
Riceviamo e pubblichiamo.
Sono passati 56 anni dalla strage (di Stato e fascista) avvenuta il 12 dicembre 1969 con una bomba all’interno della banca dell’agricoltura in Piazza Fontana a Milano, e anche dalla morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, fatto volare la notte del 15 dicembre dello stesso anno dalla finestra al 4° piano della questura, e dell’arresto di Pietro Valpreda subito indicato dalla stampa come il “mostro”. Ma anche degli altri anarchici che – innocenti – resteranno tre anni imprigionati nelle galere di quello stesso Stato che aveva ordito le trame stragiste assieme ai neofascisti.
In ricordo degli anarchici Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda, il pensiero corre a tutte le persone recluse, in particolare alle compagne e ai compagni anarchicx e rivoluzionari/e prigionieri/e.
“Noi accusiamo la polizia di essere responsabile della morte di Giuseppe Pinelli, arrestato violando per ben due volte gli stessi regolamenti del codice fascista. Accusiamo il questore e i dirigenti della polizia di Milano di aver dichiarato alla stampa che il “suicidio” di Pinelli era la prova della sua colpevolezza, e di aver volontariamente nascosto il suo alibi dichiarando che “era caduto”.
Accusiamo i magistrati e la polizia di aver ripetutamente violato il segreto istruttorio diffondendo voci e accuse tendenti a diffamare di fronte all’opinione pubblica un uomo assolutamente innocente, ma per loro colpevole di essere anarchico.
Noi accusiamo lo Stato Italiano di cospirazione criminale nei confronti dell’anarchico Pietro Valpreda, sottoposto ad un feroce linciaggio morale e fisico, mentre le prove che gli inquirenti credono di avere contro di lui, si smantellano da sole una per una”.
[da una mobilitazione di piazza di quegli anni]