Riceviamo e pubblichiamo.
L’aggressione delle armate russe di Putin all’Ucraina, cominciata il 24 febbraio 2022, ha dato avvio ad un conflitto che ci parla ancora di guerra, di militarismo, di coscrizione alla leva, di mercenari, di bombe, di missili, di cingolati, di coprifuoco, di allarmi aerei, di legge marziale, di penuria di cibo e di acqua, di distruzione, di profughi e di poveri.
E soprattutto di morti e feriti da ambo le parti.
Dopo le tante guerre che hanno insanguinato luoghi lontani, per mano anche degli eserciti di casa nostra, questa volta, come fu nel 1999 con i bombardamenti NATO (e italiani) nell’ex Jugoslavia, accade nel cuore dell’Europa. Questo conflitto parla ancora una volta con l’infame gergo nazionalista: patria, nazione, sovranità, allargamento, egemonia, annessione, sfere di influenza. Concetti che ci sono estranei e che rifiutiamo, da qualsiasi parte provengano.
Siamo sempre state e stati contro tutte le guerre, e lo siamo anche nei confronti di questa, come lo saremo nei confronti delle guerre future.
Inutile spendere troppe parole, per cercare le colpe o le ragioni, parlando di allargamento della NATO nell’est Europa o di retaggio imperiale di Putin, nostalgico dello zarismo e desideroso di recuperare la sfera di influenza nell’area ex sovietica.
Tutte cose senz’altro vere. Ma quando scoppia una guerra nessuno ha ragione e le colpe sono condivise. Una cosa è certa: mentre i nazionalisti si schierano e si intruppano, le guerre sono sempre sfavorevoli alle popolazioni e soprattutto alle classi sfruttate, che pagano il prezzo più alto per colpa della brama di potere di chi governa.
In questo caso naturalmente è la popolazione ucraina che ci sta rimettendo. Ma anche quella russa, che per la decisione di Putin sconta l’isolamento internazionale, la caduta del rublo e un clima di censura imperante (migliaia di manifestanti in Russia sono già in arresto per la loro contrarietà all’aggressione militare).
Però vogliamo dire due parole, questo sì, a tutte quelle persone che, alle nostre latitudini, scelgono di andare in piazza con chi continua a sventolare bandiere nazionali e a richiedere l’intervento della NATO e della UE perché emettano sanzioni ed inviino armi nel contesto bellico: non è con le minacce né con le armi che si rifiuta la guerra!
Le sanzioni non peseranno soltanto sugli oligarchi russi ma ricadranno come un boomerang anche sulla nostra classe oppressa, con un aumento dei costi energetici, delle bollette e dei generi di prima necessità! La NATO è uno strumento di guerra permanente e non uno strumento di difesa internazionale! Le sue basi in Italia in caso di allargamento della guerra diverrebbero obiettivi militari esponendo a rischi immani la popolazione civile. L’Italia deve restare fuori da questa guerra e non incentivarla con l’invio di armi e truppe (per sostenere la de-escalation bisogna imporre il ritiro delle missioni militari, a cominciare dalle truppe dislocate in Lettonia, Romania e Mar Nero: uno spiegamento di forze autorizzato con uno stanziamento di 78 milioni di euro, che il governo Draghi è intenzionato ad aumentare, inviando altri 2000 soldati in aggiunta a quelli presenti nell’area)! Il denaro speso per mitragliatrici, portaerei e caccia F-35 è quello tolto per salute, salario e case popolari (va detto che il bilancio del ministero della Difesa italiano per il 2022 sfiora i 26 miliardi di euro con un aumento di 1,35 miliardi)! I produttori e gli esportatori di armi in contesti di guerra vanno sempre boicottati (come Leonardo e Fincantieri i cui titoli, guardacaso, ora volano in Borsa)! I guerrafondai di casa nostra vanno ostacolati e combattuti!
Non vogliamo più sentire parlare di sovranità, patrie e confini, o veder sventolare bandiere nazionali.
Non lo si è ancora capito? Fino a quando le bandiere degli Stati sventoleranno, l’umanità si farà la guerra.
Queste poche, essenziali banalità, visti i tempi che corrono, vanno ripetute sempre a gran voce, ogni volta che possiamo. Soprattutto per non prestare il fianco da una parte ai filo-putiniani di destra e di sinistra e dall’altra alle speculazioni politiche dei partiti filo-NATO (dal PD ai fascisti di Fratelli d’Italia).
Noi non ci arruoliamo!
La nostra posizione internazionalista è: Guerra alla guerra dei padroni!
Contro tutti gli imperialismi, nessuno escluso!
Contro la possibile estensione del conflitto e la minaccia nucleare!
L’unica guerra giusta che concepiamo è quella sociale contro i governi, i capitalisti e i guerrafondai di ogni dove. Sempre dalla parte di chi combatte gli oppressori più vicini, là nel luogo dove si trova a vivere.
Contro i confini – materiali ed incorporei – che continuano a tenere divisi i popoli e gli individui, e li gettano in assurde guerre l’un contro l’altro.
Siamo per l’autodeterminazione non delle nazioni o delle piccole patrie, ma delle persone che fanno a meno degli Stati e si autogovernano.
Perché è lo Stato il primo produttore di guerre.
Alcun* anarchiche e anarchici della Romagna.