[Cesena] Aggressione razzista e fascista

Riceviamo da Forlì-Cesena questo comunicato riguardante la grave aggressione a tre ragazzi avvenuta a Cesena il 29 agosto scorso davanti alla “Diavolessa”, la sede cesenate di CasaPound, da parte di una quindicina di fascisti. 


SULL’AGGRESSIONE FASCISTA E RAZZISTA DI CESENA. 

Lo avevamo annunciato quando le anime belle della “sinistra” istituzionale guardavano altrove e puntualmente ne abbiamo avuto conferma: l’apertura di una sede neofascista a Cesena avrebbe comportato una serie di problemi.
Un’aggressione a sfondo razzista, avvenuta la sera di venerdì 29 agosto davanti alla sede di CasaPound in corte Dandini a Cesena, dove i fascisti avevano in programma una serata di riapertura dopo la chiusura estiva, è rapidamente diventata notizia locale e nazionale.

Preceduta da alcuni insulti razzisti (“negri di merda”) verso tre ragazzi che passavano tranquillamente davanti alla sede, l’aggressione, secondo le testimonianze, ha visto una quindicina di camerati uscire fuori e aggredire fisicamente i ragazzi con sedie, cinture e bottiglie.
Pare inoltre che prima dell’aggressione i fasci abbiano insultato e infastidito anche un gruppo di ragazzini minorenni che passava davanti alla loro sede.

Che l’apertura di un simile covo avrebbe rappresentato un problema per l’incolumità pubblica di ognunx lo avevamo messo per iscritto, detto e ribadito in più occasioni:  dall’opposizione fisica alla presenza in piazza dei fascisti, all’organizzazione del presidio contro l’inaugurazione della prima sede cesenate di CasaPound, in via Albertini, nel 2018 (poi chiusa e riaperta nel maggio 2024 in Corte Dandini) fino alle tante iniziative messe in campo dall’Assemblea Antifascista di Cesena.

Per l’opposizione all’apertura del covo di via Albertini quattro antifascistx hanno peraltro dovuto subire un processo per violenza privata durato sette anni e mezzo, accompagnato da un accanimento mediatico vergognoso da parte di vari organi di (dis)informazione, i quali si sono ben guardati però dallo scrivere che queste stesse 4 persone sono state in seguito assolte dal tribunale di appello di Bologna.
Il tentativo di distorcere la realtà e far passare da vittime i fascisti, d’altronde, è un artificio retorico ben conosciuto e collaudato.
Ne é testimonianza la descrizione dell’aggressione che su alcuni organi di stampa è diventata una “rissa”, con una inaccettabile condivisione delle colpe, solo perché i ragazzi aggrediti avrebbero tentato legittimamente di difendersi, nonché la notizia che la PM che indaga sulla vicenda avrebbe iscritto sul registro degli indagati 5 persone tra cui vi sarebbero gli stessi aggrediti.

Peraltro non é la prima volta che i militanti di CasaPound a Cesena si rendono responsabili di angherie e rivendicazioni del loro credo fascista. Ricordiamo, per chi ha la memoria corta, i tentativi di intimidazione nei confronti dei residenti del palazzo dove era sita la prima sede, in via Albertini, che si mostrarono da subito contrari ai fascisti e che hanno dovuto sopportare le loro sguaiate cantante notturne a suon di inni del ventennio, come fu riportato a suo tempo sulla cronaca locale.

Una cosa però vogliamo sia chiara.
Con le nostre iniziative in opposizione ad ogni forma di autoritarismo non abbiamo mai inteso far da sponda all’opportunismo dei partiti che governano la città. L’antifascismo a cui ci siamo sempre richiamate e richiamati richiede partecipazione attiva e un saldo senso del fare, prerogative che chi appartiene (o fa da sponda) ai partiti istituzionali non riuscirà mai a comprendere e fare proprie, data la fiducia cieca nella delega. Ne è un chiaro esempio il sindaco di Cesena, quando afferma che l’amministrazione comunale “non ha gli strumenti per agire” contro la sede fascista di corte Dandini, affidando il compito alla Questura… che come risaputo si contraddistingue per gli alti ideali antifascisti (come no!).
Come se la presenza della suddetta sede fosse un mero problema di ordine pubblico tra gli altri, o un fastidio burocratico, e non invece un processo degenerativo interno al territorio che investe più alte considerazioni sulla legittimità politica di tali spazi.

Non è affidandosi alle istituzioni che si risolve il problema della presenza dei fascisti nelle città. Se le istituzioni – non solo quelle nazionali ma anche quelle in ambito locale – sono parte del problema, se esse stesse sono cioè incapaci di agire da deterrente al fascismo ed anzi, spesso promuovono e fomentano la stessa cultura fascista, sostenendo ad esempio delibere e ordinanze contro la marginalità sociale senza fornire soluzioni alternative (come la concessione di case popolari con affitti alla portata di tutti), appellarsi a queste ultime risulta non solo ingenuità puerile ma persino tradimento delle idealità antifasciste che tanto vengono decantate. Quando l’antifascismo diventa orpello è solo menzogna; se lo si invoca poi per fare bassa propaganda politica lo si svilisce irreparabilmente. L’antifascismo dev’essere una costante di vita, non un calcolo elettorale di una certa sinistra che nelle sue politiche sempre più strizza l’occhio alla peggiore destra.

Rimane il gravissimo fatto di quest’aggressione, che non può e non deve essere sottovalutata, ma che non dev’essere considerata un evento episodico, ma inquadrata in quelle che sono le dinamiche proprie dei gruppi neofascisti, sollecitati dal clima di intolleranza per l’altro da sé che imperversa oggigiorno non solo nei commenti sui social (che lasciano il tempo che trovano) ma soprattutto grazie alle politiche delle istituzioni, di destra come di “sinistra”, che fanno la guerra ai poveri e intanto fomentano la “guerra tra poveri”, fornendo la giustificazione morale a deliri razzisti come la cosidetta “remigrazione”, cioè il tentativo di presentare come proposta politica la deportazione dei non bianchi.
Di fronte al fascismo, al razzismo, al suprematismo dei gruppi extraparlamentari di estrema destra e delle istituzioni, che vediamo montare a livello mondiale (assieme a militarismo e nazionalismo), continuiamo a pensare che l’unica difesa sociale sia unire le forze e organizzarsi dal basso.

Solidarietà ai tre ragazzi aggrediti.

Chiudere tutte le sedi fasciste!

Antifa di Forlì-Cesena