L’ANTIFASCISMO È SEMPRE LEGITTIMO!
“Fra tirannia e libertà, fra dittatura e popolo stanno, pietra di confine, le forche di Silvio Corbari, Iris Versari, Adriano Casadei, Arturo Spazzoli”.
“Su queste strade se vorrai tornare/ai nostri posti ci ritroverai/morti e vivi collo stesso impegno/popoli serrati intorno al monumento/che si chiama/ora e sempre/RESISTENZA!”
Sabato 7 febbraio una manciata di neofascisti hanno con la loro presenza appestato l’aria della città di Forlì.
L’occasione: la vicinanza del “giorno del ricordo”, celebrato tutti i 10 di febbraio dopo essere stato istituito per legge nel 2004 come giornata nazionale, per commemorare i presunti “massacri delle foibe” nelle province Jugoslave occupate dai fascisti, durante l’ultima fase della seconda guerra mondiale. Ricorrenza revanscista e neofascista, che decontestualizza e deforma totalmente i fatti, scordando l’invasione della Jugoslavia da parte dell’Italia mussoliniana e i crimini e le brutalità effettuate dai fascisti contro la popolazione jugoslava, con la conseguente “italianizzazione” dei territori occupati.
Le azioni per questa “commemorazione” – in realtà uno dei soliti pretesti per i gruppi e i partiti neofascisti per mettere fuori dalle loro fogne quelle brutte facce che hanno, e a cui si presta anche buona parte della cosiddetta sinistra istituzionale – nei giorni precedenti erano state preannunciate a livello nazionale da Casa Pound Italia.
Appello a cui i “bravi ragazzi” di Casa Pound Forlì hanno risposto “presente”; questa è stata l’occasione per la loro prima iniziativa di piazza dopo l’apertura a maggio 2014 del loro covo (il “Barbanera” di via Donizzetti 31), una palestra-pub-spazio conferenze dove si svolgono anche corsi di arti marziali e uso del coltello apertamente pubblicizzato. Attività abbastanza “particolari” per una “associazione di promozione sociale” (affilliata a Federitalia), qual’è per statuto Casa Pound.
Una sessantina di antifascisti hanno deciso quindi di rispondere con una presenza militante, proprio in quella piazza dove i fascisti avevano preannunciato la loro presenza, proprio in quella piazza dove settant’anni fa venivano impiccati i partigiani forlivesi dai padri di questi “fascisti del terzo millennio”, come loro stessi si autodefiniscono.
Quello che doveva essere un corteo, si è subito dimostrato essere una camminata di una trentina di questi fascisti – provenienti da Forlì, da Cesena ma anche da fuori provincia – che hanno raggiunto piazza Saffi alla spicciolata, difesi come sempre da un ingente dispiegamento di forze dell’ordine (ben 4 camionette tra carabinieri e polizia), per dirigersi davanti al sacrario dei morti della Resistenza, dove hanno srotolato le loro bandierine e il loro misero striscioncino evocativo.
Una provocazione bella e buona!
Fronteggiati dalle compagne e dai compagni antifasciste/i (tenuti a bada da un cordone di celerini), che hanno anche effettuato un volantinaggio informativo in piazza nelle ore precedenti, i baldi giovani di Casa Pound hanno fatto appena in tempo a lanciare qualche coretto e poi – subito subissati dalle grida e dalla rabbia degli antifascisti – inspiegabilmente hanno perso la voce.
Dopo poco, senza riuscire a distribuire un solo volantino e a fare il benché minimo nulla, hanno fatto dietrofront e se ne sono tornati verso il loro buco di fogna. Ovviamente anche la ritirata è stata protetta, come all’arrivo, dalle solertissime guardie, che nell’occasione hanno anche ben pensato di distribuire, tanto che c’erano, qualche spintone e qualche manganellata agli antifascisti. Questo mente i fasci si potevano concedere una sfilata in via Giorgio Regnoli, una delle strade più multietniche della città, dove, tanto per non smentirsi, minacciavano e insultavano gli avventori di alcuni bar scesi in strada per vedere quel che stava accadendo.
Questa provocazione avviene a poche settimane dall’attacco squadrista di Cremona, dove 60 appartenenti a Casa Pound hanno attaccato premeditatamente un centro sociale, ferendo gravemente un compagno – Emilio – con spranghe, mazze, pugni e calci tanto da farlo finire in coma farmacologico, e dopo una lunga serie di aggressioni in tutta Italia che vedono coinvolti i “bravi ragazzi” di Casa Pound (vale la pena ricordare che ad oggi per l’aggressione al Csa Dordoni sono indagati quattro dei compagni che hanno difeso il centro sociale dall’assalto fascista).
Parliamo di Casa Pound, quella che manda i suoi iscritti ad esercitarsi sugli appennini o coi fucili nei campi della Birmania e in Ucraina, assieme ai nazisti locali. Casa Pound che a Roma a novembre 2014 ha impedito l’ingresso a scuola ai bambini rom.
Casa Pound che a Forlì, invece, ha organizzato una raccolta fondi per i camerati di Viterbo arrestati il 19 novembre scorso (tra cui Diego Gaglini, candidato sindaco di Viterbo per CasaPound alle ultime elezioni comunali) perché responsabili del pestaggio dei tifosi di una squadra di calcio, durante una gara a Magliano Romano ed ha espresso la propria solidarietà ai 14 arrestati di dicembre, ex di “Ordine Nuovo” che progettavano azioni e ripetuti tentativi di reperire armi tramite rapine, ponendosi in continuità con l’eversione nera degli anni ‘70 (tra gli arrestati anche vecchie conoscenze come Stefano Manni, ex carabiniere, parente del terrorista nero Gianni Nardi, e Rutilio Sermonti, ex repubblichino, poi MSI e Ordine Nuovo, molto legato a Casa Pound Italia, che lo ha spesso ospitato nelle sue sedi).
La decisione di far sfilare i neofascisti a Forlì è tutta politica: prefetto, questore, sindaco e giunta comunale sono tutti responsabili! Cosa che comunque non stupisce, né può meravigliare! Chi si presta a concedere spazi e legittimità democratica a questi squadristi sa bene che i neofascisti, oggi come ieri, sono una risorsa da impiegare contro tutti i movimenti sociali e per spingere le persone a prendersela con gli immigrati invece che con i padroni (come abbiamo visto a Tor Sapienza, dove all’opera contro i rifugiati politici ritroviamo le stesse persone che lucrano nella gestione dei cosiddetti centri di accoglienza). Una guerra tra poveri alimentata non solo dai fascisti ma anche da molti di quei partiti che siedono in parlamento, prima fra tutte la Lega Nord, che a livello nazionale collabora con Casa Pound. O come Fratelli d’Italia, che il giorno dopo il “corteo” di Casa Pound a Forlì ha aggiunto l’offesa di un cartello contro i partigiani attaccato allo stesso monumento ai caduti della Resistenza. Fascisti che operano quindi col beneplacito dei partiti e delle istituzioni sedicenti democratiche.
Chi ha deciso di lasciar fare i neofascisti di Casa Pound, standosene a casa, delegando ad uno striminzito comunicato un antifascismo formale e ormai annacquato ha fatto la sua scelta.
Gli antifascisti che sono scesi in strada per ribadire che i fascisti non devono avere nessuno spazio politico ne hanno fatta un’altra, secondo coerenza e dignità. Secondo questa scelta, l’antifascismo non è una bandiera al vento da sventolare solo in alcune occasioni, né tanto meno qualcosa per cui debba chiedersi un’autorizzazione a chicchessia: quando i fascisti scendono in strada gli antifascisti li fronteggiano a viso aperto!
Tra l’altro si ricorda che il cosiddetto reato di “manifestazione non preavvisata” è un lascito delle leggi fasciste ideate per schiacciare gli antifascisti, e che ancora oggi la democrazia impiega a senso unico con la medesima finalità di zittire chi protesta e chi lotta. Una norma fascista inaccettabile ed infame, ancora in vigore mentre ci si riempie la bocca con concetti come “libertà d’espressione”, che ogni giorno viene invece calpesta.
Chissà se anche Silvio Corbari, comandante partigiano forlivese, avrebbe detto: “fermi compagni, non scendiamo in piazza contro i fascisti perché non abbiamo l’autorizzazione!”. Non crediamo proprio; crediamo, anzi, che Corbari sarebbe stato in piazza sabato, decisamente in piazza. Coerentemente con le sue idee.
Se, in un clima di crescente amnesia sociale, la memoria dei partigiani non sta più a cuore nemmeno alle associazioni che dovrebbero difenderla da offese come questa, tra l’altro in occasione del 70° della Liberazione dal nazifascismo, allora ci faremo carico – ben lieti di farlo – anche di questo. Contro ogni fascismo, vecchio e nuovo che sia!
Perchè alla parola legalità – specchietto per le allodole dell’autoritarismo più becero che vediamo oggi all’opera in Valsusa come in occasione degli sfratti violenti contro chi occupa una casa per necessità – preferiamo ancora la parola RESISTENZA!
E di questo ne facciamo un vanto!
La nauseante presenza fascista nella città di Forlì deve finire! Chiudere Casa Pound! Chiudere tutti i covi fascisti!