Disegnare dei fiori per coprire una svastica realizzata sul muro di una scuola o fare una scritta sulla recinzione di un cimitero per contestare la commemorazione dell’anniversario della morte di un gerarca fascista sono atti vandalici, nient’altro che imbrattamenti. È questo l’orientamento del Gup del Tribunale di Ravenna che, come racconta il Resto del Carlino, ha condannato tre attivisti ravennati di 26, 38 e 54 anni della locale rete antifascista per imbrattamenti aggravati a pene comprese tra venti giorni e un mese.
Ai tre, che avevano presentato ricorso rispetto ad altrettanti decreti penali, erano stati contestati a vario titolo due episodi risalenti al 2018. L’avvocato Giovanni Fresa aveva chiesto l’assoluzione se non altro con la formula della particolare tenuità dei fatti, citando sentenza di Cassazione per episodio analogo avvenuto a Milano.
Il caso delle simbologie naziste coperte su una scuola d’infanzia ravennate risale a due anni fa ed aveva interessato anche la politica. Con il duro giudizio che allora aveva espresso il presidente dell’Anpi di Alfonsine Claudio Fabbri, in relazione alla presa di posizione del Comune di Ravenna contro la rete antifascista: “Da un Comune come Ravenna, decorato Medaglia d’Oro della Resistenza, mi aspettavo maggiore sensibilità antifascista. Per mesi svastiche e altri simboli hanno campeggiato indisturbati su quei muri, e non appena un gruppo di cittadini si è stufato di una simile vergogna e ha provveduto alla cancellazione di quello scempio, lo stesso Comune si è affrettato a puntare il dito contro la rete antifascista chiedendo di procedere penalmente”.
La vicenda delle condanne ha finito per essere ripresa anche da varie testate nazionali, vedi a titolo di esempio questa: https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/17/ravenna-condannati-per-aver-coperto-simboli-nazifascisti-eppure-era-un-dovere-delle-istituzioni/5932169/