Qualche aggiornamento sulle mosse dei gruppi neofascisti in Romagna.
Casapound a Cesena dopo aver chiuso la sua vecchia sede ed inaugurato il 25 maggio 2024 la nuova sede in Corte Dandini numero 4, in pieno centro storico, da qualche settimana sta puntando sulla cosidetta “remigrazione”: stanno raccogliendo firme per quella che vorrebbe essere nei loro piani una deportazione di massa delle persone immigrate, o discendenti, verso i loro paesi di origine.
Il concetto di “remigrazione” è un tema fatto proprio da vari gruppi della galassia neofascista e della destra radicale ed indica il ritorno – forzato o meno – delle persone «non europee» ai loro paesi d’origine o in paesi terzi.
Nato in Francia e poi propagandato a livello europeo da Martin Sellner, un neonazista che ha fondato la sezione austriaca di Generazione Identitaria (movimento nato in Francia nel 2012 e sciolto nel 2021 per «istigazione alla discriminazione e alla violenza»), il concetto è stato ad esempio adottato dai membri del partito tedesco di estrema destra AfD.
Questo concetto, esplicitamente razzista, si è presto diffuso in tutta l’Europa ed anche negli Stati Uniti (tra i suprematisti bianchi e i seguaci di Trump) e prevede un piano di espulsione di richiedenti asilo, persone immigrate e addirittura cittadini residenti regolari, parenti di persone immigrate, e discendenti di seconda o terza generazione (ovvero persone nate e cresciute in Italia o in Europa).
La «remigrazione» è strettamente collegata alla teoria del complotto razzista della «grande sostituzione», secondo la quale l’immigrazione sarebbe in realtà una forma mascherata di genocidio delle popolazioni «autoctone» (ossia bianche e cristiane).
La campagna per la “remigrazione” in Italia è stata lanciata dapprima in maniera strisciante da alcuni esponenti della Lega di Salvini ed ora in maniera esplicita da Casapound a livello nazionale, con striscioni, affissione di manifesti e banchetti in varie parti d’Italia (a Padova durante uno di questi banchetti i fascisti hanno preso anche qualche legnata).
Nelle scorse settimane sui giornali locali della Romagna si è avuta notizia di alcuni manifesti per la “remigrazione” affissi da Casapound su diverse plance, in vari punti sia a Cesena che a Forlì, quindi pagando il bollo dell’affissione pubblica ai Comuni (VEDI: https://www.ilrestodelcarlino.it/forli/cronaca/fermiamo-limmigrazione-siete-xenofobi-7a604eca; https://www.forlitoday.it/cronaca/manifesti-casapound-remigrazione-polemica.html ed anche https://www.forlitoday.it/politica/manifesti-casapound-remigrazione-consiglio-comunale.html).
A Cesena i manifesti razzisti sono stati affissi perfino davanti all’Istituto Engim, che è un centro di formazione lavoro per persone straniere.
Per fortuna ci è stato riferito che i manifesti sono rimasti pochissimo su quelle plance, deturpati o rimossi da brave mani antifasciste (non certo quelle di chi, come i politici della sinistra istituzionale, è buono solo a fare proclami e propaganda elettorale).
Riguardo ai banchetti per questa infame proposta di legge, invece, i fascisti di Casapound hanno già effettuato due raccolta-firme, rispettivamente a Cesena (in Galleria Urtoller) e a Forlì (in Piazza Saffi 53), nella mattinata del 15 febbraio scorso, ed un altro banchetto lo hanno svolto sabato 8 marzo di nuovo in Piazza Saffi a Forlì (in tutto parliamo di non più di una decina di persone).
Passiamo ad un altro gruppo. Nel forlivese esistono alcuni esponenti di estrema destra che bazzicano gli ambienti ultras del Forlì basket (squadra che milita nel campionato di Serie A2) che si fanno chiamare “quei ragazzi di Forlì”, e militano nel gruppo ultras “B6”.
Questi personaggi sono noti per essere militanti del movimento neofascista “Lealtà e Azione” e dei suoi svariati alias associativi. Alcuni di questi, assieme a soci in affari, hanno partecipato sabato 22 febbraio 2025 all’inaugurazione di un nuovo negozio di abbigliamento e gadget. Il negozio si trova in via Roma n.96, si chiama Awaydays Casual Store. Vende accessori e marchi di abbigliamento legati allo stile ultras e funge da contenitore di eventi legati al tifo da stadio (mercoledì 12 marzo al suo interno è stato presentato un libro su Stefano Furlan, un tifoso della Triestina ucciso negli anni 80 dalla polizia). All’inaugurazione del 22 febbraio c’erano diverse persone, alcune molto giovani.
Questo gruppo legato a “Lealtà e Azione” è risultato negli ultimi anni collaborare con le altre formazioni dell’estrema destra romagnola, specialmente quando si è trattato di organizzare iniziative rievocative. In passato le collaborazioni tra diverse sigle neofasciste erano più sporadiche. Questo è potuto accadere soprattutto dopo la dissoluzione di Forza Nuova in Romagna, territorio in cui la formazione di Roberto Fiore era precedentemente egemone prima di perdere tutte le sue sezioni locali (confluite poi nell’organizzazione denominata Rete dei Patrioti). Con la dissoluzione di FN nell’area romagnola, la politica strettamente autonoma imposta da Roberto Fiore è venuta meno e si è imposta la necessità della collaborazione in apposite ricorrenze.
Per esempio la presenza di personaggi che fanno riferimento al gruppo di cui stiamo parlando è stata notata al banchetto per la “remigrazione” effettuato da Casapound l’8 marzo in Piazza Saffi a Forlì.
Per restare all’ultima collaborazione pubblica nota, a Forlì nella serata del 10 febbraio scorso appartenenti a questo gruppo hanno partecipato assieme ad esponenti di Casapound e Rete dei Patrioti (i fuoriusciti da Forza Nuova) alla “commemorazione” delle cosiddette foibe, con apparizione al giardino in via “martiri delle foibe” (nel quartiere periferico dei Romiti) di una ventina/trentina di fascisti con bandiere italiane e gagliardetti, e affissione di una corona di fiori.
Già negli anni scorsi per la ricorrenza del 10 febbraio (“giorno del ricordo”, data istituita per legge nel 2004) a Forlì si erano avute simili collaborazioni tra sigle diverse, che in alcuni casi aveva portato ad organizzare dei mini-cortei serali e fiaccolate da Porta Schiavonia al Giardino di via “martiri delle foibe” (Parco Elio Santarelli).
Ricordiamo per un’informazione corretta che a Forlì le celebrazioni ufficiali del “giorno del ricordo” sono organizzate ogni anno dall’amministrazione comunale di destra (ma precedentemente anche il centro-sinistra le aveva organizzate).
L’amministrazione di destra durante il suo primo incarico nel febbraio 2023 aveva già apposto nei Giardini Orselli, in pieno centro storico, una targa-epigrafe per ricordare le “vittime delle foibe”. In questo luogo (oltre che al sunnominato giardino di via “martiri delle foibe” del quartiere Romiti) si svolgono le celebrazioni ufficiali del Comune di Forlì a cui partecipano solitamente il sindaco, Gian Luca Zattini, il partito di Fratelli d’Italia e le sue propaggini giovanili (Gioventù nazionale e Azione studentesca), il sindacato di destra UGL, le Associazioni Combattentistiche e d’Arma e l’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmata.
Quest’anno alla celebrazione ufficiale del Comune di Forlì in via “martiri delle foibe” hanno partecipato anche il vescovo Livio Corazza e il prefetto Rinaldo Argentieri, assieme ad una rappresentanza militare del 66° Reggimento Fanteria Aeromobile Trieste di stanza a Forlì, questo per dire che ormai le tematiche e le ricorrenze dell’estrema destra sono fatte totalmente proprie dalla destra istituzionale.
Passando a parlare della Rete dei Patrioti (ex Forza Nuova) il 10 febbraio i loro aderenti hanno partecipato, oltre al già ricordato evento forlivese con le altre sigle neofasciste, a due appuntamenti in proprio a Riccione (giardino “Norma Cossetto”) e a Rimini (Parco “Giardini Vittime delle Foibe”). In queste due occasioni sono intervenuti come oratori il verucchiese Mirco Ottaviani (ex Forza Nuova, ora nella dirigenza nazionale della Rete dei Patrioti) e Valerio Savioli, riccionese, classe 1984, responsabile regionale dell’Associazione Culturale Identità Europea e collaboratore delle edizioni di destra Il Cerchio di Rimini.
Quest’ultimo, venerdì 7 marzo, ha presentato nella sede di Cesena di Casapound (di fronte a pochi interessati, a dire il vero) il suo ultimo libraccio, degno esemplare della “cultura” di destra. Ne “L’Uomo residuo“, così si chiama il “capolavoro”, l’autore lamenta – nel solito tono vittimista – l’esistenza di un pensiero politically correct che censurerebbe le idee come le sue. Misogine, omofobe e razziste.
Idee, a dire il vero, ormai del tutto sdoganate a livello istituzionale e che avrebbero un certo seguito, sembrerebbe, tra i giovani maschi bianchi europei (VEDI: https://www.fanpage.it/politica/perche-i-giovani-uomini-votano-sempre-piu-spesso-lestrema-destra-mentre-le-donne-votano-a-sinistra/).