944 l’intera comunità di Fragheto, paesino di 70 anime, frazione del Comune di Casteldelci, in provincia di Pesaro-Urbino (allora, oggi di Rimini) fu decimata. Durante una rappresaglia nazifascista furono trucidate 30 persone: uomini, vecchi, donne e bambini.

Sesto Pongiluppi nell’ottobre 2017

Radio BIM: emittente di Rimini vicina al M.S.I. Animata da Gianfranco Della Bertola e Roberto Gabellini. Da una sua costola nascerà TeleGabbiano.

Non esiste, almeno così diversi dirigenti di quel partito mi hanno testimoniato, un archivio storico del MSI riminese. C’era, ma secondo molti esso fu distrutto dall’avv. Giuseppe Pasquarella alla fine degli anni ‘70, mentre era segretario della Federazione del MSI riminese (dal 1977 al 1979) per paura di un “golpe rosso” per cui non si dovevano lasciare documenti in giro.

Esiste invece un fascicolo intestato “Federazione di Rimini (1985 marzo 31 – 1986 novembre 5)” presso l’Archivio di Pino Rauti a Roma. L’archivio, dichiarato di interesse storico particolarmente importante nel 2017 dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio, è stato donato nel febbraio del 2018, insieme con la biblioteca personale di Pino Rauti, alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma dalle figlie Isabella Rauti e Alessandra Rauti. Esso contiene numerose lettere di Gioenzo Renzi, allora segretario della Federazione riminese, a Rauti, a Berselli e ad Almirante. Un giorno forse sarà interessante andare a leggere cosa scriveva Renzi sulle vicende riminesi ai suoi capi nazionali.

Da anni, nelle giornate di mercato, il banchetto di Fratelli d’Italia in Piazza Tre Martiri, con la presenza instancabile di Gioenzo Renzi

Infine pubblico l’elenco dei segretari della Federazione riminese del MSI-DN, di AN e dei Fratelli d’Italia, ricostruito con grande fatica grazie alla memoria dei molti che ho interrogato e allo spoglio dei giornali locali (che però molte volte non riportano alcuna notizia sui Congressi e sulla elezione degli organismi dirigenti del MSI). Mi è risultato impossibile, per esempio, fare la scaletta cronologica dei Congressi del MSI riminese. Non ho trovato convocazioni, verbali, date sul loro svolgimento. Un po’ meglio, con un maggior numero di informazioni, invece la vita di AN e di Fratelli d’Italia.

SEGRETARI MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO (MSI) A RIMINI

BATTISTINI CELSO 1947-1949
NOBILI CARLO 1949-1950
GRANDI TARCISIO 1951-1953
CECCAROLI ANGELO 1953-1957
CAPPELLETTI SERGIO 1957-1968
SPERONI ELIAS 1968
RICCIOTTI ITALO 1968-1976
SOATIN SERGIO 1976-1977 COMMISSARIO
PASQUARELLA GIUSEPPE 1977-1979
BARLETTA FRANCESCO 1979-1982
CECCAROLI ANGELO 1982-1984
RENZI GIOENZO 1984-1989
BERSELLI FILIPPO 1989-1991 COMMISSARIO
BARLETTA FRANCESCO 1991-1994

ALLEANZA NAZIONALE (AN) NASCE AL CONGRESSO DI FIUGGI
IL 25-27 GEN. 1995

BIANCHI SERGIO 1994-9/7/1996
BASINI GIUSEPPE 9/7/1996-21/12/1996 COMMISSARIO
BARLETTA DOMENICO 21/12/1996 – 6/6/2001
RICCIOTTI ITALO 6/6/2001- marzo 2002 COMMISSARIO
ALBERTO BALBONI marzo 2002-2003 COMMISSARIO
RENZI GIOENZO 2003-2009

IL PDL NASCE IL 29 MARZO 2009 (fusione tra Forza Italia e AN)

FRATELLI D’ITALIA NASCE IL 16 DICEMBRE 2012

RENZI GIOENZO 16/12/2012-2014
BRANDI FEDERICO 2014-23/7/2021
MONTARULI AUGUSTA 23/7/2021- COMMISSARIA

Un piccolo appunto sulla Commissaria di Fratelli d’Italia della Federazione Riminese da oltre un anno e mezzo, l’avvocata torinese Augusta Montaruli (classe 1983), appena nominata dalla Meloni sottosegretaria all’Università e alla Ricerca in quota Fratelli d’Italia. E’ stata condannata nel dicembre del 2021, in Appello, a un anno e 7 mesi per peculato, nell’ambito dell’inchiesta sulle spese pazze della Regione Piemonte. All’epoca dei fatti, Augusta Montaruli era consigliera regionale di maggioranza nel Pdl, negli anni in cui la giunta era guidata dall’ex governatore leghista Roberto Cota (2010-2014). Dopo l’elezione in Parlamento con Fratelli d’Italia nel 2018, è stata confermata alle elezioni del 25 settembre 2022. Al termine dell’inchiesta, la procura di Torino ha contestato a Montaruli spese per 41.552 euro nel solo periodo che va dal giugno 2010 al settembre 2012. I rimborsi richiesti riguardavano ristoranti, bar e simili per 20mila euro, acquisti in negozi di abbigliamento e gioiellerie per mille euro, ma anche un corso per l’uso dei social network da 4.800, spese per la creazione di database per 7.200 euro e monitoraggio della reputazione online per 6mila. In più, sono spuntate anche spese per abbigliamento, come una borsa Borbonese da 195 euro, due cristalli Swarovski da 168 euro e da 86 euro e una cintura di una boutique torinese. Incredibili le giustificazioni, tanto da meritarsi a novembre una presa in giro pazzesca da parte di Crozza nel suo show.

L’on. Augusta Montaruli, Commissaria della Federazione Riminese di Fratelli d’Italia dal 23 luglio 2021

Caro Gioenzo Renzi sei sicuro che Rimini meriti una simile Commissaria a dirigere il tuo Partito? Tu sei stato assolto per lo stesso reato, ma Lei no già in due ordini di processo. Ha detto che aspetta la Cassazione. Per fare cosa? Se condannata ancora, si spera che aspetti solo di andare a casa.


FONTI:
https://www.chiamamicitta.it/msi-a-rimini-una-storia-tutta-da-scrivere-1/
https://www.chiamamicitta.it/msi-a-rimini-dalla-semiclandestinita-al-salotto-buono-delle-istituzioni-2/
https://www.chiamamicitta.it/msi-a-rimini-ne-abbiamo-date-ma-quante-ne-abbiamo-prese-3/
https://www.chiamamicitta.it/msi-a-rimini-la-rete-delle-associazioni-e-tutti-i-segretari-4/

Sulla storia del MSI a Rimini si veda anche questo articolo su Sergio Cappelletti:
https://www.chiamamicitta.it/msi-a-rimini-il-patriarca-cappelletti-nato-fascista-e-moriro-fascista-2/

NOTA [Le note sbagliate nelle didascalie delle foto sono le originali del sito chiamacittà]